Domenica 22 Dicembre 2024

I sande tarléte e le consuetudini legate alla venerazione della Madonna di Siponto

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Si stima che siano circa 20.000 i fedeli che partecipano alla processione in onore della SS. Madonna di Siponto, percorrendo le vie cittadine per oltre sei chilometri. Una moltitudine di persone, famiglie e bambini che intonano canti e preghiere, alcuni dei quali, in segno di devozione e di riconoscenza per le “grazie” ricevute, effettuano l’intero tragitto scalzi: “Ji a la scàveze a Sèponde”. Quest’usanza era praticata anni fa, oggi un po’ meno. Fino al 1973 l’icona della Madonna veniva trasferita in forma solenne dalla Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto alla Cattedrale di Manfredonia per la novena che precedeva la Festa Patronale. Una ricorrenza fortemente sostenuta dai fedeli che pregavano anche per avere abbondanza d’acqua durante l’anno, considerando la forte siccità che attanaglia le campagne della Capitanata. Il rientro a Siponto avveniva con pari solennità il primo di settembre. L’Arcivescovo Valentino Vailati (1914-1998) poco dopo la sua investitura alla cattedra sipontina, trasferì, per ragioni di scurezza, l’icona della Madonna nella Cattedrale di Manfredonia, situandola in un’apposita cappella laterale. Spesso i Riti religiosi e le ferventi devozioni si intrecciano con episodi mondani tali da diventare “Storie” di una popolazione o di un paese. Secondo i racconti dei nonni partecipavano alla Solenne Processione anche coloro che, durante l’anno, non uscivano mai di casa e venivano chiamati i “sande tarléte”, proprio come quelle icone che sfilano una volta l’anno. In occasione dei festeggiamenti dell’amata Patrona, le famiglie sipontine, anche durante il periodo del dopo guerra o di crisi economica, ci tenevano a “ingegnare” abiti ad hoc per seguire al meglio i vari eventi in programmazione. A Manfredonia, negli anni ’50 – ’60, erano diffuse le sartorie in cui lavoravano molte praticanti che, specialmente nei giorni precedenti la Festa Patronale, confezionavano anche abiti di grande fattura, impegnandosi giorno e notte. Purtroppo, oggi, si è quasi persa la tradizione della “confezione artigianale” a causa della globalizzazione economica. Raccontiamo ad alta voce gli usi e i costumi del nostro territorio affinché si continui a rimandare la “memoria storica” delle nostre radici alle future generazioni.

Grazia Amoruso

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