Domenica 22 Dicembre 2024

Mariangela Muscettola, un pezzo di cuore ad Amatrice

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Tra i tanti volontari che, anche da Manfredonia, hanno messo a disposizione la loro competenza e la loro opera per aiutare i terremotati del tragico terremoto del 24 settembre scorso, abbiamo incontrato una giovane infermiera, Mariangela Muscettola, che ci ha raccontato la sua esperienza di volontaria ad Amatrice. Mariangela è infermiera professionale dal 2011, istruttrice di rianimazione cardiopolmonare nei bambini e negli adulti, ed esperta nella gestione di pazienti traumatizzati. Dal 2012 è volontaria della P.A.S.E.R. e attualmente lavora presso Villa IGEA a Foggia. All’indomani del terremoto è stata convocata da Matteo Perillo, presidente della P.A.S.E.R., che le ha chiesto la sua disponibilità ad aiutare i terremotati. Mariangela, che fa il suo lavoro con estrema passione, si organizza rapidamente e il 25 agosto parte per Amatrice insieme ai volontari di altri paesi della Puglia, tutti con specifiche competenze. Appena arrivati ad Amatrice una nuova scossa fa crollare il ponte dove i volontari sono appena passati. Alla sua prima esperienza in una situazione del genere, Mariangela non sapeva cosa la aspettasse. Lo scenario all’arrivo era terribile. Al campo hanno trovato solo ventitré sfollati (diventati centosessantatré dopo una settimana), perché tanti ancora preferivano dormire in macchina nei pressi delle loro case, per paura degli sciacalli, ma anche per aspettare che i loro cari, magari ancora vivi, venissero estratti da sotto alle macerie. È stato allestito quindi il punto infermieristico in una tenda pneumatica con all’interno tutto il necessario per il primo intervento, dalle medicazioni alla defibrillazione. “A noi era vietato avvicinarci alla zona rossa, il cuore di Amatrice. – ci ha detto Mariangela – Le scosse erano continue e solo i vigili del fuoco, coloro che erano autorizzati e addestrati allo spostamento dei detriti e alla ricerca sotto le macerie, potevano avvicinarsi alle case crollate”. Pur essendo arrivata lì come infermiera, Mariangela si è adoperata a dare una mano in tutto: la sistemazione dei magazzini, l’allestimento dei bagni, e quanto altro potesse rendere confortevole, se così si può dire, il campo per accogliere i terremotati. Erano appena i primi giorni dopo il tragico evento e tutto era ancora da fare. È stata allestita una tensostruttura per i bambini con psicologi, maestre, educatrici e giocolieri di strada. Un’altra tensostruttura è stata allestita per la cucina, dove i volontari pranzano insieme agli sfollati, per evitare di creare distacchi, e un’altra ancora come centro per gli anziani, dove potersi riunire e passare il tempo, per esempio giocando a carte. C’era poi l’infermeria, naturalmente, dove Mariangela accoglieva non solo i feriti per le medicazioni, ma anche coloro che, affetti da patologie, avevano bisogno di attenzioni mediche. “Molti sono venuti a farsi medicare diversi giorni dopo il terremoto. – continua Mariangela. – La loro priorità dopo essersi salvati era ritrovare i propri cari sotto le macerie, le ferite avevano un’importanza secondaria. Ogni famiglia ha perduto i propri familiari, in tanti sono rimasti soli e disperati”. Il compito dei soccorritori però non è solo quello di prendersi cura fisicamente degli sfollati, ma soprattutto dare loro coraggio e distrarli dall’immensa tragedia che li ha colpiti. E Mariangela, da ragazza aperta e socievole qual è, nella settimana che ha passato ad Amatrice è diventata un punto di riferimento per gli abitanti del campo. Tanto che alla sua partenza tutti erano molto tristi e le chiedevano di restare. “Chi non ha vissuto quest’esperienza non può capire. – conclude Mariangela. – Rispetto a quello che si vede in TV è molto peggio. È un’esperienza che ti cambia, ti riempie il cuore. Amavo il mio lavoro e lo amo ancora di più adesso. Ho capito cosa è davvero importante, non solo la medicina, ma anche il sorriso, lo scherzo, la chiacchierata… e il grazie che ti viene detto non ha prezzo. Ho lasciato un pezzo del mio cuore ad Amatrice. Quello che ho avuto a livello emotivo da persone che neanche conoscevo è indescrivibile. In ottobre ci torno”.

Mariantonietta Di Sabato

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