Il prossimo 16 giugno, nell’aula consiliare del Comune, saranno esposti i risultati della prima fase della ricerca epidemiologica, iniziata nel febbraio del 2015; una ricerca fondamentale tanto per il suo carattere storico quanto per la sua natura partecipata. Nelle contrastanti posizioni del momento, in qualsivoglia situazione, anche nella faccenda Enichem, è difficile compiere un’analisi che sia totalmente obiettiva, che esuli o che non sia segnata da toni patetici, non sempre in grado di far piena luce dunque sull’accaduto. Una ricerca come quella epidemiologica in virtù di un suo respiro più ampio, storico per l’appunto, non ha l’obiettivo di puntare l’indice rabbioso contro qualcuno o contro qualcosa quanto piuttosto quello di capire, nello studio di un più ampio lasso temporale, lo stato attuale della nostra salute, nella sua possibile relazione con i disastri ambientali che hanno martoriato il territorio. Questo progetto, pertanto, è storico non solo perché concepito e realizzato in una città che in merito al rapporto salute-lavoro, e in particolar modo al caso Enichem, in passato ha spesso non voluto sapere, preferendo il gioco delle 3 scimmie e quindi non vedendo (ciò che il complesso chimico svolgeva); non sentendo (le proteste dei cittadini) e infine non parlando (supportando adeguatamente la cittadinanza), ma anche perché impostato nella consapevolezza che solo l’analisi del passato possa permettere di capire il presente per progettare poi il futuro, non solo sanitario, della comunità. In merito al lavoro svolto non si può non sottolineare inoltre l’impegno assunto da numerose donne manfredoniane, dato questo che non stupisce minimamente considerando la naturale attenzione per il futuro, per un futuro che sarà di altri ma a partire da una sua cura nel presente, da parte di chi nella maternità è portatrice di vita e quindi di avvenire. Il senso della collettività, del rispetto del prossimo è insita infatti nel progetto stesso. La partecipazione non si è limitata ad una mera testimonianza da parte di tutti quei martiri che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma di una malattia o di un lutto ma si è manifestata nella possibilità della cittadinanza di essere soggetto protagonista, capace di indirizzare la ricerca, sempre naturalmente nel pieno rispetto e riconoscimento dell’autorità dei numerosi medici e scienziati che ne hanno preso parte. Un modello sinergicamente top-down e bottom-up, con spinte dal basso e dall’alto non in opposizione fra loro, da esportare in futuro in altri campi dell’amministrazione. Dio solo sa infatti quanto Manfredonia non abbia necessità né di anime questuanti, parassite delle e nelle istituzioni, né tantomeno di forcaioli da web, quanto piuttosto di cittadini attivi e democratici, vero sale del vivere in società! Non avendo voglia di puntare sterilmente il dito contro qualcuno, finendo con la solita gazzarra di bassa lega, non possiamo che attendere dunque con ansia il 16 giugno. La ricerca, al di là dei suoi risultati, è stata; è e sarà un buon esercizio di democrazia.
Domenico Antonio Capone