Ancora una volta il Gargano deve fare i conti con l’emergenza maltempo.
Due anni fa si faceva fronte al disastro provocato dalle forti piogge che avevano travolto, trascinando nel fango, camping, strutture ricettive, culture agricole. Ora lo scenario si ripete.
L’emergenza si è ancora una volta concentrata nella parte di Gargano già duramente colpita dall’alluvione del settembre 2014, segno che la strada nella messa in sicurezza del territorio garganico è ancora lunga da percorrere, ma soprattutto significa che non si può aspettare ogni volta il disastro per intervenire.
Occorre organizzare una risposta non tampone ma sistematica, attraverso un monitoraggio delle zone a rischio dissesto idrogeologico e la predisposizione di un piano di messa sicurezza del territorio.
Non possiamo continuare a contare danni, ad affidarci all’eccellente lavoro dei volontari e dei vigili del fuoco ed elemosinare il riconoscimento dello stato di calamità naturale, perché significherebbe rimanere ancora una volta ostaggio degli eventi. Ora nessuno ha la bacchetta magica per evitare fenomeni meteorologici di questa intensità, ma si potrebbero mitigarne gli effetti e i danni, così da permettere lo svolgimento regolare della stagione turistica, fondamentale per l’economia del Gargano.
Occorrono progetti e investimenti per la sicurezza del territorio. La prima emergenza d’affrontare è proprio quella dell’impossibilità di intervenire per cancellare, o comunque fortemente diminuire, le possibilità che il fango delle alluvioni disegni nuove facce a un territorio ad alto rischio idrogeologico.
Il dissesto idrogeologico lo crea chi deturpa il territorio costruendo villette, campeggi, ed altre strutture senza il rispetto dell’ambiente esistente. Altro che fondi per il ripristino .Chi è causa del suo male, pianga se stesso.
Se l’esempio è quello che voi C’era avete dato dall’amministrazione di San Marco dove avete governato è creato il dissesto finanziario, siete i meno indicati a parlare di dissesto idrogeologico. A casaaasa
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Caro napi cera
Bisogna cambiare la classe politica