Sabato 21 Dicembre 2024

QUELL’ODORE DI SINISTRA

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Quello che sta avvenendo in seno al PD, tra la maggioranza che sostiene Renzi e la piccola minoranza, insultata e derisa, che gli si oppone, è uno specchio finale della realtà che stiamo vivendo ormai da trent’anni. La morte di Enrico Berlinguer fa da spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo della sinistra italiana, che è andato sempre più crescendo e radicandosi nel popolo italiano, dalla scissione di Livorno del 1921, fino alle elezioni politiche del 1976, le quali videro per la prima volta il primato DC seriamente insidiato dal Partito Comunista Italiano che, con un impetuoso aumento di consensi, si fermò a pochi punti percentuali dai democristiani, maturando il miglior risultato della sua storia.
Dopo la morte di Berlinguer, gli ideale della sinistra sono andati disperdendosi in tanti rivoli, sotto la spinta prima del craxismo e quindi di un nuovo modo di fare politica sempre più spregiudicato, che diede la stura all’avvio di Mani pulite, con le diverse inchieste condotte negli anni Novanta. Esse rivelarono un sistema fraudolento che stringeva in un abbraccio peloso la politica e l’imprenditoria, tanto che lo sdegno e l’instabilità politica conseguenti decretarono la fine della Prima Repubblica. Partiti come il Partito Socialista e la D.C. si sciolsero mentre il PDS, derivato dal PCI, fu fortemente ridimensionato. Soprattutto venne ridimensionata la vocazione berlingueriana all’intransigenza morale, che ereditata dal PDS continuò nel DS, ma solo a parole, giacché nei fatti, come preso nell’orbita della dilagante corruttela politica, il DS abbandonò, o piuttosto rinnegò, l’idea di Berlinguer che, già una ventina d’anni prima di Mani Pulite, metteva l’accento sulla impellenza della “questione morale” che affliggeva il Paese, denunciando l’occupazione dello Stato da parte dei partiti, anticamera delle ruberie che la magistratura solo decenni dopo avrebbe svelato. Famosa la sua intervista data al direttore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, nel 1981:
“I partiti non fanno più politica. I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia…I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali… Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”.
L’abbandono di questo insegnamento morale, questo lascito spirituale, di un uomo che aveva fatto tesoro del contatto e del coinvolgimento col mondo del lavoro, con la sofferenza delle famiglie, con le aspirazioni delle classi medie ed intermedie ad una struttura amministrativa seria ed efficiente, che richiedeva onestà e diritti, è stata la rovina della sinistra in Italia. Quando si dice “questa è vecchia politica”, per accusare chi è “fuori dal coro” di certe consuetudini ed indicibili frequentazioni, spero ci si rivolga esclusivamente alla politica nata, perseguita e attecchita nel periodo craxiano ed oltre, che ascriveva a sé la responsabilità della pratica corruttiva, chiamando altri in correità; non ci si rivolga, invece, alla politica post bellica, in cui giovani volenterosi, trascurando i propri interessi economici e familiari, senza risparmio di energie, si sono messi al servizio della popolazione, per ottenere dignità del lavoro, diritti sociali e la crescita civile e democratica del Paese, riuscendo infine a rimettere in piedi l’Italia.
La nuova vocazione dei partiti si rese evidente quando una legge maggioritaria, a turno unico e a confronto diretto dei candidati su piccoli collegi elettorali, presentata nel 1993 dall’attuale presidente del repubblica, on. Sergio Mattarella, venne annacquata, inserendo un 25% di parlamentari di fatto nominati dai partiti. Ad essa, ancora più scandalosamente, seguì la Legge Calderoli, il cosiddetto Porcellum, che ha abolito i collegi uninominali e tolto all’elettore la possibilità di esprimere la preferenza per i candidati al parlamento, potendo votare soltanto per i partiti, i quali potevano scegliere gli esponenti da portare alla Camera e al Senato. L’Italicum, l’ultimo regalo di Renzi, molto simile alla legge Acerbo che portò Mussolini al potere, prevedeva che la gran parte dei parlamentari venisse nominato dai partiti con il sistema dei capilista bloccati. Insomma, sono venticinque anni che i politici italiani si attivano allo spasimo per evitare che i cittadini possano scegliere i propri rappresentanti al Parlamento. Ne consegue che i rappresentanti eletti se ne impipano di quello che pensano i cittadini, non li ascoltano, non li seguono e sono ligi soltanto, quali moderni yesmen, al segretario del loro partito, passando dall’uno all’altro, via via che cambiano.
In questo nuovo clima di malaffare, quale importanza potevano più avere i valori della sinistra, di solidarietà sociale, difesa della dignità del lavoro, dei diritti sociali e civili e di onestà personale ed amministrativa? Per questo motivo, i nuovi esponenti politici, per lo più giovani rampanti e senza memoria, denunciano come vecchi e stantii coloro che sostengono i grandi valori del passato, non certo quelli monetari, a cui i nuovi politici tengono moltissimo, fino a fare disperatissimi accordi per mantenersi al potere, dicibili e non dicibili.
In tutto questo clima il popolo della sinistra è frastornato ormai da quasi trent’anni. Le prime defezioni si sono avute con il passaggio di molti militanti, che si richiamavano agli ideali della sinistra, alla Lega che, per la sua capacità di muovere il popolo, fu all’inizio ritenuta uno costola della sinistra; altri passarono all’Italia dei Valori e successivamente ai Cinque Stelle, tutti partiti o movimenti con la stessa capacità di ancora ascoltare il popolo sovrano.
In tale contesto si è inserito, come esito finale, la fondazione del PD, nato con i migliori auspici e con le migliori promesse, di rispetto dell’ambiente; di rilancio della cittadinanza e della rappresentanza politica, quale servizio al bene comune; di ridimensionamento dei parlamentari e riduzione delle loro indennità,
“Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando. È una strada che l’Italia ha già percorso, e sempre con esiti disastrosi… Vogliamo dare segnali netti all’Italia onesta che cerca nelle istituzioni un alleato contro i violenti, i corruttori e chiunque si appropri di risorse comuni mettendo a repentaglio il futuro degli altri… Vogliamo contrastare tutte le mafie, reprimendone sia l’azione criminale che l’immensa forza economica… Va reciso ogni legame o sospetto di complicità di alcuni rappresentanti politici… Infine, ma non è l’ultima delle priorità, la politica deve recuperare autorevolezza, promuovere il rinnovamento, ridurre i suoi costi e la sua invadenza in ambiti che non le competono. Serve una politica sobria perché se gli italiani devono risparmiare, chi li governa deve farlo di più. A ogni livello istituzionale non sono accettabili emolumenti superiori alla media europea… Infine, il lavoro è oggi per l’Italia lo snodo tra questione sociale e questione democratica. Fondare sul lavoro e su una più ampia democrazia nel lavoro la ricostruzione del Paese non è solo una scelta economica, ma l’investimento decisivo sulla qualità della nostra democrazia. Occorre una legge sulla rappresentanza che consenta l’esercizio effettivo della democrazia per chi lavora. Non possiamo consentire né che si continui con l’arbitrio della condotta di aziende che discriminano i lavoratori, né che ci sia una rappresentanza sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui contratti… Infine, al capitolo dell’uguaglianza è legata a filo doppio la questione di una giustizia civile e penale al servizio del cittadino. Su questo piano è superfluo ricordare che gli anni della destra al governo hanno sprangato ogni spiraglio a un intervento riformatore… Per noi salute, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese”. (Programma del PD).
Molti, compreso chi scrive, nel 2007, sono rientrati in questo “partito nuovo”, secondo le aspirazioni di Veltroni; ma poi il renzismo ha scalzato le antiche attese, facendo il contrario di quanto promesso, con l’approvazione dello “Sblocca Italia”, che autorizza la svendita del territorio e del mare agli speculatori ed alle multinazionali; l’esclusione, di fatto, delle rappresentanze sindacali dalle fabbriche; il licenziamento senza giusta causa; il lavoro parcellizzato ed instabile; i voucher; una legge elettorale che garantisse il comando ad un uomo solo, ma osannato dalla pletora dei suoi lacchè; lo svuotamento dell’art. 1° della Costituzione, che assegna il potere al popolo, e così via; per non parlare dei congressi truccati dai padroni delle tessere, i quali hanno reso evidente che la fusione del PD unisce, in un connubio malefico, i peggiori vizi del PCI e della DC.
Ma i “vecchi valori” della sinistra, se pur non albergano ormai quasi in nessun partito, non sono morti. Resta ancora il ricordo e ne permane l’odore nel cuore e nella mente di quelli che pur si ostinano a militare nei partiti, oppure in associazioni e liste civiche, ma soprattutto hanno infoltito la grande massa di coloro che si astengono dal partecipare alla vita politica oppure non vanno più a votare. È da qui che bisogna partire per unire la estesa massa dei progressisti, che non hanno dimenticato la lezione del passato, la bella politica del passato, fatta di valori insopprimibili, che sono poi i valori della democrazia e della nostra incrollabile Costituzione repubblicana.​
​​Italo Magno

