Sabato 10 dicembre alle 16.30 all’Hotel Cicolella di Foggia (viale XXIV Maggio 60, vicinanze stazione), si terrà la conferenza stampa di presentazione del film “Non c’è più religione” di Luca Miniero, nelle sale dal 7 dicembre distribuito da 01 Distribution.
All’incontro, moderato dalla giornalista Michela Ventrella, interverranno: il regista Luca Miniero, i due attori protagonisti, Claudio Bisio e Alessandro Gassmann, il presidente di Apulia Film Commission Maurizio Sciarra e gli Amministratori delle città coinvolte per le riprese.
Il film, girato tra maggio e luglio scorso in 7 settimane tra Isole Tremiti, Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Siponto, è stato scritto dal regista con Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia ed è prodotto da Cattleya con Rai Cinema e sostenuto da Apulia Film Commission con un finanziamento di 250mila euro.
La vicenda è ambientata in una piccola isola del Mediterraneo dove, come ogni anno, si deve realizzare un presepe vivente per celebrare il Natale. Purtroppo quest’anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio.
A Porto Buio però non nascono più bambini da un pezzo ma bisogna trovarne un altro a tutti i costi: la tradizione del presepe è infatti l’unica “resistenza per non scomparire”. Il sindaco Cecco, fresco di nomina, vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull’isola: peccato che fra le due comunità non corra buon sangue.
Ad aiutarlo nell’impresa due amici di vecchia data: Bilal, al secolo Marietto, italiano convertito all’Islam e guida dei tunisini, e Suor Marta, che non ne vuole sapere di “profanare” la culla di Gesù.
I tre si ritroveranno uno contro l’altro, usando la scusa della religione per saldare i conti con il proprio passato. Un lama al posto del bue, un Gesù musulmano e un ramadan cristiano, una chiesa divisa in due e una madonna buddista: un presepe vivente così non si vedeva da 2000 anni nella piccola isola di Porto Buio. Una commedia esilarante sull’Italia di oggi, che si arrangia come può, dove l’unica religione che conta è la fantasia.