Giovedì 14 Novembre 2024

La grande Sagra della Madonna di Siponto

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Siponto nella Daunia non è mai tramontata: città millenaria, con riti religiosi, cristiani, vive, rinnova, tramanda, perpetua la sua civiltà. Il suo nome rimane vivo nella storia di un popolo, che da secoli venera grandemente un’immagine bizantina, La Madonna di Siponto. Con una spiritualità che non è svanita nel tempo, si afferma un folclore caratteristico. Se nel nuovo sito più salubre e sicuro, tra mura più forti e ben munite poi di torri e di castello, i Sipontini al comando di Re Manfredi si trasferiscono totalmente nel 1263, rimase sempre vivo il culto alla Madre di Dio, “Santa Genitrix”, nel Tempio monumentale a Lei dedicato, che già nel 1249 aveva il titolo, conservato poi gelosamente, di “Ecclesia S. Mariae de Siponto”. E questo nome augusto, patrio e nostalgico, è consacrato anche oggi alla ricorrenza della Sagra, che si celebra tra Siponto e Manfredonia, con maggiore e crescente solennità, conservando col nome di Madonna di Siponto le antiche tradizioni. Che sia millenaria questa venerazione è un fatto indiscusso, non tanto per il Sacro Tavolo della vergine col Bambino, quanto ancora per quell’altro cimelio, la “Sipontina”, che si conserva con altre venerande reliquie di antichità, nella cripta di quel Tempio che sorse in epoca medioevale accanto alla Basilica Paleocristiana. Se nel 1327 il Capitolo Metropolitano Sipontino, trasferendosi definitivamente in Manfredonia, denominata dapprima “Sipontum Novellum”, dedicava al suo protettore, San Lorenzo, Vescovo di Siponto, la nuova Cattedrale, rimase nell’antica sede la Madonna di Siponto quasi a tutela d’una civiltà che non tramonta, ma che parla ai secoli futuri con monumenti di arte e di fede. E continuò il popolo a celebrare col suo folclore la Protettrice, visitandone la Chiesa al sabato ed in altri periodi dell’anno, specialmente il lunedì “in albis”, quando in grande pellegrinaggio si affluisce da Manfredonia in quel Santuario, che è tra i più venerati della Daunia. Tale divozione popolare, che s’intensificò verso la metà del secolo XVI per opera dell’arcivescovo Fr. Dionisio De Robertis, dell’Ordine dei Servi di Maria, e posteriormente per la grande attività del cardinale arcivescovo Fr. Vincenzo Maria Orsini, che fu poi papa Benedetto XIII, ultimo restauratore di quel Santuario, ci viene confermata per il secolo XVIII dell’autore dello “Zodiaco di Maria” che nel 1715 ne ricordava le processioni solite a farsi in tempi di grande calamità. […] Pare dunque che la Sagra sipontina s’iniziasse verso il 1840, o 1841, probabilmente a seguito di quell’epidemia colerica, che devastò in quegli anno il Napoletano e di cui Manfredonia non rimase esente. […] La Sagra non ebbe, all’inizio, una data fissa; però si svolgeva ordinariamente nel settembre. Quella del 1842 si celebrò l’8 settembre, nell’anno successivo si svolse la 4a domenica di settembre. Per il 1844 si cominciò ad anticiparla nell’agosto; ma nel 1847 si fece la festa nei giorni 27, 28 e 29 settembre, e il 30 mattina si riportò il “Quadro della Madonna” a Siponto. Stabilita in seguito per l’ultima domenica di agosto, fu definitivamente fissata al giorno 30 di detto mese la “Solennità della festa”, siccome viene anche oggi celebrata fin dall’epoca dell’arcivescovo Vincenzo Taglialatela. Alla liturgia si accompagna sempre la festa popolare, che le dà maggiore sviluppo. Tutta la città di Manfredonia, dove si accorre dal Gargano, da Foggia, e da altre città e villaggi della Capitanata, vi partecipa in forma solenne. Con tradizionali processioni, in giorni differenti, uno dopo l’altro, si rileva dal santuario di Siponto la venerata Immagine di Maria e si porta nel Duomo, dove si celebrano i divini Uffici; e poi, dopo il giro delle vie principali della città, si riporta il sacro cimelio a Siponto, sempre tra una vera calca di popolo, devoto, orante, preceduto dall’Arcivescovo col clero secolare e regolare e da tutte le autorità civili.

Mario Simone

(Tratto da Manfredonia e la sua Patrona, nella storia, nel culto, nella pietà, Studio Editoriale Dauno di Foggia, 1957)

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