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Commenti

  • A proposito di legge Acerbo, fascismo e comunismo hanno tantissimo in comune. La dittatura fascista, fu una dittatura di sinistra, nei fatti. Una via di mezzo fra socialisti e bolscevichi, più dalla parte dei bolscevichi. E questo PDRenzi scimiotta, in ritardo il Blairismo. Presi per fessi, dalla finanza ed abbandonati. Riforma costituzionale, “ispirata” da “agenzie finanziarie”, non dimentichiamolo. Tanto in ritardo, che qualcuno li avverta, che perfino i liberisti si sono pentiti delle loro formule ed azioni degli ultimi 30 anni.

    Ilpolpo Libero 22/02/2017 10:45 Rispondi
  • Bello l’articolo ma Magno non mette in rilievo che l’80% delle leggi in Italia sono state approvate dalla DC grazie al bene placido del PCI. Oggi, più che odore, dalla sinistra arriva puzza perché è diventata una cloaca a cielo aperto. I guai maggiori subiti dai lavoratori sono arrivati grazie alla sinistra che da anni ha abbandonato i suoi valori fondanti per il proprio tornaconto favorendo amici ed amici degli amici. Se la sinistra continuerà a non applicare le regole del suo statuto sarà come il prete sull’altare che predica bene e razzola male. Saluti

    Pasquino 22/02/2017 9:04 Rispondi

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