Lunedì 22 Luglio 2024

Tra Fasci e… Caperroni…

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In questi giorni si sente parlare spesso del reato di apologia del fascismo e dell’inasprimento delle pene non solo per chi fa il saluto fascista o possiede in casa immagini del duce e del ventennio ma anche di chi ne “richiama pubblicamente la simbologia…”. Non vogliamo entrare nel delicato dibattito sulla limitazione all’espressione d’idee e opinioni, quanto trattare di qualcosa di facilmente osservabile come l’urbanistica. Infatti, che piaccia o no, il periodo fascista ha segnato in modo indelebile non solo gli aspetti politici e sociali del nostro paese ma l’intera configurazione di molte città Italiane. Sono tanti i paesi nati dalle bonifiche fasciste e ancora di più i borghi o interi quartieri (uno su tutti l’Eur di Roma) che sono di chiara ispirazione fascista; al punto da “richiamarne pubblicamente la simbologia”. La nostra amata Manfredonia non fa eccezione e questa legge sulla cui utilità si potrebbe stare a discutere per anni, oltre a riguardarci in qualche misura, ci da occasione per ricordare quello che una volta faceva parte di noi e della città. La stupenda fontana Piscitelli, che rappresenta il Gargano mentre le tre figure femminili sono le attività economiche principali: la Pesca, l’Allevamento e la Pastorizia, fu commissionata direttamente dal Duce e dopo un lungo abbandono è oggi ubicata nel piazzale antistante la chiesa S. Andrea in zona case marinare – porto turistico. Inizialmente era però posizionata in Piazza Duomo e sull’apice della stessa era collocato il fascio littorio, simbolo che nel dopoguerra fu sostituito dall’attuale e più democratico murice, “caperrone”. Un’altra fontana a forma di fascio faceva bella mostra anche in piazzale Diomede, ed era spesso usata dalla gente di mare per lavarsi dal sale dopo ore di duro lavoro. Non tutti sanno invece che i nostri due fari, non sono altro che degli enormi fasci al quale è stata eliminata la scure. Insomma, tutti o quasi i monumenti creati nel periodo del fascismo sono stati censurati, distrutti, abbandonati o condannati all’oblio nonostante il valore storico rilevante. Le testimonianze dirette, per ovvie questioni, sono sempre meno e di certe opere potrebbe a breve rimanere un buco storico. Il vuoto. Vengono in mente le parole: “se vuoi cancellare un popolo inizia cancellando la sua storia”.

Roberto Talamo

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