Donazione midollo osseo di un ragazzo di Manfredonia, la soddisfazione del Centro trasfusionale sipontino

Centro Trasfusionale di Manfredonia al servizio dei suoi cittadini. Un piccolo contributo per una grande impresa: un giovane manfredoniano dona il Midollo Osseo.

L’ADMO Provinciale di Foggia, in collaborazione con i Servizi Trasfusionali territoriali, registra un altro successo. Grazie al grande attivismo della Presidente Provinciale sig.ra Ina Fischetti, che da anni si prodiga nell’attività di sensibilizzazione alla donazione di midollo osseo, presso tutte le scuole medie superiori della provincia ed alla disponibilità e responsabilità istituzionale dei centri trasfusionali è stato possibile trovare un giovane donatore, che recatosi presso la Sezione di Medicina Trasfusionale di Manfredonia è stato ritenuto idoneo alla donazione di midollo osseo ed in seguito trovato compatibile con una giovane paziente affetta da una grave malattia ematologica.

La perfetta organizzazione della macchina sanitaria, dalla sensibilizzazione, alla selezione, tipizzazione, e prelievo del midollo osseo, effettuato nella mattinata di martedì 25/10/2016, e subito trasportato tramite corriere a destinazione, ha permesso di poter offrire il corretto presupposto terapeutico ed una maggior possibilità di sopravvivenza ad una giovane vita ormai condizionata dai mesti e turbinosi flutti del dolore e della rassegnazione.

“La città di Manfredonia, ancora una volta, ha dimostrato particolare attenzione ai più bisognosi e questa donazione, la prima nel suo genere che avviene in questa città, ne è la dimostrazione. Ringrazio tutte le persone che a vario titolo hanno manifestato la loro attenzione alle problematiche della donazione di midollo osseo, in particolar i dirigenti d’istituto ed i loro collaboratori, i soci dell’ADMO ed il personale delle strutture sanitarie coinvolte”, commenta la Presidente Ina Fischetti.

Gli operatori della Sezione di Medicina Trasfusionale di Manfredonia sono orgogliosi di aver dato il loro piccolo contributo in questa particolare vicenda, a dimostrazione che, forse, la giusta integrazione tra strutture sanitarie radicate sul territorio e le strutture di “eccellenza” possono realizzare una assistenza sanitaria più efficiente e più efficace.