«Il progetto di realizzare un mega deposito di Gas di Petrolio Liquefatto (GPL), “stravolgendo” la portualità del Golfo e le aree naturalistiche delle paludi sipontine, è una grave provocazione della multinazionale dell’oro nero Q8. Manfredonia ben conosce i danni da inquinamento, e ne sta già pagando pesantemente le conseguenze in termini di danni alla salute umana e all’ecosistema». Così Legambiente ribadisce il suo “no” all’impianto Energas nella città del Golfo.
Dallo scoppio della colonna di arsenico a Manfredonia, di cui si sono celebrati i 40 anni (#arsenico40) qualche giorno fa, la storia del Golfo è stata segnata dal declino industriale. Oggi, invece, questa città, seppur con molti sforzi, sta recuperando la sua vera forza e identità economica, fondata sulle attività marine e costiere, sul turismo, cultura, storia e sulle vocazioni ambientali. A questa nuova economia sostenibile, dunque, non giova il megadeposito.
Il GPL, inoltre, combustibile fossile, inquinante come ogni altra fonte energetica proveniente dal petrolio, rientra fra le fonti energetiche ormai in declino, essendo oltretutto in contrasto ai principi ratificati dal Parlamento Europeo di COP21, che pone l’obiettivo di contenere al di sotto dei 2 gradi la temperatura del Pianeta, riducendo l’uso di fonti fossili. Proprio la Conferenza sul clima di Parigi del 2015, a fronte del cambiamento climatico che rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta, vincola i Paesi ad accelerare la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra attraverso la massima cooperazione.
«Manfredonia, già violentata dall’attività del petrolchimico EniChem e dalle scorie ancora presenti nel SIN, di cui Legambiente si sta occupando, non deve vivere un altro declino. Le ragioni del “no” ad Energas Q8 a Manfredonia riguardano anche la pericolosità dell’impianto (classificato a rischio rilevante) sia per lo stoccaggio sia per il trasporto via mare e via terra (e ferrovia) del combustibile: l’incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, con i suoi 33 morti, ne è un esempio concreto. In più ci sono fortissime perplessità sui procedimenti e le sostanze pericolose per la vita del mare per la “rigassificazione”. Inoltre tutto il territorio di Manfredonia è classificato come zona sismica di livello 2, ossia appena sotto il livello massimo di pericolosità, in cui possono verificarsi forti terremoti e onde anomale» dichiarano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e Gianfranco Pazienza, coordinatore circoli Legambiente del Gargano.
Solo attraverso un secco “no” ad Energas Q8, Manfredonia potrà seguire la sua vocazione naturale ecosostenibile. Le società e le comunità più evolute la stanno intraprendendo – specie dopo la crisi dei vecchi modelli industriali – guardando con maggiore attenzione alle risorse naturali e alle risorse del territorio. Prime fra tutte, le produzioni ittiche (pesca e acquacoltura sostenibili), le produzioni agroalimentari, dei processi produttivi e distributivi a basso impatto per i produttori locali (a Km zero), della valorizzazione della cultura locale (glocal), della tutela e fruizione delle bellezze artistiche, architettoniche, archeologiche e paesaggistiche della Comunità locale.