Il giorno 21 aprile 2017 sono iniziate le “Giornate della storia” con il seminario “Incontro con la storia” al quale sono intervenuti il Dott. Pirronti e il Prof. Vittorio Tricarico svoltosi al Palazzo dei Celestini, auditorium “C. Serricchio”. La serata ha avuto inizio con l’introduzione del moderatore Arch. Francesco Sammarco, alla quale hanno fatto seguito i saluti dell’ideatore della manifestazione Sig. Francesco Barbone e del presidente dell’agenzia del turismo Dott. Saverio Mazzone. Dopo la serata è entrata nel vivo con l’intervento del Dott. Pirronti il quale ha narrato delle condizioni complessive (storico- politico- culturali) che portarono alla fondazione della città. In primis però ha delineato il profilo dell’Italia meridionale nell’alto Medioevo (VIII-X secolo) costellato di: cappelle, chiese e castelli. Perché citare questo parlando di Manfredonia? In origine c’era solo Sipontum (le cui vestigia sono presenti nel blasone del comune di Manfredonia), città di grandi commerci e sulla quale si basava l’intera economia della Capitanata. Inoltre a Sipontum giungeva la via Sacra Langobardorum passando per Termoli, Ripalta e Sipontum giungeva sino alla Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo. Dal punto di vista antropico la città (Sipontum) sorgeva in una zona umida molto simile alla Maremma Toscana ed era perciò circondata da acquitrini, paludi e terre coltivate al di là delle quali c’era la desolazione. A questo si deve aggiungere che Foggia era una città malsana poiché infestata da malaria. Dall’età tardo-antica giungiamo nel Medioevo e precisamente nel periodo tra il 1233 e il 1255, in queste date Sipontum è devastata da due tremendi terremoti che per la loro gravità sono presenti, non solo nelle Cronache dell’Impero e del Regno Bizantino, ma anche in quelle del Papa. In questo lasso di tempo le principali chiese del nord-barese e della Capitanata (in particolare il Duomo di Trani, Andria, Barletta, Bari) sono rase al suolo e i loro portali presentano segni evidenti del cataclisma. Il secondo terremoto portò conseguenze ancor più gravi poiché il movimento tellurico provocò, nella nostra zona, a causa del mancato deflusso dell’acqua, un maremoto che invade dapprima la costa e poi Sipontum. Contemporaneamente si verifica un bradisismo (fenomeno che porta il terreno ad alzarsi di parecchi centimetri). Tutta questa serie di fenomeni portò alla caduta (non solo economica) di Sipontum. In quel periodo, successivo alla scomparsa di Siponto e alla migrazione dei suoi abitanti, un principe tedesco dotato di grande cultura si rende conto che quella città non poteva più essere costruita lì (la zona era impraticabile ed insicura). Per questo decide di fare quanto fece il padre a Trani e, avendo studiato le maree nel nostro golfo, decide di fondare una città poco distante dal sito dell’antica Sipontum. Manfredi non scelse il luogo a caso ma decise di farlo conscio del fatto che ingenti somme di denaro provenivano dalla città di Monte Sant’Angelo (dalla quale partivano molti cavalieri e aristocratici per compiere il cammino che da Monte Sant’Angelo li avrebbe portati a Gerusalemme). Inoltre lo fa per restituire importanza alla città , infatti se a Trani c’era il tribunale sommo, a Siponto c’era la seconda della suddetta istituzione giuridica. Se Manfredi decise di edificare una città in questa pianura lo fece solo sulla base delle conoscenze scientifiche dell’epoca. C’era un problema: costruita la città gli abitanti da dove li prendiamo? Dopo la scelta del luogo ivi confluirono persone dalle maggiori città federiciane (in particolare da Andria, Barletta, Trani alle quali si aggiunse qualche abitante del Gargano, in particolare Monte Sant’Angelo, ove risiedeva lo zio di Manfredi tale Manfredi Maletta). Manfredi sapeva che nel golfo di Manfredonia c’era un’unica corrente marina che confluiva nel porto e la utilizzò per costruire il castrum (= castello); la successiva casata (i D’Angiò) va ben oltre, immaginando di costruire un canale navigabile per accelerare l’arrivo delle merci dal nord verso Manfredonia, tale canale avrebbe dovuto collegare Campomarino e Manfredonia. Infine il Dott. Pirronti ha descritto brillantemente il blasone della nostra città evidenziando che:
- Il colore blu del mare indica(come si evince da città che ebbero rapporti con la casata degli Hohenstaufen) la personale lealtà verso la casa imperiale,
- Il Celeste del cielo indica la fedeltà
- Il ponte la serietà di questo rapporto
- Il cavallo la forza dell’alleanza
- Il draghetto indica i Ghibellini e quindi di nuovo gli Hohenstaufen
