Dal 12 novembre all’8 gennaio 2017 l’esposizione fortemente voluta a Manfredonia dall’Agenzia del Turismo
Verrà inaugurata questo pomeriggio, a partire dalle ore 16.00 agli Ipogei Capparelli di Manfredonia, la seconda edizione di “Casa Futura Pietra”, l’importante ed innovativo progetto di arte contemporanea e promozione del territorio organizzato dall’Associazione “Eclettica – Cultura dell’Arte”, fortemente voluto a Manfredonia dall’Agenzia del Turismo e dal suo Amministratore Unico Saverio Mazzone e promosso dall’Assessorato Regionale all’Industria Turistica e Culturale, Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali; dal Comune di Manfredonia e dal Parco Nazionale del Gargano.
L’idea globale di “Casa Futura Pietra”, curata da Giusy Caroppo, è quella di promuovere la buona pratica di un “museo temporaneo diffuso” con valenza di lettura sociale. Nel suo insieme, il progetto – ambientato nell’incontro tra archeologica e arte contemporanea – si propone come viaggio ideale che dalle viscere della terra risale, con la pietra come elemento di congiunzione simbolica, a un’idea di città ecologica e a dimensione umana.
La mostra – che vivrà in forte relazione con gli Ipogei Capparelli, lì dove il landmark è già segnato dal fortunato incontro tra archeologica e arte contemporanea – conta la partecipazione di un qualificato gruppo di artisti impegnati anche a livello internazionale in pratiche ambientali, sociali e multimediali, fra cui: Andrea Aquilanti, Archivio Italiano Paesaggi Sonori/Francesco Giannico, Daniela Corbascio, Igor Imhoff, Jason Middlebrook, Anne e Patrick Poirier, Agnese Purgatorio e Francesco Schiavulli.
Il progetto, visitabile gratuitamente su prenotazione, chiamando l’Agenzia del Turismo allo 0884. 581998, sarà fruibile dal 12 novembre 2016 all’8 gennaio 2017, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00, agli Ipogei Capparelli.
L’inaugurazione, invece, si svolgerà oggi pomeriggio prima agli Ipogei Capparelli alle ore 16.00, mentre si concluderà alle ore 17.30 al Parco Archeologico di Siponto “le Basiliche” con la proiezione, sulle pareti della Basilica di Santa Maria Maggiore, del video mapping interattivo multicanale “Anafora” di Igor Imhoff. Prevista la partecipazione di Loredana Capone, Assessore all’Industria Turistica e Culturale/Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali della Regione Puglia e del Direttore Regionale Aldo Patruno, di Eugenia Vantaggiato, Segretario Regionale del MIBACT, di Simonetta Bonomi, Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province FG/BAT, di Fabrizio Vona, Direttore del Polo Museale della Puglia, di Angelo Riccardi, Sindaco di Manfredonia, di Saverio Mazzone, Amministratore Unico dell’Agenzia del Turismo e di Stefano Pecorella, Presidente del Parco Nazionale del Gargano.
Ufficio Stampa e Comunicazione Manfredonia Turismo – Agenzia di Promozione.
Ufficio Stampa Manfredonia Turismo – Agenzia di Promozione
Piazza della Libertà, 1
71043 Manfredonia – tel/fax 0884-581998
INFO
L’inaugurazione è aperta al pubblico.
Orari di apertura della mostra, in accordo con il Parco Archeologico di Siponto: 10.00/13.00 – 15.00/18.00
Giorni di chiusura: 24 e 25, 31 dicembre
La mostra è a ingresso gratuito. Il sito è dotato di un percorso speciale per persone con disabilità e accompagnatore.
Gli Ipogei Capparelli si raggiungono preferibilmente in auto. Sono situati nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore a Siponto ma sulla carreggiata opposta, al km 169.130 della SS89 (71043 Manfredonia FG). Il sito è compreso tra la TOTAL ERG e l’officina meccanica POMPE INIETTORI di Dell’Anno, visibili dalla Strada Statale. Saranno segnalate zone di parcheggio.
In bus gli Ipogei si raggiungono da Manfredonia (partenza P.le Marconi; durata tratta circa 30”) con fermata al Bivio Cerignola-S. Leonardo.
