Diciassette anni fa era sceso al Sud insieme a un manipolo di imprenditori veneti per rilanciare le sorti dell’area industriale di Manfredonia (Foggia). Tre mesi fa è stato chiamato a Roma, in qualità di assessore, per mettere ordine nella partecipate del Comune, fonti di dolori e buchi per l’amministrazione capitolina. Eppure quell’avventura imprenditoriale non è andata come tutti avrebbero voluto. Tanto che il pentastellato imprenditore era finito tra le file dei furbetti dei finanziamenti pubblici.
Ai tempi, correva l’anno 1999, Massimo Colomban era alla guida della sua creatura Permasteelisa, un colosso leader mondiale nei rivestimenti per palazzi in vetro e acciaio. L’aveva fondata lui e l’aveva guidata fino al 2002, quando, dopo averla portata a un fatturato di oltre un miliardo di euro, decise di lasciarla a una ottantina di manager fidati.
La missione in Puglia, invece, era nata sulle ceneri dell’insediamento dell’Eni tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo, un complesso industriale in cui si producevano fertilizzanti. La crisi negli anni 80 e i vari disastri ambientali avevano portato, con strascichi giudiziari, alla chiusura della produzione nel 1993 nell’ambito del piano di riassetto della divisione agricoltura dell’Enichem. Per ricollocare i lavoratori e rilanciare la zona creando un nuovo distretto industriale più variegato, fu stipulato un contratto d’area a cui avevano aderito tutti, dal governo ai sindacati, dagli industriali agli enti locali. I lavori erano iniziati nel ’98 con il primo protocollo sottoscritto da 8 aziende che avrebbero dovuto beneficiare di 91 milioni di fondi pubblici. Il vero colpo, però, arriva col secondo protocollo, grazie a un invito rivolto agli imprenditori del Nord-Est a delocalizzare le proprie produzioni in Puglia. Le imprese interessate da otto diventano 66 e i milioni di finanziamenti salgono a 356.
È il 10 marzo 1998 quando il premier Romano Prodi, alla presenza del ministro dell’industria Pierluigi Bersani, chiama tutti a Palazzo Chigi per firmare l’accordo. E a luglio dello stesso anno è sempre Prodi a intervenire in una cerimonia al Castello di Manfredonia in cui viene stipulato il gemellaggio tra Treviso, Vicenza e Foggia: sulla carta, un successo perché saranno ben 27 le aziende venete pronte a trasferirsi. Anche se l’esito sarà poi di tutt’altro segno. Tra i ben intenzionati figura Colomban, che da Treviso scende in Puglia non con la sua ammiraglia, Permasteelisa, ma con una società di nuova costituzione, la Solar Tech srl. L’azienda si occupava di superfici esterne, in particolare di pannelli solari, e si doveva insediare nella zona industriale di Manfredonia. Secondo le tabelle predisposte dall’ufficio del responsabile unico del contratto d’area, la Solar Tech avrebbe dovuto sostenere un investimento complessivo di 57,555 milioni di euro, di cui 41,958 sarebbero dovuti arrivare dai fondi europei attraverso l’assegnazione del Cipe. Un investimento cospicuo, perché nessun’altra delle 66 aziende ad eccezione della Futura filati (43,3 milioni) aveva ricevuto un così grande ammontare di finanziamenti.
I fondi vengono deliberati a marzo 1999, ma un anno dopo, prima ancora che la Solar Tech avvii le proprie attività, la Commissione europea scopre qualcosa che forse non si sarebbe dovuto sapere. In una rara indagine sulla destinazione delle proprie risorse, la Commissione giunge alla conclusione che la Solar Tech non può più ricevere tutti i 42 milioni previsti. Il motivo risiede nella sua compagine azionaria che agli occhi della Ue non è quello di una piccola e media impresa, come avrebbero voluto far credere i soci. L’azienda è controllata dagli imprenditori Colomban (46%), Pavan (15%), Bonotto (15%) e per il 24% dalla Permasteelisa. Per la commissione la presenza tra gli azionisti di Colomban, padre padrone di Permasteelisa, e della stessa società leader nei pannelli, trasforma la Solar Tech in una società satellite del medesimo gruppo. Perdendo di fatto lo status di Pmi. “La Commissione europea – si legge nella nota pubblicata a novembre 2000 – ha deciso che l’Italia potrà accordare a Solar Tech srl soltanto una sovvenzione di 34 milioni di euro, invece dei 43 milioni di euro notificati, vale a dire 9 milioni in meno”.
La riduzione è stata imposta perché “Solar Tech non poteva beneficiare della maggiorazione di aiuto che è autorizzata in favore delle piccole e medie imprese (Pmi). È infatti risultato, nel corso dell’indagine, che in realtà Solar Tech fa parte del grande gruppo industriale Permasteelisa e non soffre degli svantaggi tipici delle Pmi”. Un taglio di 9 milioni di euro, pari al 20% dei finanziamenti che ha fatto salire a oltre 25 milioni di euro la necessità di mezzi propri. Finanziamenti che sarebbero stati illeciti, ma che la Ue ha scoperto. E il venire meno dell’appoggio pubblico, probabilmente ha fatto desistere Colomban. Come si andata a finire lo rivelano le carte del commissario unico. Alla voce “situazione” relativa alla Solar Tech compare monolitica la parola “Rinuncia”. Dell’azienda oggi non esiste più traccia: Colomban l’ha guidata fino al 2003, poi nel 2005 è stata cessata. Del progetto di Manfredonia, restano pochissime imprese. E perfino Prodi tornato in zona, ha parlato di un fallimento.
fonte: http://www.repubblica.it/politica/2016/12/22/news/colomban_finanziamenti_ue-154638145/
Tutti sappiamo com’è finita con il contratto d’area a Manfredonia. Purtroppo in Italia i furbetti acquisiscono titoli di merito per le loro malefatte a discapito dei cittadini perbene. Il pesce, come si suol dire, puzza dalla testa. Puzza talmente tanto che abbiamo sotto gli occhi giornalmente l’abisso in cui sta cadendo l’Italia. Speriamo che lor signori provvedano ad un cambio di rotta vero e reale perché diversamente affonderemo nella me…lma
E il “sistema”, il “programma della colonia interna”, tutto come previsto? Le 5 fasi di tale programma (si fa per dire) sono andate tutte in porto (è una battuta)? Restiamo ancora nella condizione di doppia colonia interna: come resto della Puglia e come Sud.