I preziosi dipinti murali della Cappella della Maddalena, versando in uno stato di totale abbandono, stanno miseramente andando in rovina e Manfredonia corre il grosso rischio di perdere una delle poche testimonianze rimaste del periodo della fondazione della città. La parete ricoperta dai dipinti presenta ampie zone in cui l’intonaco dipinto è caduto. Le superfici dipinte sono ricoperte da efflorescenze saline che, in presenza di umidità, stanno esplicando la loro attività disgregatrice sulle opere. In particolare, la parte destra del dipinto dell’Albero di Jesse mostra che parte dell’intonaco dipinto è caduto, lasciando in vista la struttura muraria sottostante. È di tutta evidenza – ci afferma la dott.ssa Caterina Troiano, specialista in conservazione dei beni culturali – che “i Sali solubili, in presenza di fattori termoigronometrici non idonei ed instabili cristallizzano, esercitando un’azione meccanica distruttrice sulla pellicola pittorica che tende a disgregarsi e sul sottostante intonaco che tende a distaccarsi dalla muratura”. Tutto lascia presumere che gli interventi, che pur sono stati eseguiti, non hanno risolto il problema della disgregazione dei dipinti. La vicinanza del mare, che rende probabile un’alta presenza di cloruri, unita all’azione altamente negativa esercitata dall’umidità dovuta a fenomeni di infiltrazione – è di recente scoperta la presenza di una sorgente sotterranea – in presenza di sbalzi termoigrometrici, sta contribuendo notevolmente al decadimento dei dipinti. E tanto a dispetto delle numerose e continue denunce dei custodi e viepiù dell’architetto Franco Sammarco, il quale, da più mesi e formalmente, sta investendo della vicenda le autorità competenti. Non si può assolutamente ignorare e non tener nel debito conto che la Cappella della Maddalena, con le sue preziose opere ancora superstiti, rappresenta una delle poche testimonianze rimaste a Manfredonia del periodo della fondazione della città e che, quindi, costituisce un patrimonio da salvaguardare e consegnare alle generazioni future. E’ pur vero che la sua origine si confonde tra leggenda e realtà: alcuni storici la legano a re Manfredi, che, scampato ad un naufragio nel nostro mare, abbia fatto costruire una cappella dedicandola alla Maddalena, mentre altri la legano a Carlo d’Angiò, partendo dagli emblemi angioini, come il giglio, simbolo di questa casata, che ritroviamo anche sul portale della facciata di San Domenico, ma cosa certa è che essa è strettamente legata alle origini della storia della nostra città e che, in quanto tale, non può essere trascurata e lasciata all’usura del tempo. Tanto più che è di chiara evidenza che questa situazione è destinata a peggiorare se non si procederà ad un adeguato intervento conservativo mirante alla eliminazione dei fattori degradanti e, quindi, al restauro vero e proprio dei dipinti. Intervenire è un preciso dovere di chi di competenza, perché non è possibile assistere impassibili alla distruzione di una delle tracce ancora visibili dei fondamenti della storia di Manfredonia e che serve a mantenere viva la memoria storica che fonda il legame tra le generazioni passate, presenti e future. Queste preziose opere testimoniano la vita e la cultura religiosa dei primi abitanti di Manfredonia e possono costituire un valido supporto per il richiamo turistico di questa città. A tal proposito, va detto e sottolineato che la visita dei tale preziosa testimonianza non può essere limitata ai soli giorni feriali. Ed il Ministro Franceschini ne sta fornendo utile insegnamento.
Onorino di Sabato
Rimando ad un mio contributo su questo tema di circa due an fa e pubblicato in questo sito: “Affreschi a rischio nella Cappella della Maddalena”. Comunque è sempre bene ricordare ed evidenziare i problemi per sensibilizzare.
Aldo Caroleo Archeoclub Siponto