Domenica 22 Dicembre 2024

Documento dei circoli Pd del Parco Nazionale del Gargano sul futuro dell’Ente

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I circoli del Partito Democratico dei comuni compresi nel Parco Nazionale del Gargano, alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni sulla scadenza dell’ultimo quinquennio amministrativo dell’Ente, con logiche che poco hanno di politico e CON una latente sordità al movimento nato dal basso ad opera di liberi cittadini, giovani e associazioni, ritengono di affermare con grande chiarezza, un giudizio politico di merito su quello che ha significato, in questi anni, il Parco Nazionale del Gargano per l’intero territorio. E’ un fatto di dovere e di lealtà politica, imposti dal confronto continuo con i cittadini, l’associazionismo, quello produttivo, sociale e culturale ed ambientalista e, infine, con la base dei nostri circoli. Sono trascorsi 21 anni dal decreto di istituzione del Parco Nazionale del Gargano e per tutti, quindi, si pone la necessità di fare il punto rispetto alle cose fatte ed alle cose da fare. Questo anche per dare maggior voce a quanti, con entusiasmo e passione, si spesero tra mille difficoltà e “venti contrari” per la nascita e la istituzione del Parco Nazionale e a tutti coloro che fortemente ancora credono nelle potenzialità in esso presenti per una più incisiva qualificazione del nostro territorio.

Un territorio che presenta caratteristiche uniche dal punto di vista ambientale e naturalistico, storico e culturale. Ma anche molte debolezze, che spesso diventano emergenze che richiedono un energico passo in più, in special modo dal punto di vista della cultura di governo. I ritardi registrati nell’approvazione definitiva del Piano del Parco, del regolamento e del piano pluriennale di sviluppo socio-economico, mostrano che questo passo, in questi anni, è mancato, indebolendo notevolmente il ruolo del Parco nel governo del territorio, sia nell’azione di tutela e di conservazione del patrimonio ambientale, sia nel sostegno alle politiche di sviluppo sostenibile che pure si è cercato di avviare sul Gargano. I ritardi rendono ormai vecchia la programmazione avviata nel 2000, per gli aspetti di pianificazione territoriale, che va adeguata al PPTR ma anche per la proposta di sviluppo socio-economico. La futura governance del Parco sarà chiamata da subito a misurarsi con queste necessità e deve farlo con un approccio del tutto rinnovato e moderno, che veda nuovamente protagonisti gli enti locali insieme al mondo della rappresentanza ambientalista, sociale, economica, culturale. Con una capacità di dialogo e di confronto che consenta a tutti di lavorare per l’obiettivo della crescita ed il rilancio del Gargano, mettendo da parte lo spirito conflittuale che, spesso, in questi anni ha caratterizzato i rapporti del Parco con il territorio. Il clima instauratosi tra presidenza del Parco e Comunità del Parco, per molti frangenti astioso, ad esempio, dimostra l’emergenza di rivedere radicalmente l’approccio di governance dell’Ente in tutte le sue componenti istituzionali, in modo da limare e dissolvere anche le pur accennate contese, quasi concorrenziali, che hanno marcato crepe tra il Parco ed altri enti utili allo sviluppo territoriale, come il Gal Gargano. Il Parco deve recuperare la sua vera mission, sapendo che è chiamato oggi a svolgere una funzione importante di indirizzo per la gestione del territorio in esso compreso, nella considerazione che le politiche di riconversione ecologica dell’economia impregnano ormai tutta la programmazione regionale. Per svolgere bene questa funzione, il Parco deve rendersi assolutamente efficace nelle proprie funzioni istituzionali, puntando innanzitutto sulla collaborazione e su un coinvolgimento adeguato ed equilibrato delle singole istituzioni locali, a partire dalle amministrazioni comunali. Vanno ribadite e rese chiare le politiche di tutela e conservazione, in primo luogo, perché sono essenziali per mantenere l’identità del Gargano come area ad altissima intensità di biodiversità, ricca di habitat e paesaggi unici nel loro genere e per questo meta di specifici flussi turistici, che devono rafforzare l’offerta turistica del territorio e integrare in modo essenziale quella tradizionale, ormai sempre più obsoleta sul mercato dei circuiti internazionali. Politiche che devono avere al centro una sostanziale e concreta strutturazione della “filiera della sostenibilità”, che parte dalla conoscenza e dalla consapevolezza della complessità dei nostri ambienti per definire e realizzare buone politiche gestionali di salvaguardia della risorsa. Tutela e conservazione non come vincolo, quindi, ma come nuove opportunità di produrre valore e, quindi, valorizzazione e sviluppo. Occorre perciò caratterizzare e strutturare concretamente le specifiche politiche di valorizzazione, a partire dai centri visite, che – laddove non chiusi e ormai abbandonati all’incuria – continuano a testimoniare la propria esistenza nella più assoluta solitudine e senza alcun coordinamento e, in molti casi, non assolvendo affatto alla funzione principale che è quella di accogliere l’ospite, informarlo e guidarlo in una fruizione del territorio diversificata e integrata; passando, poi, per la infrastrutturazione “dolce” del territorio (sentieri, camminamenti , postazioni per l’osservazione della fauna, georeferenziazione degli itinerari e degli attrattori ambientali e culturali presenti nell’area protetta, bike sharing, ecc.), richiesta a grandissima voce dalle innumerevoli realtà che stanno nascendo spontaneamente sul territorio e delle quali un Parco nazionale come il nostro deve tenere specifica considerazione per l’ampia rete nazionale e internazionale che esse costituiscono.

