La crisi detta dei Migranti fa allusione in realtà a una parte piccolissima di stranieri in Italia: quella che negli ultimi mesi sbarca prevalentemente dalla Libia in Sicilia, Calabria e in piccolissima parte nella nostra Puglia. La prima domanda da porci è: perché l’Italia? In realtà il nostro Paese è lungi dall’offrire la migliore accoglienza, come molti credono. Germania e Francia spendono di gran lunga più di noi. La Germania da qui al 2020 prevede di spendere 93, 4 Mld di Euro di cui 25,7 Mld direttamente destinati all’accoglienza sul loro territorio (Fonte: Der SPiegel). Nel 2015 hanno accolto oltre un milione di rifugiati! I francesi ne accolgono molti meno ma spendono ben di più per il loro mantenimento. Per esempio un rifugiato in Francia oltre a un alloggio (sempre spartani e condivisi) riceve anche fino a 200 euro mensili per il suo bisogno, mentre in Italia riceve 2,5 euro al giorno e 7,5 massino per famiglia; di certo non di che far festa. Lo Stato italiano cerca di spendere abbastanza e mette a disposizione, tramite gare pubbliche, ben 35 euro giornalieri (compresi i 2,5 che vanno al rifugiato). Ma come si riesce a offrire servizi dignitosi con una simile somma?
Ripetiamo: perché in Italia, visto che l’accoglienza è per la maggior parte veramente di basso livello? In realtà la crisi dei rifugiati colpiva fino al 2016 più la Grecia che noi. L’accordo firmato tra UE e Turchia per la gestione dell’accoglienza sul quel territorio, fa sì che l’Italia sia dirimpettaia dell’unica grande “breccia” nel muro nordafricano: la Libia. Se non si raggiungerà un accordo tra le diverse fazioni libiche noi non avremo un calo degli arrivi. La mossa di Macron facendo incontrare Haftar e Sarraj, ci piaccia o no, è a nostro vantaggio proprio per questo. L’Italia potrebbe respingere gli arrivi o deportarli altrove? No, l’Italia come i nostri vicini ha firmato la convenzione di Ginevra e la Carta dei diritti fondamentali della UE: se non raccogliessimo persone in difficoltà diventeremmo un Paese che viola leggi internazionali, così come non possiamo dirottare imbarcazioni verso Francia o Spagna. Siamo un Paese che rispetta i trattati internazionali. Purtroppo da quasi un anno siamo quello più sottopressione.
I rifugiati che arrivano in Europa sono in forte calo, tranne che per l’Italia, per il motivo appena detto. Gli enti locali cercano di agire: oggi la gestione si fa tra Ministero dell’Interni e Comuni. La fondazione Cittalia, dell’Associazione Nazionale dei Comuni ha messo da anni in piedi un progetto che mira a integrare piccole comunità (in genere non più di una ventina di persone) in piccoli appartamenti con progetti educativi dando vita a esempi eccellenti di integrazione e di apporto dei rifugiati alle comunità. Il problema è che solo 27.000 posti letto sono gestiti con questi progetti (chiamati SPRAR, ammirati da tutta Europa). La maggior parte sono gestiti con i CARA che accolgono grandi masse, come Borgo Mezzanone, con poco meno di 800 persone in condizioni veramente tristi, provocando tensioni e incidenti. Nell’ultimo gara per l’attribuzione della gestione del centro, la società vincitrice ha fatto una proposta per 22 euro a rifugiato al giorno: ben al di sotto dei 35 massimi proposti dal Governo. L’Anticorruzione ha giustamente voluto far notare la cosa: come si può offrire un servizio dignitoso a un simile prezzo? Oggi la gestione dei rifugiati è diventato un business per i soliti noti: CL, Cooperative bianche o cooperative rosse. Ma questa gestione dei CARA è problematica per i rifugiati quanto per gli abitanti locali. Mentre i progetti SPRAR quasi non si notano e si integrano perfettamente al quotidiano. In Capitanata ve ne sono diversi, come Stornara Solidale ad esempio. In tutta la Puglia vi sono 2.576 posti disponibili per 77 Enti Locali. Occorrerebbe semplicemente aumentare il numero di Comuni che proponga progetti.
La provincia di Foggia conta quasi 700.000 abitanti, siamo 90 per km2. Non saranno certo i meno di 1500 rifugiati che in tutto ospita la Capitanata il problema. Al contrario molti esempi in Italia ci dicono quanto una risorsa possano queste persone diventare, come si vede da esempi in Calabria dove i rifugiati accolti con i progetti SPRAR sono diventati insegnanti di inglese per il corpo di Polizia Locale. Occorre però avere una strategia precisa e organizzata, come i centri SPRAR, non agire nell’urgenza, con ammassi umani gettati indegnamente. I costi sono contenuti, anche perché le risorse sono poche, agire in concerto con i Comuni e la popolazione locale ha sempre portato successo e integrazione. Con quasi 200.000 sbarchi nel 2017, se continuerà così, questo sarà un anno che metterà a dura prova il sistema italiano di accoglienza, ma a fronte dei 61 milioni di italiani, sembra ridicolo parlare di invasione. Quanto all’opportunità di accoglierli, ricordiamo che molti Comuni vorrebbero approfittare dei progetti SPRAR e proporre progetti di accoglienza, ma, come disse un Prefetto pochi mesi fa “i Sindaci ci chiedono di imporre delle quote di accoglienza, in modo da poter dire ai propri cittadini: ecco, non avevamo scelta, ce l’hanno imposto”.
Stornara, Lucera, anche Manfredonia, sono comuni che sono passati per i progetti SPRAR. Ricordiamo che questo non sarebbe assistenzialismo dato che questi rifugiati vorrebbero avere una vita loro, autonoma e indipendente. Paesi come Francia e Germania hanno capito che una accoglienza dignitosa permette un migliore inserimento a queste persone che potranno essere gli “Italiani” de futuro e quindi essere una risorsa di lungo periodo. Altre possibilità legali, che non ci facciano perdere dignità sulla scena internazionale, non esistono.
Giuseppe Bettoni
Docente di geopolitica all’Università di Roma “Tor Vergata”
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