Giovedì 21 Novembre 2024

Cave in città

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Da sempre l’uomo sfrutta la terra per soddisfare le proprie esigenze e migliorare la sua esistenza sul pianeta. Le cave sono aree di sfruttamento del terreno, del sottosuolo, per estrarre materiali per costruzioni edilizie, o altro minerale. Durante i boom economico di fine anni ’70 e inizio ’90 le cave di Manfredonia svolgevano un ruolo importante per il settore edile locale, permettendo la facile espansione del tessuto urbano, oltre che sulla fascia litoranea anche verso l’interno, la montagna. Le cave sono aree non in carico all’amministrazione comunale, e questo è uno degli aspetti che rende complessa la riqualificazione delle stesse. Nonostante dal 2006 ci siano degli importanti bandi, piuttosto generosi, le cave ormai integratesi con la città non hanno ancora una loro identità di destinazione. Tra la dozzina di cave nel nostro territorio, quella più centrale è la Cava Gramazio, la più centrale geograficamente e quindi la più interessata da progetti milionari che per un motivo o per un altro non hanno portato il risultato sperato. Tramite gli interventi del Programma Integrato per la Riqualificazione delle Periferie (PIRP) furono apportate delle migliorie alla cava come la messa in sicurezza con reti metalliche, la rimozione dei materiali instabili e la creazione dei percorsi pedonali. Soluzioni che avrebbero dovuto integrarsi ad altri progetti per la collocazione nella Cava di percorsi e attrezzature sportive, nonché di attività commerciali e conseguente urbanizzazione pubblica. Progetti, purtroppo, mai arrivati a totale conclusione sia per la mancata adesione dei privati che per lo stop dalla burocrazia regionale, oggi in fase di rimodulazione. L’Assessore Matteo Ognissanti, con delega all’Urbanistica – Assetto del Territorio, ci ha comunicato la volontà di partecipare entro il 29 settembre dell’anno corrente ad un nuovo bando della Regione Puglia, ASSE12, il quale mette a disposizione dei comuni ben 5 milioni di euro per interventi pertinenti alla riqualificazione urbana. Che sia la volta buona? E pensare ai tanti usi che potrebbe avere una cava in città. Oltre alle attività sportive si potrebbero organizzare eventi, così come succede nelle dismesse cave di Apricena, si porta la musica in questi luoghi che si prestano ad una speciale acustica. Altra cava a confine con i nuovi comparti urbanizzati (di notte) è la cava Foglia. Un luogo ancora da mettere completamente in sicurezza, nota ai più per recenti vicende drammatiche. Infatti, se la porzione dei proprietari e quella di pertinenza del comparto CA2 sono state prese misure di sicurezza, resta ancora una parte senza alcuna protezione. Questo perché non è chiaro se la responsabilità sia del comparto CA1, CA2 o dei proprietari stessi. Per sciogliere i nodi, l’Assessore Ognissanti, ci ha riferito che partirà una missiva dal Comune ai proprietari. Il neo Assessore non nasconde il piacere che avrebbe se il Comune rilevasse un giorno questi terreni. Luoghi dove poter svolgere attività ludiche e culturali. Spesso, infatti, il freno all’iniziativa pubblica è la non cooperazione dei privati (e viceversa). In passato furono individuate anche altre soluzioni come un progetto che prevedeva una discarica di inerti (rifiuti non inquinanti stoccati, valutati e scaricati) che sarebbero stati la base di un verde pubblico nella cava di pertinenza del comparto CA9. Se si pensa al fatto che i privati locali paghino altre città per servizi simili, il genio del progetto emerge al volo, ma la burocrazia regionale smorzò l’entusiasmo per questioni ambientali. Da disagio le cave potrebbero trasformarsi in opportunità, aree dove non è stato possibile costruire all’impazzata e senza regole, spazi per poter socializzare e riflettere su come è stato usato il nostro territorio.

Antonio Raffaele la Forgia

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