L’indagine denominata “Gargano” nasce verso la fine del mese di ottobre 2016, quando i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Osimo, diretti dal Capitano Raffaele Conforti e guidati dal Luogotenente Luciano Almiento, dopo alcuni furti di rame avvenuti in località San Biagio di Osimo e Osimo Stazione, avviavano un’attività finalizzata ad identificare un sodalizio criminale proveniente dalla provincia di Foggia dedito alla perpetrazione di delitti seriali contro il patrimonio e nello specifico in danno di aziende e depositi commerciali. L’indagine costituisce una sintesi fra diversi sforzi investigativi condotti dagli investigatori osimani sul territorio del circondario di Ancona e non solo, volti al contrasto al fenomeno dei furti di grossi quantitativi di merce omogenea, più volte segnalato dalle cronache giornalistiche in ragione dei particolari danni economici che arrecavano di volta in volta agli imprenditori: questi venivano materialmente privati di tutta la merce destinata al mercato lecito e talvolta anche di automezzi e strumentazioni, tanto da non poter svolgere la loro attività lavorativa, gettando nello sconforto totale sia i titolari che i dipendenti che tutt’ora temono per l’eventuale licenziamento atteso gli esuberanti danni economici arrecati. Il fenomeno che qui si tenta di contrastare ha rilevanza nazionale, nel senso che sostanzialmente ai quattro angoli del paese (o perlomeno nella parte centro-settentrionale di questo) innumerevoli sono i casi registrati dagli investigatori. Dopo una attenta analisi e minuzioso studio di alcuni furti di ingente valore, commessi in ambito regionale, gli investigatori osimani ponevano particolare attenzione al fenomeno in considerazione della presenza in zona ed ambito circondario anconetano e limitrofe quale quello maceratese, di fiorenti attività industriali. Lo studio investigativo aveva permesso di accertare che il meccanismo criminoso si articolava attraverso poche e semplici fasi:
l’individuazione del sito da depredare: il compito attribuito al basista, almeno per tutti i reati commessi nel circondario di Ancona e Macerata, non è a caso in quanto questi, sebbene di origini foggiane, risiede a Loreto (AN) da diversi anni e quindi un eventuale controllo da parte delle FF.PP. non avrebbero comportato secondo il programma delinquenziale alcun sospetto, compito avvalorato e supportato anche dalla sua pregressa attività di autotrasportatore per cui ben a conoscenza dell’ubicazione delle ditte da depredare, la tipologia di merce trattata, la localizzazione di semirimorchi da asportare su cui caricare la merce rubata;
la fase della trattativa con il “capo” del sodalizio: in questa fase il basista una volta individuato nelle Marche il sito da depredare, contattava il “capo del sodalizio” al quale indicava la tipologia ed il quantitativo di merce da asportare presente nella ditta da saccheggiare, indicando altresì se erano presenti veicoli sui quali caricare la refurtiva oppure necessitava che questo venisse portato al seguito dal sodalizio: in quest’ultimo caso si è accertato che dalla provincia foggiana giungeva solo la motrice messa a disposizione da un sodale tra l’altro titolare di una ditta di autotrasporti
la riunione associativa: una volta individuato il sito da depredare, prontamente da Foggia giungeva in questo centro il “commando” a bordo di due autovetture e trattore stradale (quest’ultimo a volte già presente in zona). Ad attenderli nei pressi delle uscite autostradali della A/14 poste presso le ditte da saccheggiare, vi era in modo insospettabile il basista. Qui venivano studiate tutte le fasi e modalità del furto ed è poi lo stesso “basista” che conduceva sul luogo la manovalanza per il saccheggio , mentre l’autista del tir veniva condotto in un luogo non sospetto posto sempre nelle vicinanze.
la sequenza dell’azione delittuosa: una volta condotto il trasportatore e la manovalanza sul luogo del delitto, il basista si occupava di “controllare” l’area circostante per un’eventuale presenza delle Forze dell’Ordine, tenendosi a disposizione del “commando” che con i ruoli attribuiti ad ognuno che stava operando materialmente, intrattenendo contatti solo con il “capo”. A furto avvenuto e cioè una volta che la merce veniva caricata sul rimorchio, il capo del commando ed il basista entravano materialmente in azione: il capo conduceva il trasportatore verso l’autostrada a sua volta scortato da una “staffetta” mentre il basista si occupava di prelevare la manovalanza e condurla a luogo di ritrovo.