ULTERIORI INFORMAZIONI : Manfredonia Turismo Agenzia di Promozione: tel+39 0884 581998
Eclettica_Cultura dell’Arte : info@ecletticaweb.it
www.intramoeniaextrart.it/casafuturapietra
Ufficio Stampa Patrizia Marino T. 3893448078 email: patrizia.marino@gmail.com
GLI ARTISTI E LE OPERE / ARTISTS AND WORKS
ANDREA AQUILANTI
Nato a Roma nel 1960, vive e lavora a Roma. Fin dagli esordi la sua ricerca è improntata sull’astrazione del tempo, sul contingente, sul confine opera/spettatore dipanato attraverso una messa in scena di proiezioni, disegno a matita e una gamma d’immagini tecnologiche decifrabili e immersive. Tra le ultime esposizioni si ricordano Codice Italia, 56° Padiglione Italia a La Biennale di Venezia; L’arte contemporanea per Dynamo Camp, Macro Testaccio La Pelanda, Post Classici. La ripresa dell’antico nell’arte contemporanea italiana, al Foro Romano Palatino, Ritratto di una città #2. Arte a Roma 1960-2001, 2013, MACRO tutte a Roma. Sempre nel 2013 ha partecipato alla 5th Beijing International Art Biennale al National Art Museum of China di Pechino.
Born in Rome in 1960, lives and works in Rome. Since the beginning, his research has focused on the abstraction of time, the contingent, the border between work of art and spectator, expressed through a staging of projections, pencil drawing and a range of technological images, decipherable and immersive. Among the latest exhibitions, Codice Italia, 56th Italian Pavilion at the Venice Biennale; L’arte contemporanea per Dynamo Camp, Macro Testaccio La Pelanda, Post Classici. La ripresa dell’antico nell’arte contemporanea italiana, at the Roman Forum, Ritratto di una città #2. Arte a Roma 1960-2001, 2013, all at MACRO in Rome. Also in 2013, he took part in the 5th Beijing International Art Biennial at the National Art Museum of China in Beijing.
Ipogei Capparelli, 2016
Disegno parietale, telecamera, videoproiezione/ wall drawing, video camera, video projection Dimensioni ambientali/ ambient sizes Courtesy l’artista/ Courtesy the artist
La torretta che sovrasta gli ipogei diviene un luogo ambiguo, in equilibrio tra suggerito e suggestione, grazie all’escamotage d’interventi sovrapposti, video-proiezioni estemporanee dell’ambiente circostante, sovrapposte alle medesime immagini disegnate di pugno dall’artista sulle pareti, in un abile gioco di mistificazione dei reali elementi rupestri, naturali e architettonici.
The little tower that dominates the hypogea becomes an ambiguous place, in a balance between the suggested and the suggestion, thanks to the stratagem of overlapped interventions, extemporaneous video projections of the surrounding environment, superimposed on the same pictures drawn by the artist’s hand on the walls, in a skillful play of mystification of real rocky, natural and architectural elements.
ARCHIVIO ITALIANO PAESAGGI SONORI/FRANCESCO GIANNICO
AIPS-Archivio Italiano Paesaggi Sonori è un collettivo, nato nel 2013, costituito da artisti coinvolti nello studio, nella raccolta e nelle interpretazioni dell’ambiente sonoro italiano. Il focus del gruppo è costituito da una sorta di “mappatura sonora” del contemporaneo svolta attraverso performance, concerti, workshop e attività di ricerca; per favorire l’educazione all’ascolto, l’interazione con l’arte contemporanea, i mixed media, il web 2.0, l’ecologia acustica.
Francesco Giannico è co-fondatore dell’AIPS e della label Oak Editions. Nato a Taranto nel 1979, vive e lavora a Bari. Musicista elettroacustico e video artista, ha realizzato workshop sull’ecologia del suono volte alla creazione di mappe sonore, installazioni e performance. Si è esibito e ha esposto presso: Espronceda – Contemporary Art Center di Barcellona; Maxxi – Spring Attitude Festival a Roma; Museo del Ferro Magma a Follonica; SoundFjord – London with AIPS Collective; Macro a Roma; Fondazione Cerere – ‘Chronicles’ with A.Ballerini a Roma; Madrid Muestrart e Expocition Collectiva – ‘Locus
Solus’ project with Nicola Colonna; RAI Radio 3 Live; Berlin Madame Claude; MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea; Università La Sapienza a Roma; Cineporto di Bari.
