Una netta maggioranza del popolo italiano ha votato NO al referendum costituzionale, diventato, come ha sempre voluto il principale promotore Matteo Renzi, una occasione per valutare anche l’operato del suo Governo.
Hanno votato NO i nostri giovani, stanchi di essere raggirati nel diritto ad un futuro dignitoso o di essere usati servilmente, se decidono di restare dove sono nati, da capi-bastone e notabili della cattiva politica.
Hanno votato NO i tanti disoccupati che non hanno mai avuto o hanno perso un lavoro e che non si sentono affatto occupati se per pochi giorni di impiego ricevono qualche voucher.
Hanno detto NO quanti vivono nel mondo della scuola ed hanno subìto in prima persona i vuoti e l’improvvisazione di provvedimenti caotici e discriminanti.
Hanno votato NO i cittadini del Mezzogiorno, perché hanno visto aumentare i ritardi nello sviluppo e la lontananza dai loro territori dell’equità sociale e della presenza dello Stato.
A dire NO è stato chi pensava che, con oltre 40 anni di lavoro e di contributi previdenziali, superati i 60 anni di età avrebbe potuto usufruire della giusta pensione e del meritato riposo e non di essere costretto a rimanere al lavoro per altri sei o sette anni o accettare una pensione anticipata fortemente decurtata.
E poi hanno detto NO milioni di lavoratori dipendenti, ai quali è apparso evidente di essere considerati una parte marginale rispetto a chi trae profitti dal loro lavoro. Essi hanno inteso che per chi governa è più importante rendere più facili i licenziamenti che non rafforzare il diritto al lavoro, non vedono adeguamenti al costo della vita delle loro già modeste retribuzioni anche da oltre sette anni, sentono di essere sempre meno considerati tessuto vitale e priorità del Paese, loro che pagano (qui in Italia!) fino all’ultimo centesimo le tasse dovute, rispetto a quanti le evadono sempre ed in misura maggiore, riveriti dai potenti, facendosi beffe della legalità e della insostenibilità sociale della loro ricchezza.
Insomma, a votare NO sono stati, in particolare, i più deboli, quelli per i quali la sinistra ha il dovere di battersi e che rappresentano la ragione dell’esistenza di un Partito Democratico.
Perciò è giusto ora farsi una ragione sull’importanza di dare finalmente risposte reali al malessere dei cittadini. Altrimenti non c’è da meravigliarsi se il popolo difende integralmente ciò che ancora oggi maggiormente li tutela, ovvero la Carta Costituzionale. Che può e deve essere certamente modificata ed aggiornata, ma da una politica e da partiti all’altezza del compito!
Salvatore Castrignano
(Già Segretario Provinciale CGIL Foggia – Coordinatore Associazione Lavoro&Welfare Capitanata)