Il 2 gennaio scorso chiudeva serenamente gli occhi alla vita terrena per tornare alla casa del Padre, Maria Felicia Quitadamo, vedova Taronna, a giusta ragione, considerata la nonnina più longeva del Gargano, classe 1913.
Ancora quattro giorni e avrebbe compiuto 104 anni, oggi, che la Chiesa celebra l’Epifania di Nostro Signore. Maria Felicia nasce a Monte Sant’Angelo da una famiglia molto unita e timorata di Dio.
Il papà, onesto e instancabile lavoratore, dedito all’industria boschiva, viene a mancare prematuramente, lasciandola quando aveva appena dieci anni. Ancor bambina, Maria Felicia, prima di tre figli, si fa carico del governo della casa, accudendo anche ai fratelli più piccoli, impegno che non le consente di frequentare la scuola.
La sua passione, il ricamo all’uncinetto, che ha continuato a coltivare fino a pochi mesi fa, nonostante l’età avanzata. Nel 1932 contrae matrimonio che viene allietato dalla nascita di cinque figli, tre maschi e due femmine, di cui quattro viventi.
Nel gennaio del 1978 si trasferisce definitivamente a Manfredonia. La vita di Maria Felicia trascorre serena, anche perché allietata e animata dalla presenza di un vasto stuolo di nipoti, ben diciassette e da altrettanti pronipoti. Una figura particolarmente emblematica, quella di nonna Maria Felicia, molto tranquilla, perché appagata da tanto amore, quintessenza della semplicità e del radicato legame con la famiglia.
Tante sono state le volte che ho avuto l’onore e il piacere di osservarla, quando passavo davanti a casa sua. Maria Felicia, d’inverno, seduta dietro la vetrina, ricurva, con il suo uncinetto sferruzzava, intenta a realizzare i suoi preziosi ricami. D’estate, invece, la trovano, sempre seduta alla sua sediolina, fuori dalla porta, al fresco, a lavorare di ricamo.
Nel 2014 il Parco Nazionale del Gargano dedicò ai “Patriarchi del Gargano” un calendario i cui protagonisti furono dodici ultracentenari, scelti per mese di nascita. Tra questi vi è la foto di Maria Felicia che rappresenta il mese di gennaio. Niki dell’Anno, invece, ha curato la regia, la fotografia e il montaggio di un interessante, quanto unico documento filmico, dove i patriarchi raccontano “la loro storia, la nostra storia, fatta di amore, sacrifici, tradizioni…”, il cui link è riportato in calce.
Alle domande: Perché tanto accanimento per il ricamo?, Qual è il segreto per vivere così a lungo?, Maria Felicia rispose: “Mi è sempre piaciuto ricamare all’uncinetto. Ho ricamato per tutta la famiglia. Ai diciassette nipoti ho regalato i miei ricami, perché potessero ricordarmi”. Alla seconda ha così risposto: “Che vedeve vedeve e che senteve senteve, l’ucchjie ce serrevene e la lènga ne’ parlève”. (Che vedevo vedevo e che sentivo sentivo, gli occhi si chiudevano e la lingua non parlava).
Una massima alquanto originale, ma efficace, che dovrebbe farci riflettere, in un mondo dove l’udire e il parlare sovente si trasformano in armi micidiali, se usati in modo sconveniente. Invece, l’ascolto e la parola dovrebbero servire ad unire gli uomini.
La redazione di ManfredoniaNews.it, attraverso queste brevi note, oltre ad esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia, ha voluto testimoniare e additare ai suoi affezionati lettori la figura di una donna che nella sua semplicità e dedizione alla famiglia, ha dimostrato che vivere a lungo si può, solo con l’amare il proprio prossimo come se stessi e affrontare le difficoltà con serenità. Questo è il vero secreto di lunga vita.
Matteo di Sabato
https://www.youtube.com/watch?v=fcNJgPulyrc
Sentite condoglianze all’amica Mimma.
Più longeva del Gargano? Ma nn è vero!!!!