La ricerca nei grandi archivi che custodiscono documenti della nostra terra mi ha portato a incontrare un testo medioevale riportante un’interessante miniatura del monaco Sipontinus: si tratta del codice vaticano latino 5949 proveniente dalla nostra terra sipontino-garganica e riportante, a motivo del suo miniatore e scriba, la cultura e l’arte tipicamente rappresentative del nostro territorio negli ultimi decenni di vita dell’antica Siponto. Si tratta di un ‘Libro del Capitolo’ databile tra il 1197 e il 1203, di grande formato, scritto in beneventana con martirologio ed obituario. All’ornamentazione con elementi floreali e zoomorfi e con iniziali contenenti graziose scene di vita monastica sapientemente raffigurate, si affianca quella del monaco Sypontinus. E proprio alla mano dello scriba Sipontinus, monachus et magister, si deve il disegno posto in alto alla carta 231 recto, che raffigura un amanuense seduto al suo banco dinanzi al quale si trova, in piedi, l’abate Giovanni: siamo di fronte a un autoritratto di forte suggestione.
Così recita il testo medioevale di cui prendo solo gli esametri che ci interessano: …Huius sacer edidit verba Bene- dictus/ scriptor est Eustasius/ scriptor indevictus/ Is cuius imperio liber est conscriptus/ Prior monasterii Johannes dictus/ Sypontinus dénique potens in sculpturis/ Vividis coloribus auro celaturis/ Decoravit variis nodis et figuris/ Miris hunc efficiens mirum ligaturis …
Già il grande Elias Lowe, famoso studioso di codici, nel 1929 ebbe a sottolineare testualmente che “ nel verso 13 Sypontinus era scritto originalmente Sypulspontinus e che successivamente esso è stato corretto con rasura e con linea nera; per cui al presente si legge Sypontinus , da Sepiae pontus ?” Dunque, il miniatore del codice monastico fu il monaco Sypontinus, potens in sculturis, plasticamente raffigurato seduto allo scrittoio, davanti a Giovanni abate, mentre trascrive la Regula monachorum dettata dallo stesso abate, il quale a sua volta “de paradiso exheredatos celij reddidit heredes” come recita la didascalia riportata nella stessa miniatura, rimandandoci fortemente ai te- mi esaltanti ed originali della sequenza coeva in onore di s. Giovanni Pulsane- se contenuta nel Cod. Vat. Pal. Lat. 30.
Studiosi come Valentino Pace ed Emma Cordello, del Dipartimento di Studi sulle Società e le Culture del Medioevo della università La Sapienza di Roma, hanno sottolineato la relazione esistente tra l’arte dello scriba Sypontinus e la scultura della nostra area e la decorazione dei pochi altri codici superstiti dei nostri monasteri garganici. Scrive il Pace: “Quando soprattutto in conseguenza della referenza geografica implicata dal nome del miniatore si volga lo sguardo alla plastica sipontina e pulsanese, non si potrà smentire una certa somiglianza fra il disegno e le formelle figurate sovrastanti il portale di S. Leonardo di Siponto e di s. Maria di Pulsano, quivi soprattutto la trabeazione della sacrestia – ahimè trafugata ed oggi irrimediabilmente perduta – tanto più che la loro data, incerta tra i due quarti di secolo prima e dopo il 1203, potrebbe, se ancorata al referente più alto, perfettamente convenire al confronto! Si tratta di un’affinità con la scultura monumentale sostanzialmente fondata su una generica gestualità e ritmica compositiva che tuttavia può avere un suo specifico interesse soprattutto quando si consideri la rara convergenza dell’illustrazione libraria e della plastica monumentale italo meridionale su un comune patrimonio di forme…”
E alle caratteristiche decorative dei po- chi codici medioevali della nostra terra, scritti in beneventana, che posso- no permettere un significativo acco- stamento, si aggiunge il codice Vat. Lat. 5419, già Liber Capituli di Pulsa- no, da me studiato, trascritto, tradotto e pubblicato in prestigiosa coedizione di Biblioteca Apostolica Vaticana e Co- munità monastica di Pulsano.
Nella sua globalità il codice miniato dello scriba Sypontinus resta comun- que probabilmente prodotto e confezionato in uno scrittorio, forse di Siponto o di Pulsano, nel XII secolo exeunte. “Una migliore conoscenza della coeva miniatura dei libri in beneventana del tempo, potrà forse in parte togliergli l’aura di eccezionalità con la quale esso si presenta oggi a noi, ma non potrà certo sottrargli il credito dell’intrinseco fascino della sua decorazione” (V. Pace) La suggestiva, inedita e bella immagine di Sypontinus mi ha affascinato e di conseguenza ispirato un racconto, di recente pubblicato sulla rivista del- la Festa patronale 2016 in onore di Maria SS. di Siponto.
Alberto Cavallini
Sarebeb una bellissima cosa mettere e/o istituire un locale/spazio per far incontrare i due fantastici cultori dell’antichità sipontina/garganica sigg. Aldo Caroleo e Alberto Cavallini.
Sicuramente ne uscirebbe qualcosa di memorabile dalla loro collaborazione.
Sarà una utopia, sperando di incontrare decisori che non hanno in mette la frase “la cultura non fa mangiare”, e focalizzino tale realtà intrisa di puro e semplice volontariato gratuito.