E ancora, la valorizzazione delle specifiche attività della tradizione territoriale, come la pesca lagunare e la pastorizia, fino a giungere, quindi, alla valorizzazione dei prodotti attraverso specifiche attività promozionali che possano dare vita, finalmente, al tanto sospirato “brand Gargano”, ancora affatto percepito, del quale il Parco deve essere il maggior promotore e investitore. Non può, un Parco nazionale, non investire nella qualificazione dei centri storici urbani inseriti nel proprio territorio e nella conservazione e tutela di quei beni archeologici, storici e culturali che del Gargano costituiscono la concreta testimonianza delle radici.

Non può, un Parco nazionale, essere timido e titubante nelle politiche di lotta all’abusivismo e al consumo selvaggio del territorio, molto spesso ad opera del malaffare e della mafia locale, nei confronti della quale, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca, il Parco deve tenere alta l’asticella dell’attenzione finalizzata al contrasto e alla prevenzione. Infine, la necessità improcrastinabile di un Parco che, come quando nacque, deve tornare a fare “cultura del parco”, dalla promozione di specifiche proposte turistiche ad una politica di educazione ambientale a partire dalle scuole e in grado anche di sostenere la gestione dei centri visita: perché il Parco ha bisogno di essere percepito non come ostacolo, tantomeno come distributore autonomo di risorse economiche ma come opportunità di crescita e di sviluppo per il singolo cittadino. Una politica di condivisione capillare, capace di giungere fino alla definizione di specifici progetti che rafforzino il territorio, in questi anni è mancata e ciò non ha consentito a tutto il Gargano di parlare una voce unica, forte, caratterizzata specialmente sul fronte ambientale e culturale, che resta il punto di forza di questo territorio. I limiti della gestione di questi anni del Parco Nazionale del Gargano sono oggi testimoniati dall’insofferenza che caratterizza un vasto mondo di soggetti e realtà, che va dalle associazioni ambientaliste, ai giovani che più hanno investito sul parco mettendo in campo la loro professionalità, alle associazioni di categoria, ai singoli cittadini, alla stessa Comunità del Parco. Il documento delle associazioni ambientaliste, rappresentate nel Consiglio direttivo del Parco, da a questa insofferenza nomi e numeri con i quali è giunta l’ora di confrontarsi nel merito e in modo definitivo. In tanti, troppi sollevano la necessità di un cambiamento nella cultura di governo dell’Ente, una svolta sostanziale che superi l’approccio commissariale e riprenda a praticare una gestione democratica e necessariamente condivisa. Siamo convinti che questo risultato può essere raggiunto se, a partire dalla nomina del Presidente, si ritorna a praticare con coerenza una politica di ascolto del territorio e si procede ad individuare i possibili candidati a partire dal portato di condivisione delle politiche ambientali che caratterizzano l’azione di un parco, di spessore culturale capace di rendere politicamente unico il Gargano, di esperienze di governo, di conoscenza del tessuto produttivo locale, di effettiva riconoscibilità sul territorio. Di questo, il PD può e deve farsi interprete, attraverso una convergenza, in tempi brevi, anche dei suoi sindaci e dei suoi rappresentanti istituzionali, su un profilo ed eventualmente su un nome rappresentantivo di un’analisi di merito serena, che sia ben altro rispetto a cacce alle streghe e a fughe in avanti che condannano o santificano le singole persone, tenendo in ombra il territorio e le aspirazioni dei suoi abitanti.

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