Erano i favolosi anni ’60, gli anni dei meridionali che partivano per il nord in cerca di riscatto, gli anni dei Beatles e i Rolling Stone, gli anni della grande Inter di Suarez, Mazzola e Corso che dettava legge in Italia e in Europa, l’epoca delle grande imprese ciclistiche di Felice Gimondi che in quegli anni vestiva la maglia biancoceleste della Salvarani e l’anno prima aveva vinto il giro di Francia e nei tre anni successivi anche il giro d”Italia nonostante in quel periodo la sua carriera fosse coincisa con quella di Eddy Mercks soprannominato il cannibale. Gimondi, era proprio il nostro campione italiano che volevamo emulare al punto tale che con l’ingenuita’ e l’illusione di quegli anni gli scrivemmo chiedendogli un contributo per l’acquisto di biciclette da corsa piu’ leggere e idonee a compiere l’impresa. Tutte le speranze andarono perse, da parte del nostro campionissimo Gimondi non arrivo’ alcuna risposta e senza perderci d’animo, all’alba di Domenica 1 agosto 1966, dopo aver alleggerito le nostre bici di paracatena, parafanghi e persino di fanaleria e dopo aver legato ai manubri le scatolette di zollette di zucchero energetico acquistate nella Drogheria di Viscardo e aver dato un’ultimo sguardo al foglio sul quale avevo annotato con perizia e precisione le altitudini, le distanze ed i tempi di percorrenza relative all’intero percorso, senza esitazione alcuna partimmo alla volta di Mattinata e Vieste che raggiungemmo attraverso le strade interne nel pieno rispetto della tabella di marcia e senza incorrere nelle cadute rovinose che nei due anni precedenti ci avevano precluso la possibita’ di portare a termine il giro. Muniti del solo cappello con visiera che ci proteggeva dal sole cocente che ci accompagnava lungo tutto il percorso, attraversammo anche Peschici, San Menano, Ischitella, Vico del Gargano, Carpino, San Giovanni, San Severo, Foggia e quando eravamo allo stremo delle forze riuscimmo con non poca fatica a raggiungere la nostra cara Manfredonia. Tanta era la stanchezza che la strada che portava a Manfredonia, ai nostri occhi sembrava inclinata ed interminabile. Erano le ore 17.45 quando arrivammo e la stanchezza lascio’ il posto alla gioia di ave compiuto quella straordinaria impresa anche senza l’aiuto del nostro campione Gimondi. La mattina del 6 agosto, la gente sipontina che aveva preferito non andare in spiaggia e si godeva lo struscio, si fermava presso l’edicola di Corso Manfredi a leggere l”articolo a quattro colonne con relativa foto scritto dalla sapiente mano del giornalista Michele Apollonio, che inneggiavano all’impresa portata a termine la Domenica precedente 1 agosto 1966, il titolo dell’articolo era “Cinque giovani valorosi sipontini per la prima volta nella storia fanno il giro del Gargano in bicicletta”, l’articolo continuava: 265 Km fatti in 13 ore e 15 minuti…….Quei sognatori rispondevano al nome di Michele Guerra (l’ideatore del giro) insieme ad Antonio Spano, Michele D’Ambrosio, Lorenzo Carpineto e Matteo….Quel bellissimo articolo comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno nella Domenica successiva ci ripago’ della stanchezza e della delusione dovuta alla mancata risposta del nostro eroe Felice Gimondi. Sei anni dopo Michele Guerra (oggi titolare di Euroambiente) fu nominato Presidente della sezione ciclistica del Dopolavoro aziendale dello stabilimento petrolchimico ANIC-SCD dove nel 1976 organizzo’ quattro raduni cicloturistici l’ultimo dei quali non si tenne per le note vicende dello scoppio della colonna di lavaggio dell’ammoniaca che disperse in atmosfera le oltre 200 tonnellate di anidride arseniosa. I raduni cicloturistici videro la partecipazione di oltre 200 appassionati della bicicletta provenienti anche dalla Campania, Abruzzo e Molise e diedero un notevole impulso alla crescita del cicloturismo in capitanata.
Gazzetta del Mezzogiorno 8 agosto 1966 articolo di Michele Apollonio
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Per rivivere le vecchie passioni ai tempi dell’ex Anic ci pensa Energas con i suoi leccaculi locali.