AIPS-Archivio Italiano Paesaggi Sonori is a collective, born in 2013, made up of artists interested in the study, collection and interpretation of the Italian sound environment. The purpose of the group is to create a sort of “sound map” of the contemporary through performances, concerts, workshops and research activities, in order to promote listening education, interaction with contemporary art, mixed media, web 2.0, acoustic ecology.
Francesco Giannico is the co-founder of AIPS and of the label Oak Editions. Born in Taranto in 1979, lives and works in Bari. An electroacoustic musician and video artist, he organized workshops on the ecology of sound, aimed at creating sound maps, installations and performances. He has performed and exhibited at Espronceda – Contemporary Art Center, Barcelona – Maxxi – Spring Attitude Festival in Rome; Museo Del Ferro Magma in Follonica; Soundfjord – London with Aips Collective; Macro in Rome; Fondazione Cerere – ‘Chronicles’ with A. Ballerini; Madrid Muestrart e Exposicion Collectiva – ‘Locus Solus’ Project with Nicola Colonna; Rai Radio 3 Live; Berlin Madame Claude; MLAC – Museo Laboratorio Di Arte Contemporanea; Università La Sapienza in Rome; Cineporto in Bari.
EarthMood, 2016
Installazione sonora a 8 canali/ sound installation, 8 channels Courtesy l’artista/ Courtesy the artist
Earthmood raccoglie Il paesaggio sonoro di una porzione del pianeta terra, per incastonarlo all’interno degli Ipogei Capparelli nel parco del Gargano. I Segnali sonori dell’area sono sintetizzati in quadrifonia, sottoposti ad un continuo stravolgimento elettronico, sino a giungere ad una vera e propria trasfigurazione che si tramuta non in un magma di suoni indistinto bensì in un crescendo di accenti sonori che presentano allusioni al luogo in questione.
Earthmood collects the soundscape of a portion of the planet earth, in order to set it inside the Capparelli Hypogea in the Park of Gargano. The sound signals of the area are synthesized in quadraphonic sound, undergoing a continuous electronic distortion, until reaching a real transfiguration, which turns not into a jumble of indistinct sounds, but in a crescendo of sounds that evoke the surrounding environment.
DANIELA CORBASCIO
Nata nel 1960, vive e lavora a Bari. Sin dagli esordi ha iniziato documentare ed esplorare le possibili connessioni tra il mondo e l’individuo attraverso l’uso della polaroid e l’utilizzo di neon luminosi, per creare accattivanti tag pop. Il tubo bianco è, alla stessa stregua di anonime insegne pubblicitarie, ciò che le permette “una camminata ai bordi del mondo”, tramite la linearità e la purezza della forma. Ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero e le sono state dedicate mostre personali, tra cui “La porta sul mare” al Palazzo della Provincia a Bari, “Reflex” al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare; “Sud” al Castello Svevo, al Teatro Margherita e al Palazzo della Presidenza Regione Puglia a Bari e, nel 2016, una retrospettiva presso la galleria Doppelgaenger di Bari. Ha partecipato a Intramoenia Extra Art “Miraggi” al Forte a Mare di Brindisi (2010) e all’Evento Collaterale “Pino Pascali. Ritorno a Venezia”, 54° Biennale di Venezia (2011).
Born in 1960, lives and works in Bari. Since the beginning, she has documented and investigated the possible connections between the world and the individual through the use of the Polaroid and of neon lights, in order to create charming tag pops. The white tube is, like anonymous advertising signs, what allows her to have “a walk on the edge of the world”, through the linearity and purity of form. She took part in a large number of exhibitions in Italy and abroad, and has been recently dedicated some solo shows, including “La porta sul mare” at the Palace of the Province in Bari, “Reflex” at the Pino Pascali Museum in Polignano a Mare; “Sud” at the Swabian Castle, the Teatro Margherita and the Palace of the Apulia Region in Bari and, in 2016, a retrospective at the Doppelgaenger gallery in Bari. She took part in Intramoenia Extra Art “Mirages” at the Forte a Mare in Brindisi (2010) and in the Collateral Event “Pino Pascali. Return to Venice “, 54th Venice Biennale (2011).
