L’Italia è uno dei Paesi al mondo con più varietà di dialetti, ce ne sono in teoria uno per ogni comune italiano, quindi oltre 8000, alcuni, come sembra, in via di scomparsa. La ripresa dei dialetti, soprattutto in forma scritta, negli ultimi decenni, ha fatto sì che i dialetti italiani possano essere equiparati a patrimonio culturale dell’umanità, in quanto parte fondante dell’identità di ogni comunità. Infatti, il dialetto rappresenta le nostre radici, la nostra cultura e come tale è bene che venga tramandato e non dimenticato.
Per tutte queste ragioni Bruno Mondelli, strenuo difensore di ogni tradizione manfredoniana, ha organizzato la seconda edizione della manifestazione che celebra “Il nostro dialetto… Patrimonio Culturale”. Il 13 agosto prossimo il chiostro di Palazzo San Domenico alle ore 20,30 ospiterà i protagonisti della serata. Ci saranno i poeti Franco Pinto di Manfredonia, Luigi Ianzano di San Marco in Lamis, Domenico Rignanese di Monte Sant’Angelo e Michele Totta di San Giovanni Rotondo; gli attori della Compagnia Teatro stabile città di Manfredonia di Dina Valente e il Teatro Cinque di Vittorio Tricarico; la musica e le canzoni di Maria D’oria e Daniele Guida, il ballo del Gruppo Folk Sipontino, ma anche Antonio Racioppa, Pasquale Stipo, Luigi Olivieri (Leonardo da Vinci).
A presentare la serata sarà Anna Maria Vitulano. Al termine una degustazione di prodotti tipici di Manfredonia. L’ingresso è gratuito, ma poiché i posti sono limitati è necessario procurarsi l’invito presso l’Associazione Culturale Arte in Arco, largo Diomede n. 6/8, Tel 536153.
Mariantonietta Di Sabato
poichè i posti sono limitati, non era il caso di svolgere questa serata, dedicata al “Il nostro dialetto” nel Piazzale Falcone e Borsellino, avrei invitato anche i Sigg. Franco Rinaldi, Lello Castriotta, Dott. Pasquale Ognissanti, il Dott. Matteo Rinaldi, il Prof. Pasquale Caratù, Sig. Francesco Granatiero e tanti altri appassionati del nostro dialetto che in questo momento mi sfuggono i nomi.
Un’altra cosa da fare per non dimenticare “Il nostro dialetto” visto che ormai non si parla più in dialetto perchè è cosi difficile da scriverlo e leggerlo, inviterei l’assessore alla pubblica istruzione con il nulla osta del Provveditore agli Studi di renderlo materia di insegnamento nelle scuole primarie e medie. Forse solo cosi protremmo ricordarci “Il Nostro Caro e Amato Dialetto”.