Le indagine condotte avevano permesso di accertare che tutti gli indagati sono risultati essere originari dello stesso contesto geografico, segnatamente della città di Foggia, svolgendo attività legate al mondo dell’autotrasporto. Peraltro, è stato appurato che taluni degli indagati addirittura vantano legami di parentela/affinità tra di loro tipo padre e figlio, cugini, fratelli, tutti con collegamenti evidenti con la criminalità organizzata pugliese del foggiano, come peraltro già ampiamente descritto negli allegati comunicati stampa del 13 gennaio 2017 e 25 febbraio 2017.
Al termine delle complesse indagini, avendo acquisito utili, concreti, inconfutabili e gravi indizi di colpevolezza a carico del sodalizio criminale, i Carabinieri del Nucleo Operativo di Osimo richiedevano ed ottenevano dalla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, nella persona della Dott. Irene BILOTTA, titolare del fascicolo processuale, l’applicazione della misura custodia cautelare in carcere a carico dei sei principali indagati mentre a carico degli altri quattro quella degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.
Sono sei le Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Ancona, a firma della Dott. A. MARRONE, tutte eseguite contemporaneamente nei comuni di Foggia, San Severo, Castelnuovo della Daunia (FG) e Recanati (MC) e che seguono gli arresti del 13 gennaio 2017.
Gli arrestati (allegasi foto) si identificano in:
- DI CANIO Gaetano, nato e residente a Foggia, Classe 1969, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, sottoposto agli ARRESTI DOMICILIARI BRACCIALETTO ELETTRONICO;
- SARROCCO Pasquale, nato a Foggia, Classe 1991 residente a Castelnuovo della Daunia (FG), coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, sottoposto ALL’OBBLIGO DI DIMORA NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI CASTENUOVO DELLA DAUNIA (FG) CON DIVIETO DI USCIRE DI CASA DALLE ORE 22.00 ALLE ORE 07.00 DI OGNI GIORNO;
- LA GATTA Giorgio, nato e residente a Foggia, Classe 1985, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, sottoposto agli ARRESTI DOMICILIARI BRACCIALETTO ELETTRONICO;
- CONSOLE Giuseppe, nato a Foggia, Classe 1955, residente Loreto (AN); di fatto DOMICILIATO IN RECANATI (MC), coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, ritenuto il “capozona” della Val Musone e Riviera del Conero, sottoposto agli ARRESTI DOMICILIARI BRACCIALETTO ELETTRONICO;
- DI RIENZO Antonio, nato e residente a Foggia, Classe 1950, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, già detenuto IN CARCERE A MONTACUTO;
- LUMINOSO Mario Antonio, nato e residente a San Severo (FG), Classe 1975, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato per reati specifici contro il patrimonio, sottoposto agli ARRESTI DOMICILIARI BRACCIALETTO ELETTRONICO. Costui era sfuggito all’arresto del 13 gennaio scorso, ma successivamente identificato, raggiunto e arrestato presso la propria abitazione in data 23 febbraio 2017e tradotto nel carcere di foggia dove permaneva fino alla data dello scorso 21 marzo, per poi ottenere gli arresti domiciliari.
Gli arrestati, sono tutti sottoposti ad indagini per il delitto di cui all’art. 416, commi 1, 2, 3 C. P., per essersi associati fra loro allo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro il patrimonio, in particolare furti di ingente merce omogenea di qualsiasi genere (abbigliamento, stufe, scarpe, materiale elettrico, rame, veicoli, sigarette, etc. etc.) in danno di società industriali e capannoni , nonché la ricettazione della stessa, mediante le condotte individuali di seguito meglio descritte; in particolare attraverso l’interpretazione degli attori principali, ovvero nei ruoli:
- LA GATTA Giorgio, al vertice dell’associazione quale organizzatore della stessa e dei singoli reati-fine, alla cui realizzazione contribuisce attivamente; costituisce il punto di riferimento per tutti gli associati, pianifica le azioni, convocano i sodali per l’esecuzione materiale dei furti, stabilisce gli accorgimenti da adottare per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine, si occupa di nascondere e ricettare la refurtiva;
- CONSOLE Giuseppe, quale membro stabile dell’associazione e partecipe nelle programmazione e realizzazione dei reati-fine, con il compito di “basista” in quanto essendo residente in Loreto, individua i siti da depredare nell’ambito marchigiano, contatta l’organizzatore, attende l’arrivo del sodalizio all’uscita autostradale, li conduce sul posto e vi rimane fino ad esecuzione avvenuta per poi ricondurre il sodalizio verso l’autostrada;
- SARROCCO Pasquale, quale membro stabile dell’associazione, partecipa attivamente alla realizzazione dei singoli reati oggetto del programma delinquenziale, assicurando il supporto logistico mettendo a disposizione i propri veicoli sul quale caricare e trasportare la refurtiva, nonché con funzione di “staffetta” scortando attivamente il veicolo carico di refurtiva fino al sito di ricettazione.
