“Dicono che c’è un tempo per seminare ed uno che hai voglia ad aspettare; un tempo sognato che viene di notte ed uno di giorno teso come un lino a sventolare…”. Queste che avete letto sono le prime strofe di “C’è tempo”, una delle più belle canzoni di Ivano Fossati, artista che meriterebbe tanto quanto l’impegnato Bob Dylan il nobel per la Letteratura. A lui devo la paternità di questo scritto per avermi, con la sua musica e le sue parole, permesso di individuare nel Tempo il filo rosso in grado di unire riflessioni che faticavano ad emergere. Ed infatti proprio questi giorni di fine anno (giorni di Avvento e di silenziosa attesa per chi crede) pieni di luci; colori e desideri, giorni segnati da un tempo diverso dall’ordinario, portano con sé una riflessione su ciò che è stato; sul presente e su tutto ciò che verrà; sul tempo e sul suo senso in generale. Operazione non facile né indolore specie dopo un anno pieno di impegni e in giorni pieni di shopping natalizio. Il tempo del resto è un brutto cliente con cui dialogare. A volte vorremo eternarlo nei momenti di felicità; altre volte superarlo in un attimo quando si vive un dolore; spesso ci lamentiamo di non avere tempo; non raramente ne occupiamo per riempire vuoti dello spirito. Per quanto considerabile soggettivamente il tempo rimane oggettivamente il fondale del nostro quotidiano. Quanto tempo, ad esempio, è passato prima che si formasse una matura coscienza civica nella nostra città? Tanto, forse troppo. Eppure, seppur dopo un disastro chimico e dinanzi alla prospettiva di un impianto di GPL, la cittadinanza ha vinto nel referendum una battaglia. Se simbolica o effettiva; se mossa da nobili fini o se accompagnata da non nobili fini politici solo il tempo lo dirà. Un tempo che nel suo futuro prossimo non vedrà la III° Repubblica. Eppure, vinto Renzi, il nuovo tempo auspicato dai vincitori non è arrivato. Si è istaurato un governo Gentiloni; per alcuni al solo scopo di occupare del tempo e terminare così la legislatura; per altri non opportuno non avendo il tempo materiale per incidere. Il tempo si sa è cliente rognoso per tutti, persino per chi detiene il potere. Se ben utilizzato però può essere utile, politicamente parlando, a fini narrativi. È il caso di tutti quei populisti, di qualsiasi colore, che ricercano in un ancestrale passato la vera anima di una nazione. Un’anima corrosa dai mali del tempo presente e da recuperare combattendo contro tutti e tutto prospettando una redenzione certa in un futuro utopico. Tempo; tempo e ancora tempo. Forse dovremmo solo vivere il qui ed ora senza pretendere il tutto e subito, vero motore del tempo da social, in cui vogliamo conoscere tutto di tutti; in cui vogliamo dire di tutto ma al tempo stesso in cui tutto sembra avere un’importanza fugace. Abbiamo perso il senso di “un tempo sognato che bisognava sognare”, come dice Fossati al termine della canzone. Dove il sogno non è fantasia ma immagine di un futuro che diventa presente grazie all’impegno di vivere il nostro tempo.
Domenico Antonio Capone