Di notevole spessore culturale, scientifico e sociale gli argomenti trattati nel corso dell’incontro che si è tenuto presso l’Istituto di Istruzione Superiore Secondaria del Liceo Scientifico “G. Galilei” – Sez. Associata Liceo Classico “A. Moro” della nostra città. Si è parlato di Bioetica legata a temi di grande attualità. Numerosissimi e alquanto motivati e preparati gli alunni del V anno del Liceo Classico che hanno partecipato all’incontro, sotto l’attenta guida della prof.ssa Arcangela Bisceglia, nonché presidentessa dell’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), sez. di Manfredonia, sempre attenta alle problematiche che investono il mondo della Scuola. Nella sua breve, quanto incisiva prolusione, dopo aver ringraziato i presenti per la massiccia partecipazione, ha illustrato le motivazioni dell’incontro e l’interesse che ha la Scuola nel trasmettere non solo elementi nozionistici, ma, soprattutto, far conoscere ai propri discenti, con l’ausilio della bioetica, temi di grande attualità a scopo informativo. Perché l’informazione è conoscenza, approfondimento dei problemi che investono la società, a partire dalla nascita dell’uomo, agli innumerevoli problemi che, nel corso della sua esistenza deve affrontare e tentare di risolvere. In particolare si è parlato della “Vita dell’uomo dal suo concepimento alla morte”.
Un tema che ha suscitato nell’attento uditorio che occupava ogni ordine di posto dell’Auditorium dell’Istituto, tantissimo interesse e curiosità. Chi più dell’emerito prof. Filippo Maria Boscia, docente di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università di Bari, medico e umanista di chiara fama, nonché presidente nazionale dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani), al suo secondo mandato, poteva sviluppare tale tema. Con l’ausilio di slides e un bellissimo video: “L’inizio della vita e…il suo futuro”, egli ha illustrato il fascino che si sprigiona dal momento del concepimento, al vivere, per giungere all’ultima fase della vita, la morte, dalle quali tre fasi emerge la dignità dell’uomo. “Le nuove tecnologie biomediche capaci di migliorare la qualità del vivere e del morire, – esordisce il prof. Boscia – ci obbligano a definire i valori su cui fondare i nostri criteri di orientamento. Dobbiamo formulare nel nostro tempo questi valori se vogliamo mantenere individualmente e collettivamente la nostra presa su ciò che definisce umana la nostra vita”. Sul fronte del nascere e della qualità del vivere, poi, egli afferma che vi è la possibilità di dissociare la fecondazione dalla sessualità, attraverso le tecniche di riproduzione artificiale o di dissociare la sessualità dalla procreazione, con le diverse tecniche contraccettive. Si può intervenire sugli embrioni umani, congelarli, impiantarli nell’utero in affitto di madre surrogata o nell’utero di un individuo di un’altra specie biologica. Tra le tante tecniche, la possibilità di predeterminare il sesso del nascituro, eventuali malformazioni, eliminare embrioni o curare feti. È possibile, inoltre, intervenire sul patrimonio genetico dell’individuo attraverso la tecnica dell’ingegneria genetica in grado di modificare, eliminare o introdurre geni. L’esplosione di queste nuove tecnologie, però, molto spesso ci trovano impreparati a livello culturale perché, sovente, viene trascurato il bene più prezioso, la vita. Tutto questo trova impreparata non solo la società, bensì la stessa medicina. Sul fronte opposto, il morire. Per il prof. Boscia anche la morte è cambiata. Grazie al progresso della medicina, la vita media dell’uomo è avanzata notevolmente. Anche all’insorgere di una grave malattia i nuovi trattamenti medici consentono di rallentarne i processi patologici consentendo al paziente di continuare a vivere. Nasce così la “fase terminale” durante la quale il paziente diviene più consapevole di dover morire. L’oratore ha affrontato anche il problema del dolore a seguito di grave malattia che, in alcuni casi, porta la persona umana ad atti inconsulti, in particolare, all’eutanasia (buona morte), fenomeno che fa tanto discutere, al punto da invocare leggi che consentano di poter scegliere di morire (staccare la spina), pur di non soffrire. A questo punto la domanda: “Gli esseri umani dovranno mai avere il diritto di ricercare la propria morte? E se si, a quali condizioni? E gli altri dovrebbero avere il diritto di aiutarli a morire? Le persone innocenti dovrebbero essere giustamente fatte morire contro la loro volontà?”. I problemi sono tanti e complessi, conclude il prof. Boscia, ma l’impegno e la responsabilità per le scelte da compiere non si possono eludere. Al termine ne è scaturito un vivace dibattito al quale sono intervenuti numerosi studenti, tra i quali, Francesco Rinaldi e Raffaele Sorbo.
Matteo di Sabato
Dove si fanno formazione , cultura , educazione sarebbe utile fornire riguardo a temi così complessi non un solo punto di vista. Anche perché in Italia la scuola pubblica è laica.