Giovedì 21 Novembre 2024

Il padre di Nicola Di Tullo: “E’ passato un anno dall’omicidio di mio figlio, assurdo che non si sia ancora fatto luce sull’accaduto. Voglio risposte”

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È semplicemente assurdo che a distanza di quasi un anno dal giorno in cui mio figlio è stato barbaramente assassinato non si sia ancora fatto luce sull’accaduto.

E’ semplicemente assurdo che a distanza di tanti mesi i responsabili di un atto tanto grave quanto vile non siano stati ancora individuati ed arrestati.

È semplicemente assurdo pensare che mio figlio pur avendo chiesto aiuto, per ben due volte, prima di scomparire, non abbia ricevuto il benché minimo supporto dalla persona alla quale aveva affidato la propria salvezza.

È semplicemente assurdo immaginare che una persona possa volatilizzarsi nel nulla mentre percorre a piedi una via trafficata della propria città, in pieno giorno, di sabato pomeriggio.

È semplicemente impensabile che nessuno abbia visto, abbia sentito, abbia notato un particolare, una circostanza un evento ricollegabile a quel giorno. Non ci credo.

È raccapricciante immaginare che chi ha visto e chi sa possa vivere sereno con la propria coscienza protetto dalla propria viltà. Vili, Vili , Vili.

Mi è stato chiesto di avere fiducia nelle istituzioni e l’ho fatto; Mi è stato chiesto di pazientare e l’ho fatto;  Mi è stato chiesto di collaborare alle indagini e l’ho fatto.

Ho fatto più di quello che le mie forze mi consentivano di fare. Oggi, quello che non riesco più a fare è stare zitto. Non posso più tacere perché non si può chiedere ad un padre di fare finta che suo figlio non sia mai esistito. Non mi si può chiedere di non pensare a quello che mio figlio ha passato negli ultimi momenti della sua vita. Non mi si può chiedere di non immaginare il terrore nei suoi occhi, il dolore, la pena, la disperazione per non aver ricevuto il soccorso sperato.

Mio figlio era una persona onesta ed è stato ammazzato come una bestia al macello. È stato abbandonato così, come si getta uno straccio vecchio, tra la polvere, senza alcun rimorso. Mio figlio era un figlio e basta! Uno di quelli che ogni genitore spera di vedere girare sereno e sorridente per la propria casa.

BASTA oggi devo gridare a gran voce che mio figlio è esistito; mio figlio era una persona; un uomo che anche per il solo fatto di essere nato ha lasciato un segno, profondo, evidente. Un segno che nessuno riuscirà a cancellare.

Non mi si può chiedere di non pensare che se i responsabili di questa barbarie sono ancora in circolazione è perché non si è fatto tutto quello che si poteva. Non si è cercato dove si doveva. Non ci si è impegnati come conveniva. Non si è collaborato come si dovrebbe. Semplicemente non si sono seguite tutte le piste possibili.

Non sono stato ritenuto degno di sapere per primo che mio figlio era stato ritrovato morto. Io mi affannavo con gli amici, con i parenti a cercarlo disperatamente per le campagne senza sapere che il cadavere era stato ritrovato da ore. Vergogna.

Ho dovuto soffocare il dolore, asciugare le lacrime, rinunciare ad abbracciare il corpo di mio figlio per mettermi a disposizione degli inquirenti; la polizia prima, i carabinieri dopo, come se non fossero la stessa cosa.

Io ho lavorato con le mie sole forze per tutta una vita. Ho lavorato da persona onesta e come tale ho imparato a riconoscere una sola divisa, con tre colori, quella dello Stato. Ho vissuto nell’illusione che quei colori garantissero la piena collaborazione di tutte le forze dell’ordine all’arresto dei criminali. Probabilmente mi sbagliavo e i fatti mi danno ragione.

Oggi chiedo, anzi pretendo che i rappresentanti di quello Stato in cui ho creduto e purtroppo credo ancora mi diano delle risposte. Serie, concrete. Ne ho diritto in quanto persona onesta ma soprattutto in quanto padre.

DI TULLO Antonio  

 

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