È ormai arcinota la sentenza sul caso di mobbing (ovvero l’uso e l’abuso sul posto di lavoro di strategie deterrenti, come il ridimensionamento della posizione lavorativa o altre affini, esercitati da colleghi e/o superiori nei confronti di un lavoratore) che ha condannato il Comune di Manfredonia in qualità di datore di lavoro del ricorrente per illegittimità della condotta nei confronti del dipendente. Nei fatti, un ex dipendente comunale è stato ridimensionato dalla Dirigente del V settore – secondo il Giudice del Lavoro nella sentenza n. 4850/2016 reg. n. 4540/2009 pubblicata il 02/09/2016, attribuendole la responsabile dell’illegittima condotta tenuta nei confronti del dipendente – da dipendente di categoria D4 a custode. A prescindere dalla prima, relativamente “futile”, riflessione sullo sperpero di denaro che comporta pagare un dipendente D4 per attribuirgli mansioni decisamente meno costose, le riflessioni più attente di Fiore sono state:
- Come ha intenzione di procedere il Comune nei confronti della Dirigente in questione?
- Sono state adottate forme di azione disciplinare nei suoi confronti?
- Si è provveduto alla messa in mora della Dirigente per evitare la prescrizione?
- Come ha intenzione di procedere al recupero delle somme rivalendosi sulla suddetta Dirigente?”
Domande spontanee se si considerano gli spunti legali fornite dal – tra l’altro avvocato – consigliere 5 Stelle; nella proposta di emendamento del gruppo del M5S si diceva che, testualmente, “sulla base della normativa vigente noi abbiamo proposto l’emendamento, per far si che l’organo preposto possa essere messo nelle condizioni di stabilire se il funzionario debba risarcire personalmente il Comune di Manfredonia della somma che sarà costretta a pagare al dipendente ricorrente”.
Emendamento (in allegato in basso, come per l’intervento integrale) accettato solo nella parte riguardante le rettifiche circa le integrazioni economiche, ma respinto nella seconda parte riguardante i provvedimenti da prendere sulla dirigente.
I dettagli, nell’allegato.
Antonio Raffaele La Forgia
foto di Lorenzo Tagliamonte
