Ultima settimana per “Io ci sto… perché sono umano”, esperienza estiva promossa, in forme diverse, da 25 anni dai missionari scalabriniani e dalla diocesi di Manfredonia, Vieste San Giovanni Rotondo. Si tratta di 210 giovani che scelgono di stare con i migranti “residenti” nel foggiano. Responsabile quest’anno è p. Jonas Donazzolo, giovane missionario scalabriniano, incaricato anche della Pastorale giovanile e vocazionale scalabriniana in Europa e Africa. “Con l’aiuto di esperti e confratelli – si legge in un comunicato – p. Jonas sta ultimando la lunga tirata di quest’anno (metà luglio-fine agosto), garantendo ogni giorno un momento di formazione specifica al mattino e il tempo del servizio ed incontro con i migranti nel pomeriggio”. L’incontro con i migranti, riferisce p. Gabriele Beltrami, “non lascia mai indifferenti ed infatti siamo stati testimoni del profondo cambiamento generatosi nella mente e nel cuore di questi ragazzi. Alcuni, arrivati un po’ incoscientemente nella Borgata che ospitava l’esperienza, hanno avuto sulle prime uno shock che piuttosto rapidamente si è risolto proprio nell’incontro con altrettanti giovani, migranti, richiedenti asilo o rifugiati. Con loro “per 4-5 ore al giorno – prosegue – hanno provato ad improvvisarsi insegnati di italiano, riparatori di biciclette, ascoltatori privilegiati di stralci di vita personale difficilmente condivisi nell’iter complesso della loro vita”. I luoghi di servizio sono, ancora per una settimana, il campo sorto alle spalle del Cara di Borgo Mezzanone (Foggia), il cosiddetto Ghetto Bulgaro, a 4 km dallo stesso centro abitato e il ben nota alle cronache Ghetto di Rignano sulla strada per San Severo. “Born to meet” (nati per incontrare) il tema di quest’anno.