Tommaso Prencipe è uno studioso di storia locale, fondatore e presidente per moltissimi anni del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia che, attraverso numerosi studi, convegni e la pubblicazione costante di un “Bollettino”, ha dato in oltre trent’anni un contributo determinante alla storia ed alla cultura di Manfredonia.
PASSATO E PRESENTE, STORIA E ANTROPOLOGIA SI INTERSECANO NEI SUOI SCRITTI E RACCONTI
Numerosissime solo le sue pubblicazioni in cui vengono utilizzate una pluralità di fonti e documentazioni, scritte ed orali. Anche i suoi libri di racconti sono ricchi di riferimenti storici puntuali, oltre che di elementi sociali ed antropologici, di valori e di descrizioni emotivamente coinvolgenti. Perciò l’autore riesce non solo a rappresentare il modo di pensare e la vita concreta di un particolare periodo, ma anche a far rivivere quel momento e quella situazione di vita, come non lontana ed estranea a se stessi, ben viva ed attuale. L’episodio, il personaggio, la vicenda raccontata non è isolata né fine a se stessa, ma si inserisce nell’unitarietà della vita quotidiana del presente strettamente legata al passato, esprimendo così la cultura del tempo, i suoi valori ed il senso del vivere. La lettura dei suoi racconti stimola domande e interrogativi in modo semplice, spontaneo, immediato su vicende passate e sulla loro interconnessione col presente. In ciò, credo, sia stato molto favorito dal suo lavoro di docente di scuole medie e dal suo rapporto quotidiano con la curiosità e spontaneità dei ragazzi, per i quali la conoscenza non è mai semplice assimilazione di nozioni, ma elaborazione autonoma, lenta e creativa, personale acquisizione.
L’ultimo suo libro “GLI ANGLOAMERICANI A MANFREDONIA (1943-1946). RACCONTI DI GUERRA “, che verrà presentato martedì 18 aprile 2017 alle 19.00 presso l’Auditorium Palazzo dei Celestini a Manfredonia, conferma e rafforza le suddette riflessioni e suscita alcune specifiche considerazioni.
LA FIGURA EROICA DI MONS. ANDREA CESARANO
Prima di tutto è da evidenziare che il libro è ricco di episodi particolarmente significativi per Manfredonia, tra cui giganteggia il grande e fondamentale ruolo civico e sociale, oltre che religioso, svolto da Mons. Andrea Cesarano con gli americani e soprattutto con i tedeschi , visto la drammaticità delle situazioni affrontate e risolte. Con i secondi, infatti, riuscì, nonostante tutto, in diverse occasioni a dialogare con pazienza ed umanità salvando dalla distruzione enormi beni, alimentari e non, presenti nei magazzini e sottraendo alla morte per fucilazione molti cittadini, subito dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, tanto da essere chiamato “Salvatore di Manfredonia”. Ottenne, perciò, riconoscimenti ufficiali, tra cui nel 1944 la Medaglia D’Argento al Valore Civile con questa motivazione: «Durante il periodo dell’occupazione tedesca di Manfredonia, dal 9 al 26 settembre 1943, sprezzante d’ogni minaccia occorreva, ove fossero in pericolo vite umane: sotto bombardamenti e mitragliamenti di aerei ponendosi anche a braccia aperte dinanzi ad una postazione di mitragliatrice pronte a far fuoco sulla folla, salvava numerose vite umane, aiutava fuggiaschi, riusciva ad impedire che si operassero distruzioni e rovine, con conseguenti eventi sanguinosi. Mirabile esempio di abnegazione e di altissima virtù cristiana>>.
QUALE CONTRIBUTO HANNO DATO GLI ANGLOAMERICANI A MANFREDONIA?
La domanda centrale che nasce spontanea dai 14 racconti presentati è: gli Angloamericani hanno dato un contributo alla crescita di Manfredonia? Per quali aspetti positivi e negativi si è caratterizzata la loro presenza ? A tal fine i racconti presentano situazioni realistiche e concrete, storicamente determinate, superando la mitologia del tutto positivo. La loro presenza a Manfredonia (ed in Italia) è stata certamente positiva non solo perché ci hanno liberato dall’oppressione tedesca ponendo fine ad una guerra disastrosa, ma anche perché hanno creato condizioni per la libera espressione della nostra cultura e modo di vita, delle nostre specifiche capacità ed attività economiche, le quali, valorizzando le risorse naturali esistenti nel nostro territorio, hanno consentito di promuovere gradualmente nel dopoguerra uno sviluppo autonomo. Tuttavia gli angloamericani, almeno inizialmente, pur liberatori, si sono mossi come conquistatori, hanno contribuito ad impoverire in qualche modo alcuni gruppi sociali e, con la deformazione di alcune modalità di attività economica, ad arricchire con la speculazione altri gruppi sociali (agrari, commercianti, professionisti e soprattutto contrabbandieri e borsari neri). Hanno anche intaccato la mentalità prevalente con comportamenti “incoerenti “ con la vita locale.
Il significato, quindi, della presenza degli Angloamericani a Manfredonia è ambivalente: pur nella chiara prevalenza di luci ci sono anche alcune ombre, reali, vissute e percepite dalla popolazione.
L’AMBIVALENTE PRESENZA DEGLI ANGLOAMERICANI: MOLTE LUCI MA ANCHE ALCUNE OMBRE
In tal senso gli aspetti più problematici evidenziati e raccontati nel libro sono i seguenti:
- << Gli Angloamericani danno sì da mangiare ad alcuni perché ingaggiati nei loro lavori, ma hanno requisito a molte famiglie abitazioni e mobili, persino i materassi, i servizi di piatti, poltrone e specchi, riducendole sul lastrico. Addirittura alcuni non hanno i vestiti e le scarpe, hanno perso la dignità di uomini e sono costretti a rubare. Ed a rubare sono anche quelli che lavorano presso gli alleati; rubano di tutto: dagli indumenti, ai viveri, ai bidoni di benzina e di petrolio, dal tabacco alle sigarette , dalle biciclette agli orologi, vendendo sul mercato nero generi destinati alla popolazione civile ed arricchendosi >>.