Il moderatore ha aggiunto che gli ultimi re (Borbone) sapendo che tutte le merci giungevano a Napoli vollero costruire, nel 1846, una ferrovie di 248 km tra Napoli e Manfredonia. Al Dott. Pirronti è seguito il Prof. Vittorio Tricarico il quale si è soffermato sulla mancanza nelle fonti dell’epoca del nome di Manfredi: secondo il suo personale parere e i suoi studi ciò è imputabile al fatto che i cronisti fossero sempre a favore dei vincitori, mentre Manfredi era molto spesso perdente. L’unica volta in cui il suo nome compare è nel Purgatorio di Dante Alighieri al canto III ove si dice: ”biondo era e bello e di gentile aspetto/ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso”. Dante lo fa non per rendere onore al re ma per evidenziare il suo essere contro i Guelfi e quindi Ghibellino. Prima che Manfredi nascesse, Federico aveva sposato more uxorio Bianca Lancia e con lei era andato ad Aquileia per rappacificarsi con suo figlio Enrico e di ritorno, per sfuggire alla calura estiva di Barletta, decise di riparare a Venosa ove Bianca Lancia diede alla luce Manfredi. Il giorno prima Federico vide in cielo una lotta tra due contendenti che terminò a mezzogiorno con l’uccisione di uno dei due (il più giovane). Preoccupato Federico andò dal suo indovino Michele Scoto a chiedere spiegazione e questi gli disse che di lì a poco Manfredi sarebbe morto in battaglia. Federico pregò lo Scozzese di tacere ma in cuor suo sapeva che costui non sbagliava mai i suoi responsi. Manfredi trascorre l’infanzia a Palermo ove studia matematica e fisica e di tanto in tanto, eludendo le sue guardie personali, fugge da palazzo e passa giorni interi con delle famiglie arabe. Nel 1245 il padre lo fa chiamare e lo invia alla Sorbona per completare i suoi studi. Qui si costruisce una “ comitiva “ di amici universitari tra cui spiccano i nomi di Riccardo di Caserta (suo futuro cognato che poi tradirà il giorno prima della battaglia di Maleventum, poi Benevento ) e di Tommaso d’Aquino. Molto legati proseguiranno gli studi di diritto a Bologna e a Napoli logica e le arti. Al suo rientro somiglia molto a suo padre Federico (come sappiamo dal suo servo-biografo Accursio); Manfredi si sposa con Beatrice di Savoia ( cui dedica una poesia) che gli darà Costanza come figlia (citata da Dante nel canto terzo del Purgatorio); il matrimonio è funestato improvvisamente dalla morte di Federico II il primo dicembre 1250 a Castel Fiorentino in Puglia(attuale Torremaggiore).
Perché Manfredi fu condannato dal Papa?
Secondi i cronisti guelfi:
- perché rifiutò l’incoronazione del Papa (consuetudine imperiale da Carlo Magno in poi);
- aveva insidiato la sorella Beatrice;
- aveva soffocato con un cuscino di piume suo padre Federico II;
Il giorno prima della battaglia di Benevento, Manfredi chiama a sé i baroni contro Carlo D’Angiò; alcuni baroni lo seguono altri tra cui Riccardo di Caserta e Manfredi Maletta, non si presentano da lui. Il 26 febbraio in una fredda mattinata invernale Manfredi arringa l’esercito come fecero Carlo D’Angio e papa Clemente IV. Sarebbe stata l’ultima volta per lo svevo che morì su un ponte alla foce del Garigliano. Restò inseppellito per giorni, poi fu tumulato da un cavaliere francese che gli coprì il corpo con un tumulo di pietre. In seguito il corpo fu disseppellito e gettato oltre le mura di Benevento per volontà del vescovo Pignatelli che lo ritenne indegno di una sepoltura poiché scomunicato dal Papa. L’evento-incontro si è concluso con la presentazione del Torneo delle torri (elmo di ferro con un aquila aurea sulla parte superiore) che sarà consegnata al vincitore del Torneo delle contrade ( programmato per giugno- luglio 2017). L’incontro è stato molto interessante perché denso di notizie sconosciute alla maggior parte dei cittadini.
Michele Carpato
foto di Lorenzo Tagliamonte
OLTRE AL PROGETTO DI UN EVENTUALE CANALE NAVIGABILE PEDEGARGANICO DELL’ASSE TERMOLI-MANFREDONIA UTILIZZANDO LA FOCE DEL FORTORE E TUTTO IL FIUME CANDELARO FINO AD ARRIVARE NEL NOSTRO GOLFO NONCHE’ IL BEN NOTO PROGETTO DI UN EVENTUALE COLLEGAMENTO FERROVIARIO DIRETTO NAPOLI-FOGGIA-MANFREDONIA, SO CHE SEMPRE SOTTO IL TANTO INGIUSTAMENTE DEPRECATO REGNO BORBONICO, VI ERANO PURE ALTRI PROGETTI QUALI UN CANALE NAVIGABILE CHE, ATTRAVERSO LA PIANA DEL TAVOLIERE, POTESSE COLLEGARE FOGGIA CON IL GOLFO DI MANFREDONIA. COME PURE UN ALTRO CANALE NAVIGABILE CHE DA GAETA, ATTRAVERSANDO LE MONTAGNE DELL’ENTROTERRA BASSO LAZIALE E ABRUZZESE ARRIVASSE A PESCARA. ANTICIPANDO COSI’ DI ALCUNI DECENNI IL CANALE DI SUEZ E QUELLO DI PANAMA.
NELL’OPERA DI POPOLAMENTO DELLA NUOVA CITTA’ DI MANFREDONIA NON HANNO CONTRIBUITO SOLAMENTE I SUPERSTITI DELL’ANTICA SIPONTA DISTRUTTA E COLONI PROVENIENTI DALLA VICINA AREA DEL NORD BARESE MA ANCHE DA ALTRI CENTRI DELLA CAPITANATA QUALI MONTE S. ANGELO, CARPINO, ISCHITELLA E SAN PAOLO CIVITATE.
in tutto ciò, gente che si è laureata fuori con tesi sua storia di Manfredi e la fondazione di Manfredonia, nonostante i vari appelli per dare gratuitamente il proprio contributo con passione, non viene cagata di striscio…evidentemente….