Approfondimento alla lettera del 21 gennaio 2017
Ho ritenuto doveroso scrivere questa seconda lettera aperta per un approfondimento su quanto precedentemente esposto per poter progettare insieme un percorso possibilmente costruttivo, così come la democrazia partecipata ci richiede, e non per una contestazione fine a se stessa.
Nella lettera, per fare un esempio, per quanto riguarda l’Ostetricia, ho messo in dubbio quanto affermato dall’amministrazione regionale sulla sicurezza delle partorienti e dei neonati.
Si potrebbe esaminare una statistica, rispetto ai numerosi anni passati, sulle patologie invalidanti delle puerpere e dei neonati ponendo a confronto i grossi centri ospedalieri con quelli piu’ piccoli: ci si accorgerebbe che in pratica non e’ vero che i grossi centri sono più sicuri.
Quando gli esperti presentano la statistica di un neonato al giorno, fanno il famoso ragionamento del pollo a testa. Forse si dimenticano che in un giorno puo’ nascere un bambino, in un altro anche 10 bambini per cui non e’ un fatto di matematica (sic! sulla salute) ma occorre pensare a una organizzazione seria.
Chiudendo i reparti di Ostetricia-Ginecologia forse non ci si rende conto che oltre a DRG dei parti si aggiungeranno DRG per quelle patologie ginecologiche che sono tantissime e, quindi, un danno per l’ASL (e per la popolazione) causato dalla mole di mobilita’ passiva. Basta guardare i dati relativi a questi reparti. Quindi con la scusa dei parti si e’ realizzato un altro “taglio”.
E così potremmo parlare a lungo anche di altri reparti, come la Cardiologia, il Pronto Soccorso ecc… Con questa logica in futuro rimarranno solo i due ospedali di 2° livello con tutti i problemi che ne deriveranno. E di conseguenza saremo costretti a dare spazio a strutture private……
Per non parlare della disastrosa politica della Dirigenza Strategica dell’ASL di non sostituire medici e personale sanitario, e soprattutto primari, preferendo dare il primariato ad una sola struttura ospedaliera causando tutti i guai cui assistiamo ogni giorno. E poi si afferma che non ci sono i numeri sufficienti!!!
Ora si tratta di scegliere se continuare una politica di “tagli” o se tagliere “sprechi” e “inefficienze”.
La famosa Riforma Sanitaria varata agli inizi degli anni ‘80, voluta con caparbieta’ dall’allora “Sinistra” e frutto di un lavoro approfondito di oltre 20 anni, guardava, oltre che al buon funzionamento delle strutture, anche agli aspetti concreti dei bisogni della gente. Negli anni seguenti, fino ad oggi, e’ stata sempre ridimensionata in peggio attuando “tagli” anziche’ preoccuparsi di far funzionare al meglio le strutture.
A questo proposito, Presidente, mi permetta un’ulteriore riflessione personale. Nei miei 40 anni di attivita’ ospedaliera ho assistito a tutte le trasformazioni avvenute in questo settore. Quando, a seguito della Riforma Sanitaria, furono istituite le famose AUSL, con un Comitato di Gestione che rappresentava tutte le forze politiche del territorio, le cose non andavano male. La nostra vecchia AUSL FG/5 (comprendente i comuni di Manfredonia, Monte S.Angelo, Mattinata) ha operato in modo dignitoso senza lasciare debiti. Le popolazioni avevano la possibilita’ di partecipare anche agli indirizzi idonei per quel territorio attraverso i partiti politici di allora. Poi, presi dall’agitazione negli anni della crisi politica, si e’ pensato di rendere le ASL aziende autonome e dare poteri a Direttori Generali, nominati esclusivamente dalla Giunta Regionale, escludendo la partecipazione attiva dei cittadini con le conseguenze che conosciamo. Questo tipo di organizzazione evidentemente non ha funzionato. E’ come se un’amministrazione comunale fosse gestita da tecnici con una partecipazione indiretta della politica. E’ naturale che gli amministratori comunali si servano dei tecnici per realizzare quanto necessario, ma gli indirizzi generali e’ di pertinenza dei primi.
Potrebbe essere una formula vincente che l’Assemblea dei Sindaci abbia reali poteri di indirizzo affiancata da Direttori sì con poteri gestionali ma che rispondano alle reali esigenze delle popolazioni e non solamente alla Giunta Regionale. Si e’ passati dalla sovranita’ territoriale alla sovranita’ regionale che non sempre riesce ad esprimere al meglio le esigenze dei cittadini. Con uno sforzo di buona volonta’ oggi, anche con le norme attuali, ridando i giusti poteri all’Assemblea dei Sindaci, essa potrebbe scegliersi la propria Direzione Strategica (elementi competenti e che conoscano bene il territorio) comunque vagliata e approvata dalla Giunta Regionale. E’ logico che questo comporta un ridimensionamento del potere regionale a cui spetterebbe il compito di controllo, di coordinamento e di indirizzo regionale nell’ambito delle norme nazionali. E’ fantasia? E’ utopia? Ci pensi Presidente perche’ le cose vanno proprio male, così come e’ impostata l’organizzazione attuale!!! e la gente è molto piu’ insoddisfatta di prima. E’ una riflessione che vale per i sindaci del territorio, dei consiglieri regionali e di quanti hanno a cuore le sorti della nostra sanita’.
