Si è svolto domenica scorsa a palazzo dei Celestini, l’incontro dibattito sul tema delle modifiche costituzionali e la riforma del titolo V della costituzione che legifera in materia di competenze territoriali e autonomie locali, organizzato dal Comitato locale per il “No” alla riforma Costituzionale.
Relatore il Prof. Enzo Di Salvatore docente di diritto costituzionale all’universita di Teramo, il dibattito ha spaziato dai costi della politica: con la riforma del senato si avrebbe un ipotetico risparmio di 40 milioni di euro sull’intero costo dell’intera macchina istituzionale, si parla di un risparmio dello 0. Qualcosa% , se fosse approvato il taglio degli stipendi parlamentari, allora si avrebbe un reale rispormio per i contribuenti, ai rapporti stato-regioni e il bisogno del governo Renzi di fare cassa subito velocizzando gli investimenti sui progetti e le infrastrutture strategiche , come la TAP ed altri progetti considerati di interesse nazionale, che permetterebbe allo stato di quantizzare grandi risorse liquide nel breve e medio termine, eliminando le materie concorrenti dove fin oggi, gli enti locali hanno avuto voce in materia esprimendo il proprio parere, anche attraverso l’indizione di referendum popolari, con questa riforma molti sarebbero i contenziosi che potrebbero aprirsi .
La riforma affida molte materie che, prima erano esclusive alle regioni,
alla competenza esclusiva dello stato che potrà decidere su turismo, procedimenti amministrativi, energia, governo del territorio, infrastrutture strategiche, trasporto , istruzione, formazione, ambiente.
Conclude Di salvatore, “non è vero che la riforma delinea in modo netto il confine tra l’ambito di competenza dello Stato e l’ambito di competenza delle Regioni. In molti casi questo confine è assolutamente confuso: si pensi, solo per fare un esempio, alla tutela della salute, che oggi è attribuita alla competenza concorrente dello Stato e delle Regioni e che domani, se entrerà in vigore la riforma, sarà affidata alla competenza esclusiva dello Stato. Ebbene, se si va a leggere il testo della riforma si scopre che sulla tutela della salute lo Stato è competente a legiferare solo in ordine alle “disposizioni generali “, Con la conseguenza che ciò che non sia riconducibile a disposizioni che siano generali spetterà alle Regioni. La riforma non è moderna e neppure efficiente: essa non offre soluzioni adeguate ai problemi del regionalismo. Meglio sarebbe stato riorganizzare il sistema in Macroregioni e la diversificazione delle funzioni sulla base di comuni esigenze, si pensi, ad esempio, alle Regioni che si affacciano sull’Adriatico o ad alcune Regioni del Sud, che, più di altre, hanno problemi di carattere ambientale.
L’attuale sistema delle autonomie speciali – che la riforma mantiene sostanzialmente inalterato – poggia su ragioni storiche in gran parte superate. Sarebbe stato, invece, opportuno convertire questa “specialità”: da identità storica in “specialità” di tipo funzionale, collegata a problemi regionali comuni e concreti, affinché si potesse giungere ad una diversificazione delle competenze dei territori. In questo modo si sarebbe potuto dar vita a un regionalismo “differenziato”, più autentico e originale; e si sarebbe evitato di far compiere allo Stato un salto indietro di cento anni.
In materia di autonomie locali tra Stato e regioni, chiosa Enzo Cripezzi esperto lipu, la carta costituzionale rappresenta l’ancora di salvataggio quando lo stato invade con il proprio potere istituzionale, quello degli enti territoriali, decidendo per questi ultimi su insediamenti di grandi opere considerate strategiche.
Cripezzi conclude il suo intervento parlando di Energas, si ha la necessità di uscire mediaticamente dalle situazioni localistiche, portando fuori le mura della città il caso, rimarcando la necessità di un dato referendario talmente forte da ipotecare la decisione finale al rilascio dei permessi per la società proponente.
Molti gli interventi dalla sala che hanno dato vita ad un interessante e chiarificatore dibattito sul tema,
Unico neo dell’incontro svolto è stato il solito difetto di partecipazione da parte della popolazione locale che a quanto pare, di modifiche costituzionali non ha inteso molto e per tanto non ha interesse a saperne di più a tutto vantaggio del premier Renzi, a scapito di se stessi.
Antonella Umbriano
Cordinamento