Sud, 2016
Neon e ferro/Neon and steel
h70x270
courtesy Galleria Doppelgaenger, Bari/ courtesy Galleria Doppelgaenger, Bari
È un “Sud” luminoso, minimale e organicista, ascrivibile a un poverismo di nuova generazione; indica una direzione “contro” a definire il luogo identitario e di nascita, a partire da quella Puglia che ha guardato all’Europa più che a un disagio meridionale. Posizionandosi al di fuori del sito espositivo, assume la forza di opera “dissidente” che porta alla ricucitura tra l’antibellezza dello spazio antropizzato e la poesia della bellezza di una memoria ereditata.
It is a bright, minimal and organicist “South”, linked to a new form of pauperism. It indicates a direction “against”, to define the place of identity and birth, starting from that Apulia that has looked at Europe rather than at a southern disadvantage. By positioning itself outside the exhibition site, it takes on the force of a “dissident” work that leads to reconnect the anti-beauty of the anthropized space with the poetry of the beauty of an inherited memory.
IGOR IMHOFF
Nato a San Giovanni Rotondo (FG) nel 1976, vive a Venezia. La sua ricerca è imperniata su memoria e simbolismo: il recupero laborioso dei ricordi dei dipinti rupestri, le antiche leggende, i microcosmi onirici si mescolano all’artigianalità e alla tecnologia. I disegni vergati a mano su carta, introiettati dall’hardware e digeriti dal software, riemergono sullo schermo e divengono memorie collettive in azione, adattandosi ai simboli e alle suggestioni del linguaggio contemporaneo, trasferendo sogni e incubi di un’umanità fuori dal tempo. Ha all’attivo numerose mostre in Italia e all’estero presso importanti istituzioni, festival di cinema di animazione e collaborazioni con le principali accademie e scuole di grafica e design italiane. Tra i riconoscimenti ricevuti: Memorie e Microcosmi per il “Progetto Accade” a Giudecca 795, di cui è artista permanente, il Circuito Off 2009 a Venezia e il Roma Art Video Festival.
Born in San Giovanni Rotondo (FG) in 1976, lives in Venice. His research focuses on memory and symbolism: the meticulous recovery of the memories of cave paintings, ancient legends, dreamlike microcosms, are combined with craftsmanship and technology. The hand-penned sketches on paper, introjected by the hardware and digested by the software, re-emerge on the screen to become collective memories in motion, which evoke the symbols and suggestions of contemporary language, thus conveying the dreams and nightmares of a mankind out of time. He took part in a large number of exhibitions at major institutions in Italy and abroad and in animation film festivals, and has collaborated with the most important Italian academies and schools of graphic and design. Among the awards received: Memorie e Microcosmi for the “Progetto Accade” at Giudecca 795, of which he is a permanent artist, the Circuito Off 2009 in Venice and the Roma Art Video Festival.
Anafora, 2016
Video installazione interattiva multicanale/ interactive and multichannel video installation
Durata 19”/ Duration 19”
Musica ed effetti elettronici di Michele Del Prete/ Music and Live Electronics Michele Del Prete
Programmazione del software e dell’interattività di Stefano Delle Monache / Software Programming-Interaction Design di Stefano Delle Monache
Courtesy l’artista/ Courtesy the artist
È un’opera immersiva. Con un linguaggio digitale “arcaico”, trasforma lo spettatore in performer attivo di uno scenario rupestre-digitale; il segno, insieme primitivo e tecnologico, incarna le radici del gesto primordiale ed è iterato per proporre il concetto ciclico del viaggio. Il viaggio s’ispira a quello dei Dauni, popolo di origine balcanica insediatosi nel territorio pugliese, testimoniato dalle stele daune, monumenti funerari costituiti da lastre rettangolari, sulle quali sono scolpiti momenti di vita e figure fantastiche e teriomorfe e dalla cui sommità sporge una testa.