Ricorrenza del medesimo modus operandi.
Il meccanismo criminoso si articolava attraverso poche e semplici fasi:
- L’individuazione del sito da depredare: questo come si vedrà di seguito e come accertato anche dalle conversazioni telefoniche intercettate, è il compito attribuito a CONSOLE Giuseppe, almeno per tutti i reati commessi nel circondario di Ancona e Macerata. La scelta di CONSOLE Giuseppe quale “basista” non è a caso in quanto, sebbene di origini foggiane, risiede a Loreto (AN) da diversi anni e quindi un eventuale controllo da parte delle FF.PP. in queste zone non comporterebbe alcun sospetto. Il suo compito è avvalorato e supportato anche dalla sua pregressa attività di autotrasportatore per cui è ben a conoscenza dell’ubicazione delle ditte da depredare, la tipologia di merce trattata, la localizzazione di semirimorchi da asportare su cui caricare la merce rubata, nonché la circostanza di essere del luogo gli permette in un certo qual modo di poter anche studiare e monitorare la presenza delle FF.PP.
- La fase della trattativa con il “capo” del sodalizio.
In questa fase il basista e cioè CONSOLE Giuseppe, una volta individuato nelle Marche il sito da depredare, contatta LA GATTA Giorgio, ritenuto il “capo del sodalizio” al quale indica la tipologia ed il quantitativo di merce da asportare presente nella ditta da saccheggiare, indicando altresì se sono presenti in loco veicoli sui quali caricare la refurtiva oppure necessita che questo venga portato al seguito dal sodalizio: in quest’ultimo caso si è accertato che dalla provincia foggiana giunge solo la motrice messa a disposizione da SARROCCO Pasquale, titolare della ditta “Daunia Trasporti” oppure da LUMINOSO Mario Antonio.
- La riunione associativa
Una volta individuato il sito da depredare, subito da Foggia giunge il “commando” a bordo di due autovetture e trattore stradale (quest’ultimo a volte già presente in zona). Ad attenderli, generalmente nei pressi delle uscite autostradali della A/14 poste presso le ditte da saccheggiare, vi è in modo insospettabile CONSOLE Giuseppe. Qui vengono studiate tutte le fasi e modalità del furto ed è poi lo stesso CONSOLE che conduce sul luogo la manovalanza per il saccheggio , mentre l’autista del tir viene condotto in un luogo non sospetto posto sempre nelle vicinanze.
- La sequenza dell’azione delittuosa
Una volta condotto il trasportatore e la manovalanza sul luogo del delitto, CONSOLE Giuseppe si occupa di “controllare” l’area circostante per un’eventuale presenza delle FF.PP., tenendosi a disposizione del “commando” che con i ruoli attribuiti ad ognuno sta operando materialmente, intrattenendo conversazioni solo con il “capo” LA GATTA Giorgio. A furto avvenuto e cioè una volta che la merce viene caricata sul rimorchio, LA GATTA Giorgio contatta CONSOLE Giuseppe affinché si adopera per condurre nella ditta il “trasportatore” per poi prelevare con la sua autovettura la manovalanza. A questo punto entra in gioco la figura di SARROCCO Pasquale che “scorta” con funzione di “staffetta” il veicolo con la merce rubata fino al raggiungimento del sito di ricettazione.
