Non c’è pace e serenità per gli uffici tecnici del Comune di Manfredonia, ma una ragione ci sarà. Lo scorso 12 gennaio il dirigente della sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia ha notificato al Comune di Manfredonia un provvedimento di ottemperanza per le inadempienze ambientali e infrastrutturali degli insediamenti industriali PIP e D/46, sia nei confronti dell’Amministrazione Comunale che dei titolari delle singole aziende. Un po’ di storia: a seguito della chiusura dello stabilimento Enichem, si venne a creare nei comuni di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo una situazione di forte crisi occupazionale, tale da far rientrare il comprensorio nella definizione di “area di crisi” e, risultando a tutti gli effetti eleggibile per l’attivazione del Contratto d’Area. Il 21 aprile 1994 fu costituita la Società Consortile per azioni “Manfredonia Sviluppo”, individuata quale soggetto gestore del Contratto d’Area, che fu firmato il 4 marzo 1998 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli obiettivi del Contratto d’Area erano di recuperare, bonificare e
riconvertire la produzione dell’ambito territoriale di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata, riqualificare e rioccupare il maggiore numero di lavoratori espulsi dai suddetti processi di dismissione aziendale. Due le aree industriali interessate, quella ex-Enichem e l’Area PIP – D/46. Circa 900 milioni di euro furono messi a budget per sostenere i nuovi insediamenti e per creare le infrastrutture necessarie alle imprese. Quanto effettivamente è stato speso non è facile scoprirlo. Su centoventotto interventi per investimenti produttivi, solo quaranta le imprese che di fatto avviarono l’attività. Oggi, dopo 20 anni: la Regione Puglia impone al Comune di Manfredonia, entro brevissimo tempo, di adeguarsi agli impegni assunti nei confronti degli uffici regionali, ma soprattutto verso tutti quegli imprenditori che popolano le nostre aree industriali. Attualmente l’approvvigionamento idrico è demandato alle singole attività insediate, che provvedono autonomamente alla dotazione idrica necessaria per gli usi civili e per gli usi industriali e/o artigianali. Alcune aziende tramite pozzi regolarmente autorizzati, prima dell’entrata in vigore delle norme di tutela dettate dal Piano di Tutela delle Acque, altre con riserve idriche di accumulo ricaricate tramite trasporto con autocisterne. Entro il 20 marzo (2017) la Regione Puglia impone a tutte le aziende dell’area industriale, qualsiasi ulteriore emungimento di acque dal sottosuolo. Manca il depuratore (anche se già progettato, individuato ma non ancora collaudato). La rete infrastrutturale di raccolta dei reflui all’interno della zona industriale è stata realizzata, ma manca attualmente l’impianto di depurazione che possa trattare i reflui degli insediamenti industriali e artigianali. Ad oggi tutte le attività aziendali presenti nell’area provvedono autonomamente all’allontanamento dei reflui prodotti tramite ditte autorizzate e conferimento a impianti di depurazione esterni. La viabilità interna non è ancora stata ultimata. Manca il completamento della rete infrastrutturale di raccolta e trattamento delle acque piovane. La raccolta rifiuti effettuata dall’ASE è assimilabile a quella di rifiuti urbani con cassonetti stradali, senza una vera e propria raccolta differenziata, che si limita a poche eccezioni per qualche azienda che ne ha fatto richiesta. L’erba e la vegetazione sui bordi delle strade regnano sovrane. A seguito di incontri intercorsi nei giorni scorsi tra gruppi di aziende e dirigenti del Comune si è giunti alla conclusione di dover chiedere alla Regione Puglia una sospensiva del procedimento di adeguamento infrastrutturale. Lo faranno d’ufficio i dirigenti comunali e, tramite un legale designato in comune, anche le aziende. Troppo poco tempo a disposizione per recuperare il tempo perduto. E se la Regione Puglia dovesse rigettare la richiesta di sospensiva? Addirittura nell’atto regionale viene chiesto un piano di ripristino della Valle di Mezzanotte eliminando e mitigando gli interventi a margine della Valle, chiedendo la delocalizzazione di un’azienda di materiali edili e di un impianto di biogas. Un ritardo di 20 anni e tante domande a cui mai nessuno potrà dare delle risposte. Una pioggia di soldi ricevuti e mal gestiti per portare nuova occupazione in un territorio che vede emigrare i suoi figli migliori. Gli imprenditori, vessati dalla burocrazia e da un mercato globalizzato che non permette di tirare il fiato, non hanno dato spazio ad iniziative collettive per sollecitare energicamente e con i giusti strumenti queste grandissime inadempienze politiche e tecniche. In 20 anni sono passate quattro amministrazioni, due di Campo e due di Riccardi, ma pare che la gente non si sia minimamente accorta di tutto questo, visto che chi non adempie ai suoi doveri viene in ogni caso premiato con un avanzamento di carriera (politica). Probabilmente poiché manca una credibile alternativa, e quella millantata in campagna elettorale alla fine si mette in affari con il rivale creando una grande famiglia, vanificando l’unico strumento che ci rimane: il voto. Sarà proprio vero che i cittadini non sono migliori dei politici; il popolo è lo specchio dei politici. Una città non è come la fa il sindaco, ma come la fanno i cittadini.
Raffaele di Sabato
foto in anteprima di Bruno Mondelli Giuliani
Purtroppo si parla e si è parlato troppo tra noi imprenditori e soggetti attuatori (maestranze e non). E’ il solito vezzo che attanaglia Manfredonia. Clientelismo che avanza ed un radicale aumento dell’egoismo personale. Cosa dire di più ? La situazione è sotto gli occhi di tutti.Tutti parlano e nessuno prende delle iniziative collettive per il bene della comunità.
