La bellezza dello studio della storia sta nel poter analizzare gli eventi con i suoi protagonisti da una certa distanza, con maggior respiro, senza essere travolti dalle passioni e dal furore della vita presente. Probabilmente solo il tempo darà il giusto significato al referendum dello scorso 13 novembre. Anche perché al momento, al di là dei toni trionfalistici dei più, la situazione futura appare incerta ed alcuni non hanno esitato a sottolineare i limiti di fondo dell’intera vicenda. Hanno votato il 52% degli aventi diritto. Una cifra ragguardevole vista la natura della chiamata. Non esaltante se si considera la campagna mediatica specie degli ultimi giorni ma soprattutto non giustificabile con l’assenza di un gran numero di studenti fuori sede. Sicuramente siamo dinanzi ad una maggioranza che si è espressa compatta nel rifiuto all’opera dell’Energas e tanto basta per un referendum consultivo come questo. Per un referendum che, nonostante i messaggi filtrati nelle lettere giunte nelle nostre case, non è espressione di democrazia diretta ma un semplice parere non vincolante del corpo cittadino. Il vero plauso è da rivolgersi alla partecipazione trasversale di numerosi attori sociali, dalla galassia delle associazioni locali passando per la Chiesa sipontina e il suo Pastore (in linea con il messaggio bergogliano della “Laudato Sii”) sino a giungere al corpo dei consiglieri comunali e al nostro sindaco. Un primo cittadino che, nel suo commento a caldo dopo la conta dei voti, è apparso raggiante, appassionato, primus inter pares di una comunità orgogliosa della propria terra, delle proprie origini. Chi mai potrebbe biasimarlo! Chi mai potrebbe scalfire tale immagine! Basterebbe dare una rapida lettura ai media per vederlo accanto ad Emiliano, inveire contro Lino Banfi, criticare l’acquisizione di quote del Manfredonia Calcio da parte dell’Energas. Eppure una domanda sorge: “Signor Sindaco perché non prima? Perché non schierarsi prima, in prima persona contro tale progetto? Perché lasciar lanciare solo ad associazioni quali la LIPU; il WWF le obiezioni giunte al Ministro dei Beni Culturali precedentemente all’emissione del parere positivo di quest’ultimo? Perché scagliarsi solo contro Nonno Libero e non anche contro altri pugliesi, seduti al palazzo della Regione, che hanno espresso il loro avallo all’intero progetto? Per allontanare le maldicenze, che vorrebbero la sua partecipazione di questi ultimi giorni come un tentativo di ricostruirsi una verginità civica dopo i fragorosi silenzi a riguardo durante le ultime elezioni comunali, occorrerebbe fare un ulteriore passo in avanti. Solo se si avrà, se Lei avrà la forza di opporsi “sul campo” al probabile incedere del progetto andando contro lo Stato centrale, non abbandonando così la società civile, e se con uguale rapidità si provvederà a fare tutto il necessario per far ripartire l’occupazione locale, questo referendum sarà punto di partenza per il bene di tutti e non punto di arrivo per la coscienza, un po’ sporca, di pochi.”
Domenico Antonio Capone