It is an immersive work. Through an “archaic” digital language, the artist turns the viewer into an active performer of a digital rocky scenery. The primitive as well as technological sign embodies the roots of the primordial gesture and is iterated in order to
suggest the cyclic concept of travelling. The journey is inspired by the Daunians’, people of Balkan origin, who settled in Apulia, as witnessed by the Daunian stelae, funerary monuments consisting of rectangular slabs, on which moments of life and imaginary and theriomorphic figures with a protruding head are carved.
JASON MIDDLEBROOK
Nato a Jackson (MI/USA) nel 1966, vive e lavora a Hudson (NY). L’anima di Middlebrook è duplice. Ha nella caducità il suo carattere costitutivo: il riassemblaggio, il riciclo duchampiano, le utopie architettoniche, gli ingrandimenti e riduzioni definiscono la sua riflessione sul mondo in divenire. È, in antitesi, evidente l’eredità del minimalismo americano fuso a un sano istinto pop, evidente nelle sue pitto-sculture che rivelano l’amore per la natura: dipingendo sulla parte nodosa del legname, ricavato dai tronchi della vegetazione autoctona, interviene con la pittura per creare modelli unici, in cui l’elemento organico e l’intervento artistico si fondono. Ha partecipato a forum ed esposizioni nei musei di tutto il mondo ed è presente nelle più importanti collezioni internazionali; memorabile il suo intervento in cui rilegge i modelli di alcune grandi istituzioni come la Tate, il Guggenheim, come se fossero ripresi dopo una distruttiva apocalisse.
Born in Jackson (MI/USA) in 1966, lives and works in Hudson (NY). Middlebrook’s soul is twofold. Caducity is its most distinguishing feature: the reassembling, the Duchampian recycling, the architectural utopias, the enlargements and reductions define his meditation on a world in the making. On the contrary, it is clear the legacy of the American minimalism combined with a healthy pop instinct, evident in his painting-sculptures that reveal his love for nature: he paints on the knobby part of wood, taken from the trunks of trees of his native land, in order to create unique pieces, in which the organic element and the artistic intervention blend. Middlebrook took part in forums and exhibitions in museums around the world and is present in major international collections; memorable is his artwork, in which he reinterprets the models of some great institutions like Tate, Guggenheim, represented as after a destructive apocalypse.
Strata walls #2, 2015
acrilico su noce/ acrylic on walnut
68.6 x 66 x 2.5 cm
courtesy l’artista e Jan Lombard Gallery, New York / courtesy the artist and Jane Lombard Gallery, New York
Building a Grain, 2014-15
acrilico su olmo/ acrylic on elm
76.2 x 53.3 x 2.5 cm
courtesy l’artista e Jan Lombard Gallery, New York / courtesy the artist and Jane Lombard Gallery, New York
Nine ways to get your groove on, 2014
acrilico su acero/ acrylic on maple
87.6 x 67.3 x 5.1 cm
courtesy l’artista e Jan Lombard Gallery, New York / courtesy the artist and Jane Lombard Gallery, New York
Violet’s infinite possibilities, 2005
cucchiani di acciaio inossidabile saldati / welded stainless steel teaspoons
cm. 203 x 112 x 102
courtesy l’artista e Galleria Pack, Milano/ courtesy the artist and Galleria Pack, Milan
Tre pitto-sculture in cui una porzione d’albero, depositario del tempo trascritto nelle venature, si fa supporto per delineare policromi assemblaggi geometrici, ordinate linee sottili, vortici ondulati, che creano un cortocircuito tra ciò che c’è di organico, nel materiale di supporto, e il maniacale intervento artistico. Insieme, armonia tra artificiale e naturale, urbano e selvaggio; è annullato il conflitto tra gli opposti, specie quando l’artista sfrutta il readymade per mettere ordine al disordine del rifiuto urbano o coglie l’alchimia della mente umana, come nel caso in cui queste sono stimolate dal rapporto tra se e il suo piccolo figlio.
Three painting-sculptures in which a portion of a tree, as a guardian of the time transcribed on its grains, becomes the means to outline multicolored geometric assemblies, symmetrical thin lines, wavy vortices, which cause a short circuit between what is organic in the material used and the maniacal artistic intervention. Through the harmony between the artificial and the natural, the urban and the wild, the conflict between opposites is erased, especially when the artist uses the readymade to bring order into the disorder of urban waste or captures the alchemy of human mind, as when these are stimulated by the relationship between himself and his little son.
