l sindaco Angelo Riccardi aderisce al Manifesto per la comunicazione non ostile “perché si va avanti con la forza del pensiero, non con la violenza delle parole”.
“Ma come parla? Ma come parla? Le parole sono importanti”. In cuffia da pallanuoto e accappatoio, Nanni Moretti urla questo alla giornalista che lo intervista e, come se non bastasse, la schiaffeggia. È la scena famosa di ‘Palombella rossa’. Il torto della malcapitata? Aver usato frasi fatte, termini imprecisi, inutili anglicismi al posto delle corrispondenti espressioni italiane. Le parole sono importanti, comunque e sempre, perché rappresentano il ponte che ci collega agli altri, il codice condiviso per trasmettere conoscenze, per dire chi siamo, cosa pensiamo e, soprattutto, cosa proviamo. Con le parole bisogna stare attenti: si può fare bene e si può fare tanto male.
Il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, conviene e, per dare ulteriore valore al proprio pensiero, ha aderito al Manifesto per la comunicazione non ostilelanciato da Parole O_Stili: un progetto di sensibilizzazione ed educazione contro l’ostilità delle parole, online e offline.
Sono ben 5 i ministri e più di 180, al momento, i politici dei più diversi schieramenti che hanno sottoscritto la propria adesione al Manifesto per “ridefinire lo stile con cui stare in rete e, magari, diffondere il virus positivo dello scelgo le parole con cura”. Da rimarcare che Riccardi è il solo, tra i 258 sindaci pugliesi, ad aver sottoscritto il Manifesto e sono soltanto 11 i sindaci italiani ad aver intrapreso tale iniziativa.
“I social network sono diventati un campo di battaglia e ogni volta che un politico, non importa la sua notorietà, esprime un’opinione su un argomento spinoso, ecco arrivare un plotone di troll a deviare il discorso con toni violenti e aggressivi. Io tengo alla libertà d’espressione di tutti, ma non riesco a separarla dalla responsabilità. L’arbitrio irresponsabile – commenta Riccardi – non è condizione di libero arbitrio. Al contrario: è la premessa dell’autoritarismo. Anche per questo la violenza virtuale è pericolosa”.
Il fenomeno non è cresciuto perché siamo peggiorati, ma perché abbiamo avuto, grazie ai social network, più modo di dimostrare cosa scorre nel nostro animo e ciò va ad aggiungersi al fatto che parlarsi di persona resta profondamente differente rispetto al dialogo virtuale, considerato che è più facile dire cosa penso di un altro se non lo sto guardando negli occhi. La famosa disintermediazione attraverso cui ogni persona può rivolgersi direttamente al Presidente del Consiglio, per esempio, ha aperto il vaso di Pandora. L’odio in rete ai tempi dei social si manifesta all’improvviso ed è giudice e giuria. Superata una soglia critica, travolge e spinge altri soggetti, prima silenziosi, ad unirsi alla gogna mediatica.
“Ho sempre sostenuto – aggiunge il sindaco di Manfredonia – siano le azioni, non tanto le parole, a conferire valore alle cose o persone. Non si può negare, però, come la parola, intesa come mezzo per comunicare, trasferire idee e pensieri, sia il più forte strumento per definire ciò che siamo. Esse mostrano la cultura, il grado di civiltà, il modo di pensare, il livello di attenzione verso l’interlocutore di turno”.
Siamo il recinto delle nostre parole, più ne possediamo e maggiore è la responsabilità che ne portiamo. Usare le parole facendole fuggire dal recinto, senza controllo e senza attenzione, equivale al generare una quantità tale di sofferenza non redimibile da alcun pentimento postumo. Parlare, quindi, non è mai un fatto neutro e non è solo dare fiato alla voce, oppure oliare le corde vocali: parlare è agire. E’ importante, perciò, agire responsabilmente, anche nell’agone delle competizioni politiche “Invito tutti, in particolar modo coloro che lavorano e hanno a che fare con le parole, dai miei colleghi politici ai vari operatori dell’informazione, ad aderire con i fatti a questo modo di approcciarsi al prossimo, a chi si ha di fronte, anche solo virtualmente, perché si va avanti con la forza del pensiero, non con la violenza del linguaggio”, conclude il sindaco Angelo Riccardi.
Qui di seguito il decalogo del Manifesto per la comunicazione non ostile.
1. Virtuale è reale – Dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
2. Si è ciò che si comunica – Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3. Le parole danno forma al pensiero – Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare – Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5. Le parole sono un ponte – Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6. Le parole hanno conseguenze – So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
7. Condividere è una responsabilità – Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8. Le idee si possono discutere – Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9. Gli insulti non sono argomenti– Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10. Anche il silenzio comunica – Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Matteo Fidanza
Ufficio Stampa – Città di Manfredonia