L’Oasi Lago Salso, la casa delle cicogne, corridoio ecologico e sosta per il riposo di tantissime specie nidificanti o svernanti, come l’Ibis, l’Airone cinerino, il Germano reale e la Moretta tabaccata. L’Oasi Lago Salso è una zona umida costiera che, oltre ad essere un Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) è Zona di Protezione Speciale (ZPS) e rientra nel territorio del Comune di Manfredonia e nel Parco Nazionale del Gargano. Nei 1.040 ettari di superficie si alternano canneti e specchi d’acqua. Prima della bonifica, nella stessa area occupata oggi dalla palude, vi era il cosiddetto Pantano Salso. Il Pantano era formato dalla commistione e dallo spandimento delle acque dei torrenti Candelaro, Cervaro e altri piccoli corsi d’acqua. Nonostante le tante bonifiche, l’area ha conservato aspetti naturalistici di grande pregio. Infatti, per molti anni la palude fu utilizzata come azienda faunistica venatoria, denominata “Daunia Risi”. Una grande risorsa di territorio e per il territorio. Dell’intera superficie, oltre 500 ha erano coltivabili ad agricoltura biologica e non poche multinazionali hanno attinto le speciali produzioni dell’Oasi tra le quali la Nestlé. A causa dell’infrazione comunitaria prodotta dal contratto d’area nell’era Campo, il Comune dovette cedere 500 ha a pascolo riducendo ad 80 gli ettari coltivabili, la forza lavoro necessaria per la gestione della produttività dell’area protetta e naturalmente anche la redditività di questo patrimonio naturale per tanti anni gestito nell’interesse di pochi. Produrre ricchezza da un’area a tutela ambientale che ha necessità di manutenzione non è facile, il sostegno proviene prevalentemente da risorse comunitarie volte a salvaguardare il territorio e le importanti specie faunistiche presenti. Le centinaia di milioni di lire e i milioni di euro che sono piovuti nell’ultimo decennio su quest’area sono difficili da quantificare, i benefici prodotti non sempre all’altezza delle aspettative o solo a vantaggio di pochi. Ad esempio, anni fa si cercò di ripopolare la specie del Gobbo Rugginoso. Costo dell’operazione 800 milioni di lire. Oggi non c’è ombra di questa specie. Da due anni è in corso un progetto sul ripopolamento della gallina prataiola, iniziativa finanziata sempre al Centro di Studi Naturalistici e la Provincia di Foggia per 2 milioni di euro. E poi tanti altri interventi sul ripascimento delle dune. A breve si spera sarà operativa una struttura alberghiera composta da 14 monolocali e finanziata con la collaborazione del Gal Daunofantino, Comune di Manfredonia e di Trinitapoli. La gestione dell’ultimo decennio ha prodotto una straordinaria confusione nel chi fa cosa, dove, come, e con quali soldi. Nel 2015 il Comune di Manfredonia cedette l’86% delle quote che possedeva della Società di gestione Oasi Lago Salso al Parco Nazionale del Gargano che detenendo già il 10% oggi ha raggiunto il 96%. Il 4% restante è detenuto dal Centro Studi Naturalistico di Foggia. Oggi la “nuova” società, gravata da una debitoria che viene da lontano, sta cercando, le chiavi e le carte per poter coordinare una progettazione produttiva verso la comunità e non solo verso consulenti, o per sviluppare lavoro precario. Stefano Pecorella, ex Presidente del Parco del Gargano, attuale presidente della Società Oasi Lago Salso pare abbia le idee molto chiare: “I debiti che abbiamo trovato, a causa di troppo facili gestioni degli anni passati e prima che le quote fossero cedute al parco, ci costringono a dover lavorare in una emergenza continua. Ma la nostra intenzione, tra le mille difficoltà e la condivisione ed appoggio del Comune di Manfredonia, è che l’area naturalistica deve essere aperta alla comunità, alle associazioni, dialogare con le organizzazioni produttive, e centri studi. Non serve andare lontano per fare educazione ambientale o per vivere le masserie didattiche. Possiamo farlo anche noi producendo lavoro e servizi. Aprire alle categorie svantaggiate che hanno bisogno di vivere l’aria aperta e la natura. Riavviare la produzione agricola biologica per sviluppare opportunità lavorative stabili per, in un futuro prossimo, tornare a commercializzare come nel lontano passato le produzioni. Sviluppare l’attività didattica e di visite guidate anche nei chiari d’acqua con i barchini. Abbiamo pensato ad una Compagnia dell’Oasi, un gruppo di Amici che propone progetti sull’Oasi e per l’Oasi, aperto a tutte le organizzazioni di servizi compatibili con l’ambiente, per poter condividere con loro la gestione dell’Oasi, coordinando gli spazi pubblici affidati a fronte di una convenzione e non come succedeva sino a poco tempo fa, con la sola consegna di una chiave. L’Oasi deve produrre reddito, deve produrre servizi per fare accoglienza e per dare lavoro”. Il passaggio dalle vecchie gestioni a questa nuova, insediata solo dall’aprile di quest’anno, non è affatto indolore, tante sono le cose da mettere in chiaro, sotto l’aspetto finanziario e burocratico. Oggi per visitare l’oasi si può andare sul portale Facebook (quello con la spunta ufficiale, poiché ce ne sono diversi) e chiedere tutte le informazioni necessarie anche per le visite guidate o meno. Ci auguriamo che Pecorella riesca nell’intento di valorizzare la miniera d’oro che Iddio ci ha donato, fatta di specchi di acqua, cannucce, splendidi uccelli e un’area incontaminata, oggi merce rara, come la saggezza o la pazienza.
Antonio Raffaele La Forgia