E’ davvero difficile esprimere compiutamente il dolore per la scomparsa di Pietro Carmeno.
La sua lezione e la sua passione sono scolpite nella mia memoria e nel mio cuore fin da quando, giovanissima attivista del PCI, decisi di dedicare energie e tempo ad occuparmi degli altri provando a modificare le loro condizioni di vita, lavoro, salute.
La periferia di Foggia era una fittissima trama di povertà, disagio, emarginazione, criminalità. Insomma, il luogo in cui espressioni come proletariato e sottoproletariato urbano avevano un senso ed una dimensione precisi.
Pietro era una montagna d’uomo ed un gigante politico ai miei occhi di ragazzetta e militante; capace di offrire attenzione e ascolto, di condividere le sue battaglie politiche e parlamentari al punto da farle sentire tue e da farti sentire parte viva di un progetto politico. Tanto più quando divenni la segretaria della sezione a cui eravamo entrambi iscritti.
In lui brillava l’intelligenza della classe dirigente comunista foggiana che aveva affrontato l’orribile mostro fascista e aveva contribuito alla ricostruzione delle città e delle comunità.
Occupandosi del suo presente, Pietro ci ha insegnato qualcosa sul nostro futuro e sono onorata di proseguire le sue battaglie parlamentari per fare della Capitanata e del Mezzogiorno luoghi in cui vivere e lavorare con sempre maggiore serenità e soddisfazione.
Non penso proprio che Carmeno insieme a Di Vittorio e Magno lassù nel regno dei cieli e della verità sia contento di avere come ” eredi ” Mongiello Campo e Bordo