AGNESE PURGATORIO
Nata a Bari nel 1964, vive tra Belgrado e Beirut. Il suo lavoro riflette sulla memoria e la ricostruzione di narrazioni personali e le loro implicazioni collettive attraverso fotografie, video-installazioni, collage digitali e performance. Partendo dalla propria esperienza personale, da anni analizza il concetto di clandestinità; per lei, anche l’artista è un clandestino che spesso vive nascosto nell’ombra di un sistema che lo ignora. Le idee che ispirano il suo percorso artistico nascono quasi sempre da scelte di vita. Tra le mostre e le manifestazioni internazionali, nel 2016 ha esposto alla Triennale di Milano, nel 2015 al Museo di arte Contemporanea di Zagabria; alla Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina, Sarajevo; nel 2014 all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, Strasburgo, Tirana e Zagabria (Rimani mi dicesti ed io restai, a cura di Martina Corgnati), nel 2013 alla 5 Moscow Biennale of Contemporary Art e alla Rizzordi Art Foundation, St. Petersboug, al Centro Culturale Recoleta, Buenos Aires; al Museo de las Mujeres, Córdoba; Espacio de Arte Contemporáneo, Montevideo, all’Armenian Center for Contemporary Experimental Art, Yerevan e in importanti gallerie private come la Galleria Bonomo di Bari, la Gallery Onetwentyeight di New York, la Mars Gallery di Melbourne e la Podbielski Contemporay di Berlino.
Born in Bari in 1964, lives between Belgrade and Beirut. Her work focuses on memory and the reconstruction of personal narrations, with collective implications, through photographs, video installations, digital collages and performances. The artist has always analyzed clandestinity, starting from her personal experience: to her, even the artist is like an illegal immigrant, who often lives in the shadow of a system that ignores him. Her art is almost always inspired by her life choices. Among the international exhibitions and events, in 2016 she exhibited at the Triennale in Milan, in 2015 at the Museum of Contemporary Art in Zagreb, the National Gallery of Bosnia and Herzegovina, Sarajevo; in 2014 at the Italian Cultural Institute in Cologne, Strasbourg, Tirana and Zagreb (Rimani mi dicesti ed io restai), in 2013 at the 5th Moscow Biennale of Contemporary Art and at Rizzordi Art Foundation, St. Petersbourg, the Recoleta Cultural Center, Buenos Aires, Museo de las Mujeres, Córdoba, Espacio de Arte Contemporáneo, Montevideo, the Armenian Center for Contemporary Experimental Art, Yerevan, Armenia and in important private galleries such as Galleria Bonomo in Bari, Onetwentyeight Gallery in New York, Mars Gallery in Melbourne, Podbielski Contemporay in Berlin.
Cerebrale, 2016
video performance Full HD, durata 5,3/ Full HD video performance, duration 5,3 scultura in pietra e resina/ stone and resin sculpture
courtesy l’artista/ courtesy the artist
This Side of Paradise, 2015
video performance Full HD, durata 4,57 / Full HD video performance, duration 4,57 courtesy l’artista/ courtesy the artist
J’ai utilisé la mémoire, 2014
video performance HD, durata 4,44/ HD video performance, duration 4,44 courtesy l’artista/ courtesy the artist
J’ai utilisé la mémoire, allude al genocidio Armeno; diviene protagonista il gesto di lanciare – nel burrone che divide Armenia e Turchia – mazzi di rose tipiche, avvolti nel bianco simbolico di bende di cotone, su cui è trascritto il nome di donne sopravvissute. This Side of Paradise è realizzata in due luoghi diversi, una caserma abbandonata a Bari e un sottotetto a Strasburgo: sono i luoghi della solitudine dei migranti di ieri e di oggi; le divise assumono nuovo significato: non guerra ma conquista di una nuova dignità, una nuova cittadinanza. In Cerebrale, un piccolo cervello e voci di donne yazide che raccontano la loro fuga dai territori occupati mentre una bambina con un megafono, replica una sorta di rito girando intorno ad un albero di ulivo.
