Il 25 novembre il mondo celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Spesso le donne sono vittime dei mariti, dei compagni, dei familiari, ma sono vittime anche della guerra, dei conflitti e degli esodi forzati. Il 93% delle donne che in Italia subisce violenza: non denuncia. Non si tratta di eccezioni: succede in quasi una famiglia su tre. Ogni mese centinaia di vittime si rivolgono ai Centri Anti-violenza. Anche a Manfredonia è presente un CAV, sito in Via Pasubio 1/L. È stato inaugurato a marzo 2016 e gestito “dall’Osservatorio Giulia e Rossella” di Barletta, Ente autorizzato dalla Regione Puglia. Il finanziamento regionale è esaurito e quello comunale è molto esiguo, consentendo l’apertura dello sportello solo al Martedì mattina dalle ore 10.00 alle 12.30- Tel fax 0884/533981-Cell. 388/7504780. Nonostante ciò l’equipe multidisciplinare del CAV di Manfredonia, in “rete” con i Servizi Sociali del Comune e il Consultorio, esplica un efficace servizio, ascoltando il grido di aiuto delle donne maltrattate. Quando i rubinetti dei finanziamenti terminano, come si può intervenire per aiutare le donne che subiscono violenze? Rivolgiamo l’interrogativo al vice-parroco della Chiesa Sacra Famiglia, Don Vincent Sasi, psicologo, sociologo e filosofo. “La Chiesa ha sempre combattuto perché alle donne venisse dovunque riconosciuta la dignità di essere umano uguale a quella dell’uomo ed ha elaborato un modello di rapporto tra uomo e donna nel matrimonio che stabilisce uguali diritti e uguali doveri ai due coniugi – continua – Le comunità cristiane dovrebbero funzionare come luoghi di ascolto delle storie e delle sofferenze in cui le vittime possano sentire innanzitutto solidarietà e non giudizio, liberandosi da paure e sensi di colpe”. Papa Francesco afferma: “Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre”. L’identica dignità tra l’uomo e la donna dovrebbe superare le vecchie forme di discriminazione e in seno alle famiglie si dovrebbe sviluppare uno stile di reciprocità» (Amoris laetitia n. 54). Rivolgendoci ai giovani di Manfredonia, Don Vincent afferma che “I ragazzi hanno rapporti sessuali a 14-15 anni. Magari c’è un barlume di affetto, ma inserito in una serie di esperienze di possesso. L’idea di possesso ce l’hanno nel cervello. Quando sono innamorati, la relazione normale avviene attraverso i freddi messaggi di uno smartphone. Bisogna insegnare ai ragazzi, la tenerezza, che fa parte dell’eros, e i sentimenti, perché non vivano solo il possesso. Fino a qualche anno fa, nella relazione interpersonale tradizionale c’era il contatto di sguardi, di colori, di odori. Oggi invece la relazione avviene nelle chat. È il problema del transumanesimo. Non serve l’educazione sessuale perché i ragazzi sanno già tutto. Serve un’educazione culturale, non solo psicologica. Uno dei prodromi del femminicidio è il non essere mai capace di considerare l’altro come un pianeta a sé, che ha una sua autonomia, e non una cosa da possedere”.
Grazia Amoruso
A buon diritto, l’illustre Don Vincent Sasi pone in primo piano l’educazione culturale necessaria per la crescita formativa dei giovani. Egli, con lo sguardo vigile del Sacerdote attento, scruta l’animo e le azioni umane, incastonandoli nella realtà contingente e ravvisandone i sentimenti esasperati che schiudono la via alla violenza, di per sé, lesiva della dignità e della morale.
Don Vincent! Con semplicità colpisce sempre nel segno! Ho letto diversi suoi libri, sono di facilissima comprensione nonostante un alto spessore teologico ed una enorme profondità psicologica. Il Signore ci ha mandato questo dono per aiutarci nel nostro cammino… Grazie don Vincet
Il sacerdote intervistato è una persona speciale nell’ anima….e condivido le sue parole che ” le comunità cristiane dovrebbero funzionare come luoghi di ascolto delle storie e delle sofferenze in cui le vittime possano sentire innanzitutto solidarietà e non giudizio, liberandosi da paure e sensi di colpe”.Tutto cio’ conferma la sua personalita’, una persona pronta ad ascoltarti in qualsiasi momento… Pronta ad rialzarti dalla tua sofferenza..
Ecco io penso che se ognuno di noi abbia la fortuna di conoscere una persona speciale come lui…abbia la forza di parlarne ….abbia la forza di uscire dalle proprie paure…questo sarà un grande cambiamento…
Personalmente ringrazio il Signore…di aver incontrato nel corso della mia vita Don Vincent…forza delle mie paure.
Grazie
Condivido le parole di don Vincenzo Sasi, in quanto serve educazione culturale. Mi congratulo con te don Vincenzo sei grande
La storia della Chiesa smentisce il sacerdote che avete intervistato. Alle aperture degli ultimi tempi si contrappongono secoli di mortificazione e svilimento della donna e del suo ruolo nella famiglia e nella società.
Serve l’educazione sessuale, perché i ragazzi sanno tutto ma spesso malissimo! Serve l’educazione sentimentale ed affettiva, che non è solo psicologica ma anche culturale, nel senso etico del valore e del rispetto di sé e dell’altro, ciò lo consideriamo implicito.
Non volere inserire l’educazione affettiva curriculare nelle scuole, sin dalla scuola dell’infanzia, rimane una grave colpa legislativa, di visione e d’Indirizzo di questo miope Paese dallo sguardo corto e imbrigliato. Anche questo, tra i tanti, un altro pezzo mancante nella prevenzione primaria contro la violenza di genere che non si fa.