In questi giorni di festa tra coriandoli, danze, musica e sfilate, Manfredonia ha messo da parte per un po’ i problemi della quotidianità. La settimana prossima nella ricorrenza dell’8 marzo i locali e le pizzerie si coloreranno del giallo profumato delle mimose, celebrando la “festa della donna”. Più che di festa vogliamo porre una riflessione, che accomuna i diversi paesi del mondo, sulla questione femminile contraddistinta dalle sfumature del rosa che si tingono di nero quando la violenza annienta l’amore. Purtroppo c’è ben poco da festeggiare se riflettiamo sui tanti casi di femminicidio che di anno in anno non fanno che aumentare. Non solo nella vita reale ma anche in quella virtuale dei Social, in cui le “baby squillo” e le immagini delle ragazzine, provenienti da ogni dove, diventano oggetto di un gioco spregevole dei cyber-pedofili, la violenza assume un significato abietto. La ragazza/donna/moglie/compagna continua ad essere maltrattata proprio nel focolare delle mura domestiche dai mariti/partner ossessionati dalla gelosia che cela invece le loro debolezze. Nella nostra comunità per fronteggiare questa piaga sociale è nato un anno fa il Centro Antiviolenza sito in Via Pasubio n. 1L e gestito dall’Associazione “Osservatorio Giulia e Rossella” di Barletta. La presidente dell’associazione, dott.ssa Tina Arbues, presenta ai nostri microfoni i principali servizi offerti da esperti: accoglienza, supporto legale e psicologico che abbracciano tutta la popolazione dell’Ambito del territorio di Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Zapponeta. Continua: “Ad oggi sono 33 le donne prese in carico che provengono maggiormente dalle segnalazioni delle forze dell’ordine, dai servizi sociali dei Comuni e dai Consultori delle ASL. Invece sono molto sporadiche le richieste che partono direttamente dalle cittadine maltrattate”. Tutto ciò dipende dalla mancanza d’informazione e di fiducia verso le istituzioni. Per questo è importante ed opportuno che si diffonda un’educazione capillare in tutte le scuole di ogni ordine e grado perché solo attraverso un’efficace prevenzione si può debellare il “male di vivere” di tanti uomini/ragazzi che hanno subìto o che continuano a fare violenza. Il CAV di Manfredonia gode di un esiguo finanziamento regionale di appena 40.000 euro per l’intera durata del progetto di un anno e mezzo e poter garantire gratuitamente all’utenza tutti i servizi succitati. La presidente Arboris sostiene l’importanza del lavoro sociale di rete, infatti hanno stretto proficui rapporti con le istituzioni e le associazioni. Tanto ancora c’è da fare. Il 7 marzo partirà un seminario formativo a cui insegnanti e operatori del settore potranno partecipare iscrivendosi presso la sede del CAV (tel. 0884.533981) o via e-mail all’indirizzo centroantiviolenzamanfredonia@gmail.com. Solo con “l’educazione” tra le mura familiari, in quelle scolastiche, delle parrocchie, delle palestre e dei “social” si può insegnare il rispetto e l’amore verso l’altro.
Grazia Amoruso