J’ai utilisé la mémoire evokes the Armenian genocide. The protagonist is the act of throwing – in the ravine that separates Armenia and Turkey – bunches of typical roses, wrapped in the symbolic white of cotton strips, on which the name of survived women is written. This Side of Paradise has been shot in two different places, an abandoned barracks in Bari and an attic in Strasbourg: they are the places of the solitude of past and present migrants; the uniforms take on a new meaning: not war, but the conquest of a new dignity, a new citizenship. Cerebrale features a brain on a philosopher’s stone and Yazidi women’s voices that tell their escape from the occupied territories, while a little girl with a megaphone repeats a kind of ritual by turning around an olive tree.
ANNE E PATRICK POIRIER
I coniugi Anne (Houllevigue, Marsiglia 1942) e Patrick (Nantes, 1942) hanno come motivi costanti della propria ricerca architettura, archeologia e mitologia, metafore della memoria e strumenti per indagare un mondo spazio-temporale fisicamente percepibile e i suoi rapporti con il più imperscrutabile mondo dell’inconscio. Vincitori del Prix de Rome, hanno soggiornato a lungo (1967-70) presso l’Accademia francese di Villa Medici, avviando una ricerca sul valore del tempo e del frammento e dei ricordi collettivi, in cui l’archeologia diviene indagine sia sulle persistenti tracce del passato sia sull’immaginifico ispirato da Borges o dai racconti mitologici. Hanno realizzato indagini sulla Domus Aurea, Ostia Antica, opere monumentali in marmo e bronzo, statue o elementi architettonici in frantumi, foto di grandi dimensioni degli anni Novanta, le complesse installazioni come The shadow of Gradiva: a last excavation campaign through the collections of the Getty Center (Los Angeles, 1999-2000) sottolineano ancora il tema della fragilità, dell’effimero, della violenza e la necessità del ricordare.
The spouses Anne (Houllevigue, Marseille, 1942) and Patrick (Nantes, 1942) focus on architecture, archeology and mythology, as metaphors of memory and tools to investigate a physically perceptible space-time dimension and its relations with the inscrutable world of the unconscious. Winners of the Prix de Rome, they stayed for a long time (1967-70) at the French Academy of Villa Medici, starting a research on the value of time, the fragment and the collective memory, in which archeology becomes an investigation both on the traces of the past and on the imagery inspired by Borges or by mythological stories. They studied the Domus Aurea, Ancient Ostia and created monumental works in marble and bronze, fragments of statues or architectural elements, large-size photos of the Nineties. Such complex installations as The Shadow of Gradiva: a last excavation campaign through the collections of the Getty Center (Los Angeles, 1999-2000) again emphasize the theme of caducity, the ephemeral, violence and the need of remembering.
Il Labirinto della memoria, 2007
Installazione ambientale in specchi e legno / ambient installation with mirrors and wood
h. 2,50 x 3 x 4
courtesy gli artisti e Galeria Alfonso Artiaco, Napoli/ courtesy the artists and Galleria Alfonso Artiaco, Naples
Emblema della bellezza della sapienza umana, è una stanza dell’interiorità dall’architettura ellittica che richiama la forma del cervello mediante la sequenza di otto pannelli specchianti, all’esterno e all’interno, su cui sono incise parole e frasi che si richiamano in un continuio gioco di riflessi, tanto affine all’attività della memoria che incamera e cancella, immagina e ricostruisce. Una sorta di tempio laico che tradisce la cultura illuminista degli autori.
Emblem of the beauty of human wisdom is an elliptical room of interiority that recalls the brain shape through a sequence of eight mirroring panels, outside and inside, on which words and phrases are engraved, that refer to one another in a continuous play of reflections, so similar to the activity of memory that keeps and erases, imagines and reconstructs. A kind of secular temple that reveals the Enlightenment culture of the authors.
