Si saranno fatti una risata i dirigenti dell’Acquedotto Pugliese, quando si sono visti recapitare, lo scorso giugno, la segnalazione del nostro Comune indirizzata alla Procura della Repubblica per il malfunzionamento del deputare di Manfredonia che scarica a mare reflui fognari, per meglio intenderci, tutto ciò che va a finire nei nostri water e lavandini: cacca, pipì, detersivi. Un fenomeno che ormai va avanti da anni sotto gli occhi di tutti: cittadini, forze dell’ordine, organizzazioni regionali come l’ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente). L’Arpa, quella stessa agenzia che questa estate ha segnato alcuni tratti di mare della nostra costa con la bandierina rossa, dichiarandoli non balneabili, affermando ciò che effettivamente è il nostro mare: malato d’indifferenza da parte della politica locale regionale e nazionale, degli operatori turistici e dei cittadini, troppo concentrati a manifestare il proprio NO contro quell’azienda che avrebbe potuto inquinare il nostro mare, così come fece e continua a fare l’Enichem, così come fa da anni il fiume Candelaro, tratto d’acqua che sfocia a mare usato come scarico dei depuratori malfunzionanti di Manfredonia e di Foggia. Un disastro ambientale che si perpetra tra l’indifferenza di quelle organizzazioni ambientali come Legambiente, con la sua Goletta Verde che invece di verificare lo stato di salute delle acque di balneazione concede, a pochi eletti, una crociera a buon prezzo. E mentre l’Acquedotto Pugliese conta i suoi 200 milioni di euro di utili accantonati, bilanci chiusi negli ultimi anni con una media di 30 milioni di euro in attivo, prodotti grazie anche all’economia di risparmio fatta sugli impianti di depurazione e le reti idriche di Manfredonia, elargisce compensi milionari ai propri dirigenti e legali. Sono cose che succedono anche qui da noi. La nostra Giunta comunale non può essere sprovvista di un Assessore all’Ambiente che tuteli e sorvegli i reati commessi contro il nostro ambiente, un gravissimo atto ambiguo del nostro Sindaco che ne detiene la delega, per controllare quelle ricche municipalizzate di casa nostra e non controllare i veri disastri ambientali già esistenti che vanno in contraddizione con la nostra millantata vocazione turistica. Allora che senso ha dire che la Basilica Tresoldi è il sito più visitato di Puglia e che senso ha finanziare una indagine epidemiologica per conoscere lo stato di salute della nostra gente se non si fa nulla per arginare lo scempio al nostro Mare? Non basta una segnalazione alla Procura della Repubblica per mettersi la coscienza a posto. Servirebbe lottare, tutti assieme, come per l’Energas, per dire NO, il nostro mare non si tocca, più.
Raffaele di Sabato
Foto in anteprima di Bruno Mondelli
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hai fatto bene a sollevare questo problema gravissimo non ti fermare. bravissimo
Caro Raffaele possiamo festeggiare un altro quarantennale: quello della Legge Merli. E’ stata promulgata nel 1976 e tanti processi sono stati fatti ed accuse di inquinamento rivolte a tante industrie. I comuni della provincia di Foggia e Foggia non rispettano questa legge e le successive integrazioni ma nessuno, nè sindaci nè superpagati manager dell’Acquedotto Pugliese vanno in galera. Evviva le leggi che lo stato promulga ma che non rispetta.