Giovedì 26 Dicembre 2024

“Parole sulla sabbia” di Annarita Riccardo, nata a Manfredonia e residente a Bologna

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“Il coraggio di rileggere e riscrivere il libro dei propri ricordi, di una parte importante della vita che tutti conosciamo con il nome di -infanzia-Una nuova lettura degli avvenimenti intrisi di sentimenti ed emozioni e fra questi quelli che hanno senza dubbio determinato il futuro del bambino.Una scelta evitata da molti adulti e spesso non considerata utile o necessaria,che si decide di rimandare ad oltranza pur di non dover affrontare alcuni eventi od episodi che hanno segnato il passato infantile.Un meccanismo di difesa o protezione delle proprie fragilità che si innesta in un modo del tutto inconsapevole.
A volte, scavando nei ricordi riusciamo a riconoscere un’infanzia negata o una violenza verbale spesso generata dall’utilizzo delle parole sbagliate o ingiuste, caratterizzata da un tono o suono spiacevole e invasivo che viene percepito dal bambino, alcune volte in modo personale, altre volte in modo molto attento e vigile avendo lo stesso una gran capacità di sentire oltre le parole quelle che sono le vere intenzioni. Tutto questo crea nel bambino uno stato di ansia, frustrazione e giudizio e nell’adulto intransigenti aspettative.
Possono essere singoli episodi o stili di vita e abitudine appartenenti alle generazioni del passato che tende a ripetersi ogniqualvolta non venga riconosciuto e compreso. Il bambino inizia il percorso della propria vita proseguendo su di un sentiero tracciato dall’esperienza altrui e non personale, spesso sotto forma di consigli.
Egli non è in grado di riconoscere il nesso di causalità che si viene a creare fra 1)le parole delle vecchie generazioni, 2) il proprio sentire,3)le proprie scelte, azioni, convinzioni o rinunce. Un meccanismo insidioso che viene sepolto nel fondo della propria anima e che rischia di trasformarsi in ferita. Queste ferite restano ferme spesso al punto di partenza e appaiono lontane, confuse, insormontabili.
La protagonista ad un certo punto della propria vita, dopo aver ritrovato un disegno, decide di intraprendere questo viaggio attraverso gli occhi di una bambina e di andare alla ricerca del cuore che si era allontanato dalla stessa tanto tempo prima.La rassegnazione lascia il posto al coraggio e si trasforma in ricerca.Una ricerca perché la strada va riconosciuta , ritrovando il cd punto di partenza che spesso coincide come in questo caso con il punto di smarrimento o di rottura.Scoprirà che il paesaggio che la circonda può racchiudere le proprie esperienze, le emozioni che aveva rinchiuso in una stanza e che il tutto può trasformarsi e mutare. “ il paesaggio si era trasformato, c’erano i bambini, anche quelli che non aveva mai visto o voluto vedere e tutto stava diventando più bello”.
Il disegno viene fuori dal cassetto e diventa una mappa da seguire con fiducia, in modo del tutto spontaneo.
Il racconto ha ad oggetto un viaggio surreale: è evidente infatti l’utilizzo dell’arteterapia che riesce a trasformare le parole di un vecchio diario in parole che si “ possono vedere, sentire con il cuore. Parole che possono curare, perdonare e guarire le ferite”.
Il racconto è altresì onirico perché riesce a dare voce ad un sogno ricorrente e lasciato irrisolto, non concluso, nella memoria della bambina, lasciando che esso diventi il cuore del suo racconto, la chiave della porta da aprire e finalmente varcare.
La paura diventerà l’elemento di un gioco, una compagna di viaggio da non temere. Essa condurrà la bambina alla scoperta del coraggio. Un coraggio che non invade, che non combatte, che non corrisponde affatto alla forza bensì alla delicatezza, alla comprensione , al perdono.La fragilità che può trasformarsi in amor proprio e che dissolve la figura del carnefice e della vittima, andando oltre.
Ritroverà un vecchio dipinto, un libro dalle pagine bianche, immobili, intatte. Un fondale da esplorare: un paesaggio silenzioso e a tratti un po’ sinistro, direzioni già tracciate ed una nuova da inventare, più ampia e più spaziosa.Ci saranno disegni da lasciare andare, interpretazioni alle quali rinunciare, pareti che scorrono come scorre il tempo, il tempo che cura ogni ferita, una torcia con cui illuminare l’uscita e finalmente altri bambini da incontrare e con i quali comunicare senza perdere la propria identità.

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