30% in meno a livello locale, -45% a livello nazionale. Questo è il primo dato su cui riflettere: il PD soffre e, ancor peggio, fatica ad ammetterlo. Nel nostro Comune il PD ha perso 1.400 “fedelissimi” rispetto alle primarie del 2013, dove i consensi siglati ammontavano a 4.500 circa (all’epoca se la giocavano Renzi, 
Civati e Cuperlo e a spuntarla fu sempre il Matteo nazionale). Nei nostri seggi Renzi ottenne 2.551 voti a fronte dei 474 (-80%!) guadagnati ieri al photofinish. Non male se si considera che stavolta, a Manfredonia, c’era solo un fan club di 12 persone a sostenerlo contro un esercito di riccardiani pro-Orlando e un piccolo plotone di promotori di Emiliano. Malissimo, tuttavia, se si riflette sull’incostanza degli elettori PD cittadini. Un calo dell’80% delle preferenze in meno di 4 anni è molto rilevante in una vecchia roccaforte conservatrice come la nostra, potrebbe essere sintomo di assenza di visione politica sia da parte dell’elettorato – “fedele alla linea”, ma comunque in calo – che della rappresentanza istituzionale cittadina. Sul suo profilo Facebook il Sindaco Riccardi si è subito dichiarato soddisfatto del risultato ottenuto dalla sua compagine nel nostro territorio, infatti, a dispetto della disfatta subita su scala nazionale, il suo candidato in città ha stravinto. 
E Riccardi possiede i numeri per andare controcorrente nel microcosmo DEM, forte di un seguito legato più alla nostalgia delle glorie passate che al contemporaneo panorama politico. Peccato che questa piccola soddisfazione sia costantemente eclissata dalla sofferenza del Partito che rappresenta; un partito che continua a perdere migliaia di elettori al mese ed ha molto meno charme di un tempo. Per il PD è tempo di riflettere. Il Sindaco Riccardi manifesta la sua soddisfazione per essere riuscito ad essere eletto componente dell’Assemblea Nazionale del PD per la mozione di Andrea Orlando: “Una bella giornata di democrazia. Al di là del dato nazionale, non posso che essere soddisfatto dei risultati delle primarie a Manfredonia”, ha dichiarato.
Antonio Raffaele La Forgia
Foto di Lorenzo Tagiamonte
Nessun vero attivista del M5S è andato a votare alle primarie del PD. Se cosi fosse egli/ella non potrebbe pi dirsi grillino/a SICURAMENTE
Le primarie a cui fa riferimento l’autore dell’articolo con 4500 votanti erano primarie di coalizione. Il piccolo manipolo che appoggiava Emiliano a Manfredonia era formato da Franco La Torre, Michele La Torre, Magno, Carlo Cinque, Adamo Brunetti, Vincenzo Balzano, Annarita Prencipe, Rosalia Bisceglia. Altro che “piccolo plotone”. Nella sede di Magno si sono riuniti con il vice presidente della provincia Cusmai, notoriamente di centrodestra. Al voto si sono recati personaggi vicini ai cinque stelle, a Magno, a Forza Italia, tutti con preferenza per Emiliano. E tutti insieme raggiungono a stento i mille voti. Ripassate più tardi, altro che calo nella roccaforte storica. Siamo gli unici che vi diamo gli schiaffi nonostante fate accordi anche con il diavolo
Egregio,
l’evento a cui ho fatto riferimento è l’unico simile in dinamiche di voto, perciò il paragone è giustissimo. Chi sosteneva Emiliano a Manfredonia non ha i numeri per poter definire le sorti delle elezioni. Molto semplice, ecco perché l’ho rinominato “piccolo plotone”.
Non importa, poi, chi si sia recato alle urne e le motivazioni che lo hanno portato al voto, il dato è che il PD perde consensi da nord a sud.
Poi, non so a quali schiaffi si riferisce, ma sarebbe fantastico se leggesse l’ultima nota della Corte dei Conti, perché se ho inteso bene ne troverà ben 14 indirizzati alla fazione politica che supporta.
A buon rendere!
Non è vero sono andato a votare e c’era tantissima gente…….allora mi sono girato e andato via…..a casa. Come me lo ha fatto tanta gente…..non ha votato perché c’erano molte persone.