Martedì 19 Novembre 2024

Operazione “Casablanca”: sgominato gruppo di italiani e stranieri responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione illegale sul territorio nazionale tramite l’organizzazione di matrimoni fittizi.

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Nelle prime ore di oggi il Comando Provinciale di Foggia ha dato esecuzione a un’Ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di 19 indagati (8 colpiti da custodia in carcere e 11 agli arresti domiciliari) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti che, in concorso tra loro e a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale nel territorio dello Stato italiano (art. 12 D.Lgs. 286/98 e art. 110 c.p.), attraverso la produzione di documentazione e attestazioni false presso le Autorità italiane, sia all’estero che in Italia (artt. 48, 476 e 479 c.p.).

Con l’esecuzione del provvedimento si è neutralizzato un articolato gruppo attivo nella provincia di Foggia, conducendo in carcere tre cittadini marocchini (il 33enne B.M., il 30enne K.A. e il 35enne E.R.) tutti residenti a Foggia, e undici italiani (il 24enne R.L.L. e R.A. 22enne residenti a Manfredonia; G.P. 46enne, G.S. 39enne ed L.T.E. 28enne. Agli arresti domiciliari sono finiti il 22enne F.M., il 43enne F.P., la 20enne M.D.A., il 30enne D.G.C., la 35enne N.N., il 51enne S.M., il 32enne Z.R.P., il 31enne D.N.E., il 30enne P.G., la 22enne D.F., la 34enne C.S.D.C.).

Le indagini, durate circa sei mesi e condotte dalla Compagnia Carabinieri di Manfredonia sotto l’attento e accurato coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia, avevano avuto inizio nel settembre 2016 da una segnalazione dell’Ambasciata d’Italia in Marocco su presunte irregolarità riscontrate nella documentazione prodotta da una donna di Manfredonia per la registrazione di un matrimonio contratto in quel Paese con un giovane del posto.

Nel mese di maggio dello scorso anno, infatti, l’Ambasciata d’Italia a Rabat aveva inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia una nota informativa, segnalando che una cittadina italiana, di Manfredonia, aveva richiesto un certificato di idoneità matrimoniale riguardante un cittadino marocchino, esibendo una busta paga apparentemente non veritiera, e che tale episodio consentiva perciò di ritenere potesse trattarsi di un matrimonio “di comodo”. La Procura aveva allora delegato le indagini all’Arma di Manfredonia, che aveva subito avviato una complessa indagine, sviluppata dal proprio Nucleo Operativo, anche a mezzo di attività tecniche e prolungati servizi di osservazione, pedinamento e controllo.

Nel corso delle indagini è emerso un consolidato e lucroso sistema per introdurre in modo apparentemente legale cittadini marocchini, uomini e donne, in Italia. I tre indagati stranieri, considerati il perno dell’attività illecita, individuavano in Italia le persone disposte, previo compenso di circa 2000 euro,  a contrarre il matrimonio all’estero. Avuta la loro complicità, i nubendi venivano dotati di biglietto aereo e inviati in Marocco, dove, una volta sposati, producevano la documentazione presso l’Ambasciata d’Italia per il rilascio del visto d’ingresso del coniuge. Tornati in Italia erano poi obbligati a una breve convivenza con il consorte, per il tempo strettamente necessario al rilascio del permesso di soggiorno. Veniva poi attivata la pratica di separazione, al fine di poter poi contrarre un nuovo matrimonio. Gli stranieri introdotti sul suolo italiano, nel frattempo, facevano perdere le loro tracce.

Enorme il giro di affari. Per ogni matrimonio le cifre si aggiravano complessivamente tra i 7.000 ed i 10.000 euro.

La celebrazione del matrimonio così “combinato” consentiva quindi al cittadino extracomunitario di ottenere il presupposto legale perché gli venisse rilasciato il permesso di soggiorno, sulla base però di una circostanza (il matrimonio stesso) che, in realtà, era fittizia, ma idonea a trarre in errore il funzionario che, provvedendo a rilasciare il visto di ingresso o di permanenza in Italia (consentendo di ritenere sussistente l’art. 48 c.p.) metteva in tal modo lo straniero in condizione di regolarizzare la propria presenza sul territorio.

Inoltre, in ognuno dei casi accertati era comunque emerso il fine di lucro sia dei nubendi sia degli organizzatori.

Ad attività investigative concluse, la Procura della Repubblica di Foggia ha ritenuto sussistere le esigenze cautelari nei confronti dei cittadini italiani che, oltre ad essersi prestati ad andare in Marocco per contrarre il matrimonio con il cittadino straniero, ne abbiano chiesto poi anche la trascrizione in Italia per la richiesta del relativo visto. Essi infatti, a differenza degli altri, hanno dimostrato una più forte propensione a delinquere, formulando un atto ideologicamente falso che consentiva l’ingresso in Italia a perfetti sconosciuti che, in tal modo, potevano così permanervi.

 

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Cronaca · News

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