Il Governo Renzi a gran voce grida che l’Italia non è più in stagnazione e che sta uscendo dalla grave crisi economica di quest’ultimo decennio che invece non sembra arrestare. La crescita economica però è ferma allo zero ciò vuol dire che il paese non produce e non si sviluppa. Chi sta pagando lo scotto di questa interminabile crisi è la famiglia media italiana le cui condizioni di vita non fanno che peggiorare. Ed anche i “servizi pubblici” languono. Si parla di reddito di cittadinanza e di reddito di dignità ma la “dignità” la dà il “lavoro” e non l’assistenzialismo. Ultimamente nel Nord Italia sono emerse storie tristi di famiglie in difficoltà che non riescono a pagare il servizio di refezione per i propri figli che frequentano il tempo pieno nelle scuole. In questo periodo è impensabile aumentare le tariffe della mensa che aggraverebbero inesorabilmente le già precarie condizioni delle famiglie. Sarebbe altrettanto grave negare il “servizio mensa” ai bambini più disagiati che hanno il diritto di mangiare con i loro compagni di classe, completando la giornata formativa al pomeriggio. La refezione rientra nell’ambito del percorso educativo così come le altre materie curriculari che gli studenti devono seguire durante l’anno scolastico. Quest’anno diverse famiglie di Manfredonia si sono lamentate, manifestando ai dirigenti scolastici le proprie preoccupazioni sulla scarsa qualità dei pasti somministrati ai loro figli ed avvallate anche dagli insegnanti che accompagnano gli studenti al refettorio. Ad aggravare la situazione c’è stata la Delibera di Giunta n. 75 del 27.04.2016 che ha aumentato le tariffe della mensa per i bambini della scuola dell’Infanzia e della scuola primaria che hanno optato per il tempo prolungato. Un gruppo nutrito di genitori si è rivolto all’Associazione “Manfredonia Nuova” che si è fatta portavoce delle loro istanze, presentando in Comune una petizione contro la suddetta delibera. Inoltre non sono state prese in considerazione gli eventuali disagi che le famiglie potrebbero incontrare, avendo a gennaio’16 già effettuato l’iscrizione al tempo pieno per il successivo anno scolastico, basandosi sulle vecchie tariffe. Inoltre all’aumento delle tariffe non si è conseguentemente migliorato il servizio. Per queste ragioni le famiglie di Manfredonia chiedono al Comune: un ritorno alle vecchie tariffe; la partenza del servizio mensa in tempi ragionevoli, il più possibile vicino all’inizio dell’attività scolastica, e non il 2 dicembre come per lo scorso anno scolastico; il rimborso dei pasti non usufruiti ed il miglioramento della qualità dei pasti erogati. Quando un servizio pubblico non soddisfa l’esigenza dell’utenza dovrebbe essere controllato con un monitoraggio opportuno da società preposte per verificarne lo standard di qualità e in caso negativo lo si dovrebbe sostituire. Perché il Comune non controlla la qualità dei pasti forniti nelle scuole? Abbiamo posto le perplessità delle famiglie all’assessore alla Pubblica Istruzione e Sicurezza, La Torre Giuseppe, il quale sostiene “mi appresterò ad incontrare le mamme per capire come affrontare la problematica”.
Chissà che le famiglie di Manfredonia non riescano a risolvere questa delicata questione, facendo consumare al proprio figliuolo il pasto (forse più genuino) portato da casa così come, recentemente, stabilito dalle sentenze della Corte d’Appello di Torino. I giudici hanno accertato il diritto di ogni cittadino di decidere se aderire o meno al servizio di mensa scolastica, ovvero dotare i propri figli del pasto preparato a casa da consumare insieme ai compagni negli stessi locali.
Grazia Amoruso
Difatti esso è un servizio pubblico a domanda individuale ed i giudici non potevano emettere sentenza diversa. Per il controllo dei pasti vi dovrebbe essere il medico scolastico.