- << Il disagio è talmente grande che l’illegalità, l’abbruttimento e l’immoralità è dilagante, in quasi tutti gli strati della popolazione, anche in quelli delle famiglie perbene. La prostituzione femminile proveniente dall’esterno (napoletano) ma anche da donne locali è imperante, tanto da essere pericolosa per la salute, visto che “di 250 donne, sottoposte a visita medica poche sono risultate esenti da malattie”. Questo problema della prostituzione delle donne nei paesi liberati è un vero problema sociale. Ci sono donne che si mettono a disposizione dei soldati facendo dei bordelli nelle proprie abitazioni >>.
- << Non sempre i rapporti tra Manfredoniani ed Alleati sono improntati a regole di civile convivenza. Sorgono spesso litigi, soprattutto con i soldati di colore che, più degli altri, dimostrano arroganza ed intemperanza. Anche per l’estrema facilità con cui i soldati si ubriacano tanto che, specialmente di sera, Manfredonia si riempie di militari di tutte razze che bevono liquori di ogni tipo. A nulla o poco serve il continuo intervento della polizia militare. “Noi, dicono gli stessi Angloamericani, abbiamo portato qui una ventata di novità che ha attecchito, nonostante l’indigenza della gente locale, affascinando per il divario economico tra noi e loro; siamo portatori di innovazioni come, ad esempio, l’euforia del ballo, delle feste, degli incontri galanti, di beati trastulli e le donne ne sono state, più che gli uomini, ammaliate ed abbagliate >>.
Gli Angloamericani, quindi, hanno in qualche modo incrinato la mentalità locale rafforzandone alcune caratteristiche a scapito di altre, sia nel vivere quotidiano sia al livello istituzionale e di potere. Influenza che poi con il tempo è diventata totalizzante, visto che il modello di vita americano si è imposto in tutto il mondo.
LA VITA DI TUTTI I GIORNI
Il racconto che, a mio parere, è più significativo e che in qualche modo sintetizza e racchiude in sé le caratteristiche principali ed il senso più compiuto ed unitario del libro è “VITA DI TUTTI I GIORNI”, ricchissimo di spunti molto attuali.
La quotidanietà° del vivere in un periodo di guerra con la miseria e la povertà estrema di tanti (operai e contadini), “la feme jì rrevète a llu cuzzètte. Ora solo le pietre possiamo mangiare….. siamo stati depredati persino della nostra dignità”. L’arricchimento di pochi (agrari) che non rispettano le leggi, non conferendo all’ammasso dei Consorzi i prodotti ed operano soprattutto sul mercato nero e clandestino, “di commercianti, impiegati, professionisti e soprattutto contrabbandieri e borsari neri, i quali tutti hanno le tasche piene di soldi. Per loro si che la guerra è un ottimo affare”. A ciò si aggiungono le ruberie di merci di ogni tipo da magazzini alleati ed il conseguente arricchimento dei saccheggiatori principali, l’aumento spropositato di tasse ed imposte, e persino delle contravvenzioni (1/3 della somma riscossa veniva devoluto agli agenti accertatori), le strade colabrodo, dissestate, e, quindi, pericolose. ( Queste descrizioni non richiamano forse assonanze col presente a Manfredonia?)
QUALSIASI GUERRA E’ DISUMANA
In questo descrivere realisticamente le situazioni, i personaggi, gli episodi, i pensieri ed i sentimenti vissuti dalla popolazione si evidenzia il prezioso lavoro di Tommaso Prencipe, che va oltre la specifica vicenda, facendo emergere e sollecitando una riflessione più generale, profonda, esistenziale sul senso della guerra in quanto tale, sui suoi orrori ed sulla sua logica tutta distruttiva. Qualsiasi guerra è disumana. Nei suoi racconti, in particolare “Tra i gelidi affanni delle trincee di Russia” ed “Un corpicino straziato”, l’autore riesce con tutta la sua crudezza anche a farci vivere, farci percepire fisicamente e mentalmente il dolore, le tragedie personali e collettive di tutte le guerre. Anche di quelle presenti nell’oggi, che sembrano lontane ma che tali non sono perché influenzano comunque la nostra vita. Il mondo è unico, la terra è una sola. Qui c’è un senso antropologico molto profondo che va oltre la storia ed è perciò da incorporare come valore universale: la guerra, ogni guerra è una tragedia dell’umanità, che va bandita dalla propria coscienza e dalla faccia della terra.
In conclusione il libro “GLI ANGLOAMERICANI A MANFREDONIA (1943-1946). RACCONTI DI GUERRA” di TOMMASO PRENCIPE ci aiuta a conoscere il passato, ma ancor più a comprendere il presente della nostra città e del mondo, e più profondamente il senso del vivere. Il libro, infatti, insieme al piacere della lettura stimola ed interroga la coscienza di ciascun di noi. Come posso combattere la guerra, l’ingiustizia e la miseria? Come posso contribuire ad una comunità migliore? La risposta spontanea che emerge è: non restando passivo, ma ben vivo e partecipante agli avvenimenti della vita cittadina e collettiva i quali, volenti o nolenti, influenzano e determinano la nostra vita personale. Come la terra è una, così l’individuo è un tutt’uno con la terra e l’umanità. Tommaso Prencipe col suo scrivere, raccontare, documentare, con il suo costante e continuativo impegno culturale e sociale ne è espressione ed esempio.
Silvio Cavicchia.