L’Ente Parco del Gargano in qualità di soggetto gestore dell’Area Marina Protetta Isole Tremiti ha dato il via alla campagna di Pulizia dei Fondali con la collaborazione dei diving delle Isole Tremiti e di tutti I subacquei che amano il mare. Primo appuntamento 21 Agosto e poi a seguire il 28 e ancora il 4,11 e 18 Settembre. L’obiettivo è trasformare un’operazione di Pulizia dei Fondali in momenti di aggregazione, collaborazione, educazione e promozione turistica. Generalmente la pulizia dei fondali si associa ad una NON buona qualità dell’ambiente. In realtà alle Isole Tremiti la qualità dell’ambiente e delle acque è eccellente ma per le caratteristiche del Mare Adriatico, il gioco delle correnti, le isole diventano una barriera per i rifiuti che galleggiano sul mare (Marine litter), viaggiano e poi affondano. Procedere con queste operazioni ambientali significa salvaguardare e preservare un ambiente unico e una Riserva Marina speciale che offre ai visitatori, subacquei e appassionati tanti angoli di vera natura, oltre 40 siti d’immersione e ben 14 siti archeologici. Per una maggiore partecipazione e coinvolgimento le attività di pulizia dei fondali sono state concentrate nei mesi di agosto e settembre.
MARINE STRATEGY È il nome della direttiva 2008/56/ce sulla strategia per l’ambiente marino. «L’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e, ove possibile, ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la diversità e la vitalità di mari ed oceani che siano puliti, sani e produttivi.» Marine Litter Il mare più “denso” di rifiuti è il Mar Adriatico con 27 rifiuti galleggianti ogni kmq di mare, un bacino che si distingue anche per la quantità di rifiuti plastici derivanti dalla pesca: il 20%, considerando reti e polistirolo galleggiante, frammenti o intere cassette che si usano per contenere il pescato, percentuale che viene superata solo dalle buste pari al 41% e dai frammenti di plastica al 22%. Tra le tratte più “dense” di rifiuti troviamo il Gargano con più di 30 rifiuti per Kmq (tra Manfredonia, Isole Tremiti e Termoli). Anche se non siamo ai livelli del plastic vortex (l’isola di rifiuti galleggianti formatasi nell’Oceano Pacifico), la plastica rappresenta un grave problema ambientale anche nei nostri mari. Il Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (FAO) afferma che oltre 6 milioni di tonnellate di materiali solidi e pericolosi di origine umana vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo. Indiscutibili sono anche le ripercussioni che la discarica marina genera sull’ambiente, sull’economia e sulla fauna marina. Basti pensare che l’ingestione di rifiuti è tra le principali cause della morte delle tartarughe marine. Senza contare l’impatto delle microplastiche (i frammenti più piccoli che si generano per degradazione dei materiali ad opera degli elementi climatici) che, ingerite direttamente o involontariamente dalla fauna marina, entrano nella nostra catena alimentare.
“La grande quantità di rifiuti che oggi possimao trovare in mare rende l’idea di quello che nascondono i fondali marini. Si stima che il 70% dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino affondino: secondo i dati dell’Università di Genova e della Regione Liguria ci sono circa 40 kg di rifiuti sommersi ogni kmq di fondale, in gran parte plastica. Eppure i rifiuti sommersi restano lì dove sono e continuano ad accumularsi e frammentarsi entrando così anche all’interno della catena trofica marina. Affrontare il problema dei rifiuti marini rientra, infatti, anche nella to do list stilata dalla comunità europea e riportata nel testo della Marine Strategy, la direttiva 2008/56 dedicata all’ambiente marino e che prevede il raggiungimento del buono stato ecologico, per le acque marine di ogni stato membro, entro il 2020. Il problema del “Marine Litter” è comunque mondiale che va affrontato in maniera sistemica.