Nei giorni scorsi, il Comune di Foggia ha dedicato all’On.le Vincenzo Russo, già ministro e sottosegretario di Stato, “Ad perpetuam rei memoriam” il piazzale che ospita il “Nodo intermodale” della città. “Per ridare dignità a chi ha contribuito in modo fattivo allo sviluppo di Foggia e della Capitanata con opere tangibili ed ancora visibili” afferma la motivazione data dal sindaco Franco Landella. Allo scoprimento della targa è seguita una tavola rotonda dal tema: “Vincenzo Russo: da Foggia al Governo nazionale. La politica al servizio del Paese”. Qui alcuni nomi “altisonanti” della vecchia Repubblica, appartenenti a quella che fu la grande, ma tanto bistrattata e martoriata Democrazia Cristiana della Capitanata, come Paolo Cirino Pomicino, Mario Tassone, Gianni Mongiello, Vittorio Salvatori e Franco Di Giuseppe, hanno espresso lodi a un personaggio che “con la sua esperienza politico-istituzionale ha recitato un ruolo centrale nella storia della città, della Puglia, e dell’Italia” Fin qui la cronaca. Tuttavia, chi continua a sostenere che Vincenzo Russo abbia “contribuito in modo fattivo allo sviluppo di Foggia e della Capitanata con opere tangibili ed ancora visibili”, ignora o fa finta che il IV Centro petrolchimico, meglio conosciuto come Anic, S.C.D. Enichem, e realizzato nella Piana di Macchia in territorio di Monte S. Angelo, a pochi metri da Manfredonia, impianto che avrebbe dovuto dare una svolta decisiva all’economia della Capitanata, fu fortemente caldeggiato dallo stesso Russo. Lo spettro dell’opera tangibile è ancora lì, “ben visibile”, a testimoniare il grande “regalo” fatto al nostro territorio, dall’allora giovane emergente funzionario dell’ENI ed esponente di spicco della D.C. di Capitanata. Egli, in un’intervista rilasciata a “La Gazzetta del Mezzogiorno”, apparsa il 20 ottobre 1967, ritenendosi il principale fautore del grande evento con orgoglio sosteneva che “l’impianto petrolchimico di Manfredonia contribuirà notevolmente a limitare il flusso migratorio che per molti anni ha impoverito di forze valide la provincia di Foggia. È così che la classe dirigente democratica dopo gli altri importanti insediamenti nel Mezzogiorno annunciati nei mesi scorsi, testimonia la sua originale vocazione meridionalista per favorire la crescita civile e morale della comunità meridionale”. In quel periodo anche altri esponenti della D.C. provinciale, quali l’avv. Berardino Tizzani, presidente dell’Amministrazione provinciale di Foggia, il prof. Antonio Valente, sindaco di Manfredonia e il rampante avv. Vittorio Salvatori, sindaco di Foggia si associavano al compiacimento di Russo, evidenziandone il notevole impulso che la decisione dell’ENI avrebbe dato all’attività pubblica dell’intero territorio. Risultato di questa scelta scellerata fu solo sconvolgimento dell’ambiente, inquinamento e distruzione della meravigliosa Piana di Macchia. Non ultime, le tante morti che, a distanza di quarant’anni, dallo scoppio della colonna di arsenico, continua a mietere. Indubbiamente questa è stata “un’opera tangibile e ben visibile”, ma solo per chi ne ha tratto notevole vantaggio politico e economico. Manfredonia, invece, si porta ancora tutto dentro e continua a piangere i suoi morti.
Matteo di Sabato
oltre all’onorevole, bisognerebbe ricordare un paio di famosi personaggi sipontini che caldeggiavano l’enichem…peccato che abbiamo memoria corta…:-)