FRANCESCO SCHIAVULLI
È nato a Bari nel 1963, dove vive e lavora. La sua ricerca è trasversale, espressa da fotografia, video, installazioni, disegno e colore; nasce dal teatro ed è dedicata prevalentemente allo studio del corpo. Dall’esordio pittorico e materico, si spinge alla conoscenza maniacale del corpo attraverso i suoi dettagli e, con i progetti multimediali arriva ad indagare l’identità umana e le emozioni, con l’obiettivo di porre altri ritmi e percezioni rispetto alle convenzioni. La sua produzione è minima per numero, ma intensa, e spesso si caratterizza per il suo essere in progress, passando da grandi kermesse con l’evento collaterale della Biennale di Venezia “Pino Pascali.Ritorno a Venezia” e “Da sopra. Giù nel Fossato” a Bari, e “Intramoenia Extra Art”: mostre per cui ha prodotto progetti complessi come “Il misuratore di orecchie”, “La Libreria del Professore”, “Carne”, “Il trespolo di Claudio Mirel”, performance presentata alla Biennale Danza, ricevendo riconoscimenti istituzionali come l’acquisizione della scultura-bassorilievo Il senso della vita per la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari e la produzione patrocinata dall’Apulia Film Commission, del video La passerella, passeggiata visionaria sul lungomare di Bari e il docufilm “Thanks” dedicato all’artista fiammingo Jan Fabre.
Born in Bari, in 1963, where he lives and works. His research is eclectic, expressed through photography, videos, installations, drawing and color. It comes from theater and is mainly devoted to the study of the body. After dealing with painting and matter, he then focuses on an obsessive knowledge of the body and its details and, through the recent media projects, he comes to investigate human identity and emotions, with the aim of conveying different rhythms and perceptions as opposed to the conventions. Its production is not so large, but intense, and is often characterized by its being in progress, also present at great events such as the collateral event of the Venice Biennale “Pino Pascali. Return to Venice”, “Da sopra. Giù nel Fossato” in Bari, and “Intramoenia Extra Art”: exhibitions for which he produced such complex projects as “Il misuratore di orecchie”, “La Libreria del Professore”, “Carne”, “Il Trespolo di Claudio Mirel”, a performance presented at the Dance Biennale, receiving institutional awards, such as the acquisition of the sculpture-bas relief Il senso della vita for the Faculty of Medicine and Surgery of the University of Bari and the production of the video La Passerella, sponsored by the Apulia Film Commission, a visionary walk along Bari’s seafront, and the documentary film “Thanks”, a tribute to the Flemish artist Jan Fabre.
Dimore 3, 2016
Installazione ambientale con cunicoli e abitacoli in legno / ambient installation with wood tunnels and spaces 5m x 7m
courtesy l’artista e Eclettica_Cultura dell’Arte / courtesy the artist and Eclettica_Cultura dell’Arte
La Sacra Famiglia, 2015
Video a tre canali / three-channel video
courtesy l’artista e Eclettica_Cultura dell’Arte /courtesy l’artista e Eclettica_Cultura dell’Arte
Dimore 3 è un’installazione abitabile, percorribile al suo interno, da cui, a turno, si afffacciano questi abitanti clandestini; declamano frasi evocative nella propria lingua e, insieme, si muovono in posizioni e situazioni al limite della resistenza umana, nella faticosa emersione da una situazione claustrofobica.
Nella grotta di Bethlemme regnava la povertà ma anche la trasgressione di una vergine madre, poco più che adolescente, di un padre putativo e di un figlio straordinario; trittico “trasfigurato” nei più straordinari dipinti rinascimentali, incluso nella simmetria di una composizione triangolare. Qui, la trasgressione è nei ruoli: la sacra famiglia sono tre “umili” – come li ama definire l’autore- di età diverse, ma uniti dall’amore. Che tipo di amore non ci è dato sapere. E’ un inno al sublime della semplicità, di un sentimento senza sesso, senza benedizione, senza giudizio.
Dimore 3 is an inhabitable and walkable installation, from which, in turn, illegal residents emerge; they pronounce evocative sentences in their own language and, at the same time, they move through positions and situations to the limit of human endurance, in a difficult attempt to emerge from a claustrophobic situation.
In the Bethlehem grotto, poverty reigned, but also the transgression of a very young virgin mother, a foster father and an extraordinary child; a triptych “transfigured” in the most extraordinary Renaissance paintings, included in the symmetry of a triangular composition. Here, the transgression is in the roles: the holy family is made up of three “humble people” – as the author loves to define them – of different ages, but united by love. What kind of love, we cannot know. It’s a hymn to the sublime of simplicity, of a feeling without sex, without blessing, without judgment.