La provenienza geografica degli indagati
Tutti gli indagati sono risultati originari dello stesso contesto geografico, segnatamente della città di Foggia e svolgono o hanno svolto attività legate al mondo dell’autotrasporto. Peraltro, è stato appurato che taluni degli indagati addirittura vantano legami di parentela/affinità tra di loro. Ed infatti: DI CANIO Gaetano è padre di DI CANIO Michele cl. 94; DI CANIO Antonio e DI CANIO Michele cl.75 sono fratelli; entrambi quest’ultimi sono cugini di DI CANIO Gaetano.
Conoscenza tra tutti gli indagati
I descritti rapporti famigliari dimostrano senza dubbio alcuno la conoscenza tra gli indagati, supportata anche dalla loro provenienza e residenza nel comune di Foggia e della conoscenza degli ambienti legati al mondo degli autotrasportatori. Tuttavia anche per coloro che sfuggono dai predetti legami è dimostrata per tabulas la conoscenza interpersonale: essa si può ricavare dalla contiguità geografica delle loro residenze, ma molto più efficacemente dai servizi di controllo effettuati sul territorio. Ne deriva che tutti gli indagati sono stati controllati almeno una volta in compagnia di uno o più dei soggetti sopra descritti. Dalla predetta affermazione si ricava che tutti gli indagati si conoscono tra loro, sono della stessa risma e traggono la loro sussistenza dalla commissione dei reati di cui sono avvezzi.
A ben vedere, la considerazione del numero degli episodi riscontrati (si rammenti che gli indagati qui iscritti sono emersi anche per condotte compiute in altre località quali Melfi e Potenza) sarebbe sufficiente, da sola, a dimostrare l’esistenza di una struttura organizzata preposta alla commissione di tali furti, tenuto conto che sono risultate essere sempre ricorrenti le medesime modalità di approccio. Ma non è evidentemente solo questa la considerazione che induce a ritenere sussistente il vincolo associativo: la provenienza geografica degli indagati, la contiguità abitativa se non anche l’affinità di parentela riscontrata per taluni di essi lasciano intendere l’esistenza di un accordo programmatico stabilito anzitempo. Detto accordo programmatico si è tradotto in una rigida suddivisione dei ruoli che vede LA GATTA Giorgio e SARROCCO Pasquale i catalizzatori del gruppo malavitoso.
In particolare, una volta giunti nelle Marche, i componenti della banda si riuniscono tutti, il basista, il capo, l’autotrasportatore, la staffetta e la manovalanza e vengono scelte e definite le modalità esecutive.
Anche la strumentazione utilizzata, come radio ricetrasmittenti, i telefoni di scarso valore da impiegare solo ed esclusivamente per i contatti tra loro e a volte per singole trasferte, con Sim Card intestate ad ignare persone talvolta inesistenti, lascia intendere l’esistenza di una strategia precisa tesa ad eludere le investigazioni della P.G.. In effetti solo elementi casuali, quali possono essere il controllo svolto dalla Sottosezione Autostradale di Chieti nell’agro del comune di Campomarino allorquando a bordo dell’autovettura su cui viaggiavano furono rinvenuti “prosciutti” dei quali non giustificavano la provenienza, poi accertati grazie alle indagini svolte dagli investigatori della Compagnia osimana, essere appena trafugati dalla società “Metro” di Osimo Stazione.
I precedenti specifici vantati da quasi tutti i componenti del gruppo, come si vedrà SARROCCO Pasquale si è reso responsabile di numerosissimi reati, che al momento del furto in Jesi, a seguito di convalida era stato scarcerato e sottoposto all’obbligo di dimora in considerazione del fatto che era incensurato, lascia intendere in maniera più che apprezzabile che essi traggano i mezzi del loro sostentamento dalla commissione di furti di una grande quantità di merce omogenea: questo perché veniva facilmente riciclata nella provincia foggiana (San Severo, Lucera e Foggia) sul mercato illecito parallelo vendendola “a stock”. Basta pensare che per tutti i delitti in esame è stato riscontrato un danno economico complessivo di oltre un milione e mezzo di Euro.
Anche la scelta dell’orario in cui porre in essere la commissione dei furti appare indicativo di strategia delinquenziale prefissata e non espressione di tentativi sporadici e contingenti (ore notturne in cui le ditte non operano), l’impossibilità di essere ripresi dal sistema di videosorveglianza in quanto manomessi nonché l’utilizzo di cappucci-mefisti, ovvero a testimonianza della pericolosissima caratura delinquenziale e antisociale.