Dopo la rivalutazione degli ipogei Capparelli, abbandonati all’incuria per decenni, dopo l’installazione artistica di Edoardo Tresoldi sulla basilica paleocristiana di Siponto, e il restauro dell’Abbazia di San Leonardo, dal 9 luglio scorso Manfredonia può vantare la presenza di un Museo Diocesano. I nove vani a piano terra dell’Episcopio adiacenti al fronte destro della cattedrale, utilizzati fino a qualche anno fa come depositi, uffici della Curia arcivescovile e Archivio diocesano, sono stati bonificati, restaurati e adeguati ad ospitare il Museo, grazie all’iniziativa dell’arcivescovo Mons. Michele Castoro e alla sapiente direzione dei lavori dell’arch. Antonello D’Ardes. In fase di restauro sono venuti alla luce pilastri ed archi appartenenti probabilmente al quadriportico del primitivo impianto dell’episcopio. Tali scoperte testimoniano il plurisecolare vincolo che legava il Duomo all’Episcopio, e costituiscono una importante testimonianza delle fasi iniziali dell’edificato urbano di Manfredonia, al punto che le stesse mura possono essere considerate ‘pezzi unici’ del Museo diocesano. Il Museo, realizzato con i finanziamenti europei per la “Riqualificazione e valorizzazione del sistema museale” e in parte dal 5×1000 della dichiarazione dei redditi, sotto il coordinamento scientifico dell’arch. Nunzio Tomaiuoli, accoglie significativi manufatti recuperati nei vari magazzini della Cattedrale e delle altre chiese di Manfredonia. “Un museo – ha affermato Mons. Castoro – per tutelare e valorizzare il patrimonio dismesso. Per coadiuvare la chiesa nella sua missione evangelizzatrice. Per promuovere l’educazione al bello, poiché il frutto del genio umano è traccia della bellezza divina”. La galleria conta sette spazi espositivi ad ognuno dei quali è stato dato un nome in base ai reperti contenuti. La prima sala della sezione “Fragmenta Sypontinae Ecclesiae”, chiamata “all’alba del primo millennio”, ospita frammenti scultorei che provengono dagli scavi della chiesa vescovile paleocristiana di Santa Maria a Siponto. Proseguendo si giunge nella sala “del leone” riservata all’esposizione di uno dei due leoni marmorei che sorreggevano la ‘seduta’ del trono vescovile della cattedrale di Siponto e alcune travi marmoree del pulpito, firmate dai magistri David e Acceptus. La seguente sala “dell’aquila” prende il nome dalla presenza dell’affascinante aquila ‘reggi-leggio’ dell’ambone. Si giunge quindi nella sala “tra Siponto e Manfredonia” che raccoglie testimonianze lapidee del Medioevo inoltrato, tra cui due frammenti di una lastra sepolcrale del sec. XV e tre capitelli di fattura angioina. La seconda sezione, “Manfredonia, la diocesi dal XIII al XX sec.” ospita la suggestiva “galleria degli arcivescovi”, con gli stemmi di tutti gli arcivescovi della Chiesa sipontina dal 1218 ad oggi. Lungo le pareti sono inoltre esposti i ritratti degli arcivescovi a partire dal 1680. La sala “il bello sensibile della liturgia” espone paramenti e argenti sacri e una splendida cornice del ’700, che a suo tempo impreziosiva l’antica icona della Madonna di Siponto. A concludere la visita si entra nella sala intitolata “il buon vescovo” dove troneggia una tela raffigurante un inedito ritratto di papa Benedetto XIII, al secolo Pietro Francesco Orsini, con una collezione di paramenti sacri, tra cui una pianeta dal pregevolissimo ricamo con dodici fili di oro e argento, con lo stemma del pontefice sul dorsale, come la dalmatica e il piviale, corredati di stola, manipolo, cuscino e una calzatura. Inoltre un gruppo di reliquari in argento di straordinaria fattura, risalenti al 1676-77, attestano la particolare devozione a San Carlo Borromeo e a San Filippo Neri. “Un altro contributo – ha affermato Mons. Castoro – che la nostra chiesa locale offre al territorio per ampliare l’offerta culturale che riveste un’importanza particolare anche ai fini turistici, di primaria importanza per il Gargano”.
Mariantonietta Di Sabato
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