Quaranta manufatti abusivi abbattuti dall’Ente nel Parco Nazionale del Gargano da marzo 2015 a giugno 2016. Questi i numeri che dimostrano come il Parco, grazie alla convenzione siglata nel 2014 con la Procura della Repubblica di Foggia, sia concretamente intervenuto sugli immobili abusivi che certamente potevano essere abbattuti perché colpiti dai decreti emessi dalla stessa autorità giudiziaria, a seguito delle sentenze definitive di condanna degli autori dei reati.
Non è un caso che la convenzione attivata dall’Ente Parco, sia divenuta una buona prassi per lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura che lo ha inserito tra gli esempi di buona amministrazione. Ed è motivo di ulteriore orgoglio la circostanza che diverse Procure, non solo pugliesi, abbiano dimostrato concreto interesse per mutuare la prassi per poterla estendere ad altri territori.
L’attività di demolizione, la più importante che sia mai stata realizzata nell’area Garganica, è stata resa possibile grazie ad un fondo di 500 mila euro messo a disposizione dal Parco e ad un costante lavoro di raccordo istituzionale con le amministrazioni locali, che hanno sottoscritto l’intesa (senza contribuire economicamente, viste le condizioni dei loro bilanci) e gli uffici regionali che hanno fornito sensibile supporto (anche se non hanno stanziato fondi da poter immediatamente utilizzare). Circostanze che smentiscono del tutto l’interrogazione parlamentare presentata dall’On Segoni circa un presunto immobilismo mostrato dell’Ente Parco nei confronti del fenomeno.
“E’ un’interrogazione che ringrazio perché ci da la possibilità di far conoscere la verità delle cose e far rendere conto a tutti i cittadini delle insensate posizioni dei tanti detrattori dell’opera di legalità condotta dal Parco in questi anni, così come dimostrano i fatti, dichiara il Presidente Stefano Pecorella. Il Parco, pur non potendo pienamente disporre delle concrete azioni, così come potrà accadere una volta che il piano sarà approvato (non ci vorrà molto, visto ormai i progressi fatti ed il livello di adeguamento alla normativa raggiunto), ha avviato comunque l’opera di contrasto concreto alla piaga dell’abusivismo. Abbiamo redatto la convenzione e reso proficuo il confronto con gli uffici della Procura della Repubblica di Foggia, che aveva istituito un apposito ufficio di contrasto al fenomeno. Da qui la sigla del protocollo operativo tra i Comuni dell’area protetta, il Parco e la Procura di Foggia. Va precisato, inoltre, che allo stato -senza l’accordo con la Procura- difficilmente sarebbe stato abbattuto quel numero di opere. Infatti, le migliaia di procedure di condono depositate presso gli uffici pubblici, i numerosissimi ricorsi amministrativi pendenti e la mancanza di qualsiasi risorsa economica degli enti, avrebbe di fatto reso impossibile ai Comuni di intervenire, quindi, dovrebbe essere valutata con maggior importanza l’opera realizzata dall’Ente. Ma, non volendo sbagliare, al netto dell’interrogazione dell’onorevole, che auspico sia l’inizio di tante altre, nei confronti di tanti altri soggetti che gestiscono il patrimonio pubblico in modo assolutamente insoddisfacente, ritengo che le ragioni che abbiano mosso le domande, sicuramente sconosciute all’interrogante, siano altre e vadano ricercate nei motivi dell’escalation di virulenza nei confronti dell’ente e mia personale per lo stato avanzato di accertamento che si sta realizzando, ultimamente, per ottimizzare discutibili ed inefficaci gestioni di società partecipate e strutture realizzate con i soldi pubblici che associazioni ed altre organizzazioni utilizzano più come proprietà private che come strumenti per valorizzare assieme al territorio la sua flora, la sua fauna e il suo patrimonio paesaggistico”.
A seguito di una ricognizione effettuata dalla Procura e dal Parco, sono stati individuati altri 70 interventi da effettuare in area protetta. Il Ministero dell’Ambiente – a fronte della richiesta avanzata dal Parco – pur non avendo specifica competenza al riguardo, poiché in capo alle amministrazioni locali, ha comunque previsto un apposito capitolo del bilancio ed ha stanziato la somma di 70mila euro .
“Nonostante lo stanziamento del Ministero per il corrente anno, sia la giunta esecutiva che il Consiglio Direttivo hanno concordato di stanziare l’ulteriore somma di 250mila euro, per non arrestare l’azione di legalità avviata, aggiunge Stefano Pecorella. Contestualmente abbiamo aumentato lo stanziamento in favore della Forestale, al fine di aumentare l’attività di controllo e prevenzione del corpo. Mi auguro, al tempo stesso, che tutti facciano la loro parte, senza se e senza ma. Vogliamo dare un segnale concreto che dimostri la volontà di questo territorio di voltare pagina e cominciare ad aver rispetto del principio di legalità e cura del suo inestimabile patrimonio”.