Dopo questa pausa di riflessione voglio ancora sottolineare che occorre capire le “cause” del disastro ospedaliero e non fermarsi alle conseguenze.
Stiamo distruggendo lentamente, ma inesorabilmente, quello che era l’orgoglio di noi italiani: lo “Stato Sociale”, per dirlo in altro modo: il Welfare State.
E’ opportuno da subito, come ho esposto prima, che le nomine dei Direttori Generali vengano concordate in modo democratico con gli esponenti territoriali (la legge non lo impedisce).
E allora e’ necessario rivisitare tutte queste mini-riforme creando delle sinergie tra le varie strutture (di base, di 1° livello e di 2° livello) e le strutture universitarie e di ricerca, ma senza rinunciare allo spirito della grande riforma degli anni ‘80.
Un altro capitolo sarebbe da approfondire sull’Ospedale “S.Michele Arcangelo” di Monte S.Angelo che pure svolgeva un importante servizio alla popolazione montana, ridimensionato drasticamente sempre per la stessa logica per non parlare della funzione importantissima della nostra Cardiologia e del nostro Pronto Soccorso messi in ginocchio. Questo lo potremo approfondire in un prossima relazione.
Naturalmente questo e’ un compito arduo perche’ riesce meglio un riordino fatto come quello annunciato, senza tener conto della situazione orografica del territorio, delle particolari condizioni delle citta’ che hanno porti turistici, industriali, di industrie inquinanti ecc..
Allora il cittadino pugliese si chiede: come mai con la stessa popolazione, con gli stessi parametri anche previsti dal Ministero della Salute, alcune citta’ hanno avuto il privilegio di presidi di 1° livello ed altri no? Scelte politiche?
E noi cittadini sipontini, tra le altre cose, ci chiediamo: le nostre quote previste per l’assistenza ospedaliera vanno a beneficio di altre citta’ a discapito della nostra? E’ questa la giustizia? E’ questa l’equita’ sociale che tanto viene decantata a parole nelle campagne elettorali ma poi nei fatti vince chi e’ piu’ forte politicamente? Si dice che il Presidente e’ il Presidente di tutti. E’ così? E’ questo l’Emiliano-care? La salute al primo posto?
Restituiamo allora potere ai rappresentanti politici dei cittadini e rivisitiamo il piano di riordino ospedaliero con piu’ equita’, piu’ razionalita’ a beneficio di tutti.
In ogni caso Presidente, a prescindere da tutte queste argomentazioni, La invito ad operarsi presso la Direzione Generale affinche’ da subito metta in condizioni le unita’ operative esistenti di operare secondo legge (con personale e attrezzature adeguate) per non lasciarle allo sbaraglio, come da molto tempo purtroppo succede.
Ho voluto sostenere tutto quanto esposto (anziche’ godermi la pensione come qualcuno mi consiglia) perche’ l’esperienza, la razionalita’, e perche’ no, il cuore per la gente mi ha spinto a questa faticosa riflessione pur immaginando che qualche tecnico o qualche politico, con aria di grande superiorita’, la riterra’ fantasiosa. Sono comunque sempre disponibile ad un confronto con costoro. Oggi si parla tanto di cittadinanza attiva con cui ogni cittadino puo’ e deve dare il proprio contrinuto.
In ogni caso nella prossima lettera avrò l’opportunità di rispondere punto per punto su quanto da Lei affermato e pubblicato su “Quotidiano Sanità” dei giorni scorsi.
Ai miei concittadini l’invito a mobilitarsi nei modi e nei termini democratici perche’ si ottenga giustizia.
Cordiali saluti.
Michele Troiano
Chiedo scusa se ho usato in alcuni casi un linguaggio tecnico. Per quanto riguarda il significato dei DRG (che e’ un termine americano importato e non capisco il perchè) il DRG non e’ altro che il valore in termini economici di ogni patologia (o malattia per essere piu’ espliciti) che viene curata in Ospedale. Per esempio, un parto costa X euro, un intervento di appendicite Y, una bronchite cronica Z e così via. Per questo ogni ricovero di queste patologia effettuate fuori dalla nostra ASL e’ un costo passivo. In termini concreti si chiama mobilita’ passiva. Spero di aver chiarito il termine DRG ringraziando la lettrice che me lo ha fatto notare. Michele Troiano
Caro Michele, capisco che la lettera ad Emiliano tratta di argomenti tecnico-amministrativi certamente comprensibili al personale addetto ai lavori, ma visto che viene pubblicata su un giornale letto da molta gente comune, sarebbe opportuno spiegare il significato dell’acronimo DRG così che anche gli altri possano capirne il significato. Grazie