Per completare l’articolo:
– nel 1982 quando si parlava di ricollocare l’Enichem nel comune di Manfredonia un gruppo di imprenditori comprò i terreni agricoli sul lato destro e sinistro della SS 89, ora chiamate Zona PIP e D46;
– Quei terreni comprati a 3.000.000 di lire (pari a circa 1.500 euro) per ettaro sono stati venduti 17 anni dopo alle aziende a 135.000 euro per ettaro compreso i terreni per l’energas;
– poi sono diventate zone SIC e ZPS: qualcuno del comune e della regione ha sbagliato;
– Manfredonia non ha una zona industriale o artigianale (quella chiamata artigianale sulla strada per San Giovanni Rotondo) è di fatto una zona residenziale);
– Il contratto di area è stato gestito prima da Associazione degli industriali di Foggia, poi dall’ASI ed infine dal Comune di Manfredonia con le amministrazioni di Prencipe (5 anni), Campo (10 anni) e Riccardi (7 anni) dopo un palleggio durato 5 anni senza che iniziassero le urbanizzazioni e gli allacciamenti del telefono, del gas, dell’acqua e delle fogne;
– Molte aziende non si sono insediate e/o hanno rinunciato anche con il progetto approvato oltre che per il prezzo del terreno molto alto (in molte aree industriali attrezzate i terreni erano regalati) anche per la mancanza dei servizi essenziali;
– il massimo del ridicolo è che molte aziende ancora presenti non hanno ottenuto l’agibilità per la mancanza dei servizi che il comune non gli ha portato! L’Hotel Nicotel è stato chiuso dall’ufficio igiene di Manfredonia in quanto non aveva l’acqua potabile e la fogna;
– Il secondo protocollo aggiuntivo è stato chiuso con circa 40.000.000 di euro non investiti, che sono stati usati per il porto turistico, che ha potuto utilizzare milioni di metri cubi di pietre delle cave di Manfredonia. Ma non si sono trovati i soldi per costruire un depuratore delle acque e per completare le opere di urbanizzazioni;
– il mancato insediamento di tante aziende ha danneggiato anche i proprietari dei terreni che ancora pagano le tasse su quei terreni come terreni edificabili anche se tuttora non si capisce di che cosa visto che ora la zona PIP e D46 non sono zone industriali e neanche commerciali. Il comune non sa cosa sono e questo giustifica in parte la messa in mora della regione puglia;
– L’insediamento dell’ASE doveva portare acqua e depurazione per tutta la zona industriale: ma è stata solo una promessa elettorale di Angelo Riccardi;
In conclusione il CONTRATTO di area non è stato rispettato dal Comune di Manfredonia, dai fornitori di servizi e le vittime sono stati gli imprenditori onesti che si sono fidati delle promesse dei Sindaci e poi hanno dovuto soccombere sopportando costi non prevedibili;
Hanno beneficiato del contratto di area qualche imprenditore disonesto (ora sotto indagine giudiziaria), alcuni imprenditori locali speculando in quanto sempre bene informati, un nugolo di ingegneri dipendenti del comune e della regione e liberi professionisti per le progettazioni ed i collaudi (di opere non ancora utilizzabili) i politici per propaganda elettorale.
Il popolo di Manfredonia, concordo con Raffaele, oltre a non essersi accorto delle gravi inadempienze e chiederne conto a chi di dovere dà la colpa alle industrie sintetizzando nella frase contratto di aria.
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Scusate la mia ignoranza , un dubbio, una domanda: è vero che gli imprenditori della zona industriale sulla statale 89, del contratto d’area, gli oneri di urbanizzazione li hanno pagati due volte, anche perché la prima ditta appaltatrice, era fallita? Non può essere vero, sono sicuro di no.
Ottimo articolo di Raffaele di Sabato!!
Bisogna aggiungere, che:
– le strade sono state denominate dalla Giunta Comunale nel 2010 e che a oggi l’ufficio Anagrafe non ne è a conoscenza;
– manca l’illuminazione pubblica, più volte promessa del sindaco Riccardi;
– i cassonetti per l’immondizia, ne sono a disposizione 1 ogni 7-8 aziende e avvolte, non si può buttare l’immondizia perchè pieni non solo di rifiuti della zona industriale, ma anche da parte di cittadini che non vogliono effettuare la differenziata e si recano in queste zone;
– non c’è l’ADSL e la TIM (ex Telecom), non si sogna neanche di portarla….;
– l’acqua e fogna, sono uno scarica barile tra il sindaco Riccardi, Paolo Campo e l’Ufficio Tecnico del Comune di Manfredonia!
– molte aziende che lavorano sin dal 1994, dislocate in queste zone, non hanno neanche il Certificato di Agibilità e di questo il Comune ne è a conoscenza.
Il Comune, dovrebbe aiutare e cercare di fare di più per gli imprenditori manfredoniani che hanno avuto il coraggio di sfidare tutto e tutti, ma oltre il danno ricevuto da quest’ultimo, si aggiunge anche la beffa dell’Ufficio Tributi, chiedendo cifre assurde per servizi mai ottenuti.
Ogni Imprenditore, sin sta attrezzando per interaggire alle vie legali, richiedendo anche risarcimenti , nei confronti del Comune.
Comune di Manfredonia: enclave di superficialità…. e mi fermo qua.
Il bello viene ora 😉