Legambiente: «Per il Golfo di Manfredonia immaginiamo un altro tipo di economia»
Dalla Goletta Verde arriva il secco “no” al deposito costiero Gpl nel Golfo di Manfredonia. La storia ambientale e industriale di questa città non merita un ritorno al passato. Legambiente, dopo aver presentato le sue osservazioni lo scorso novembre 2015, ribadisce la contrarietà alla realizzazione dell’impianto di Energas.
“Non si può proporre, oggi, alla comunità un’attività a rischio di incidente rilevante nel porto industriale, a meno di 2 miglia dal centro storico, e non si può chiedere ancora una volta alla città di ospitare attività di archeologia industriale quale il traffico di navi gasiere che attracchino a quel molo” dichiarano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Gianfranco Pazienza, coordinatore Gargano Legambiente Puglia.
Legambiente immagina ben altra vocazione per il Golfo di Manfredonia: utile sarebbe promuovere quella Blue Economy in favore dello sviluppo della città e dell’Adriatico. A riprova che ciò possa funzionare vi è già la buona collaborazione tra i pescatori locali e il Centro di recupero Tartarughe marine (dove è attivo il Progetto Tartalife), attività che dimostra il valore che il mare ha per l’ecologia e per la pesca.
Anche la scelta, ormai ventennale, di valorizzare le zone umide Palude Frattarolo e l’Area Archeologica Sipontina, così come la rivitalizzazione del turismo estivo balneare e della diportistica nautica nel Golfo di Manfredonia, dimostrano che il futuro di quest’area può reggersi su un’economia fondata sul mare.
“Il prossimo 30 settembre si terrà la conferenza nazionale di Legambiente sui temi della bonifica SIN di Manfredonia – commenta Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – e quella sarà l’occasione per sottolineare la necessità di recuperare il ritardo che ha impedito la diffusione e la condivisione delle informazioni sui dati ambientali e sullo stato di salute del mare nel Golfo di Manfredonia. Avviare le bonifiche dei SIN in Puglia, estendendole anche a quelli di Brindisi, Taranto e della Fibronit di Bari, significherebbe far decollare un settore che darebbe non solo la possibilità di riconvertire il sistema produttivo alla green economy ma anche di restituire una qualità della vita migliore agli abitanti di queste città e di accelerare il processo di risanamento ambientale. Solo mettendo in campo azioni concrete, bonificando in tempi non geologici i suoli e le falde inquinate, con adeguate risorse economiche ed umane, si possono risanare le gravi distorsioni di uno sviluppo corsaro e distruttivo, che ha reso inutilizzabili immense aree del Paese, creando piuttosto quell’auspicabile equilibrio tra ambiente, salute e lavoro che può aprire un prospettiva concreta di sviluppo”.
Grazie Goletta Verde. Purtroppo c’è ancora chi non riesce a capire certe cose (se in buona fede). A chi è convinto che l’Energas risolverà tutti i nostri problemi consiglio una passeggiata nell’area ex Enichem. Oppure nella cosiddetta “zona industriale” lungo la SS. 89. Oppure lungo la linea ferroviaria Frattarolo-Enichem mai utilizzata. Oppure lungo i nastri trasportatori del porto industriale (mai utilizzati). Oppure alla ex Sangalli, ennesimo cimitero industriale. Oppure al porticciolo dell’ex Inside (mai utilizzato). Tra pochi anni parleremo dell’ex Energas. Cos’altro ci vuole per farvelo capire??
Basta ogni anno questa scialuppa di fantasmi che viene solo a predicare. Il turismo balneare. E poi si fa finanziare da inquinato e soldi pubblici
Lo dice pure GreenPeace.