Il 19 maggio scorso la Commissione scientifica, su incarico del Comune di Manfredonia, ha presentato i primi risultati del progetto sulla valutazione dello stato di salute della popolazione, a seguito dello scoppio della colonna di lavaggio Giammarco – Vetrocoke 71. C.1, per la produzione di ammoniaca. L’incidente, verificatosi il 26 settembre 1976 nello stabilimento ANIC, causò il distacco della parte terminale della colonna, provocando la fuoriuscita di oltre 32 t di anidride arseniosa, caduta poi sul suolo per un raggio di oltre due km. Da qui il periodo di osservazione della Commissione (1970-2013). Dai dati raccolti si evince che per alcune patologie sono aumentati i decessi per tumori. Ora, ci si chiede, cosa si pensa di fare per ridurre tale fenomeno, visto che la causa è l’inquinamento? Quale riscontro ha avuto, in termini pratici, il precedente studio deciso pure dal Comune di Manfredonia con la costituzione del Registro Nazionale di mortalità riferito ai tumori, a partire dal 1960, fino al 1994, affidato alla Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali “B. Ramazzini”, pubblicato nel 1999? Interrogativi che attendono ancora risposte concrete. A quarant’anni dall’incidente, sporadici sono stati i tentativi di bonificare la zona, se non il trattamento delle acque di scarico, (TAS). Operazioni affidate a Eni-Sindial, azienda specializzata nel settore, che, attraverso speciali impianti, preleva le acque dalle falde acquifere e dopo averle depurate le rimette in circolo, acque poi scaricate in mare attraverso una condotta, ieri utilizzata dall’Enichem, oggi dalle aziende del “Contratto d’Area”, o di ciò che vi è rimasto, dalla quale esce acqua con tanta schiuma. Degno di nota, si fa per dire, il completamento della bonifica a terra dell’Isola 16, con la rimozione del terreno inquinato. Per quella a mare si rimanda il controllo alla Capitaneria di Porto. Permane, però, un odore acre non ben definito che diventa più accentuato quando spira il vento di ponente. A parte ciò, ci si è dimenticati delle altre discariche presenti sul territorio. Stando ai dati forniti a suo tempo dalla stessa Enichem, si parla di ben 28mila t di code benzoiche, 9mila t di code tolueniche, 1.000 t di fanghi permanganato, 2.000 t di fanghi biologici, per non parlare di migliaia di tonnellate di materiali contaminati dall’arsenico a seguito dello scoppio del 1976. Motivo che ha indotto, nel novembre 2004, la Corte di Giustizia Europea a condannare lo Stato italiano per inadempienza in materia ambientale nella gestione dell’inquinamento del sito Enichem, pur avendo usufruito di ingenti contributi. E, per finire, il 23 febbraio scorso, alla Capitaneria di Porto viene segnalata la caduta di alcune falesie sulla strada vicinale Manfredonia – Mattinata a ridosso dell’ex Enichem. A parte il blocco di quel tratto da ambedue le parti, il Comune di Monte S. Angelo, competente per territorio, non ha provveduto a metterlo in sicurezza, oltre a non aver disposto l’apposizione di cartelli di divieto di balneazione in prossimità dei luoghi di accesso alle tante calette frequentate da tanti bagnanti. Questa è l’amara realtà che, a distanza di circa mezzo secolo, il territorio e i suoi abitanti sono condannati a vivere, per l’ingordigia e la spudoratezza della politica. La speranza è che finisca qua, visto lo spauracchio della costruzione dell’impianto Energas a pochi passi dalla città. Una volta per tutte, non sarebbe il caso, di darci una mossa, o vogliamo continuare a tenere la testa sotto la sabbia?
Matteo di Sabato
I giochi per l’energas sono stati già fatti e tutto il resto è soltanto una manfrina. Questi signori hanno già le autorizzazioni pronte perché si sono affidati a Santo Mangione. Ora l’unica cosa che può fare Manfredonia è mostrare i denti perché non è più tempo di lamenti ma è tempo di darsi da fare.
NON CI E’ BASTATA LA LEZIONE DURISSIMA DELL’ENICHEM? ORA UN GRUPPETTO DI PERSONE HA DECISO DI INSTALLARE UNA INSTALLAZIONE CON UNA QUANTITA’ TERRIFICANTE DI GPL SOTTO I NOSTRI PIEDI!! SVEGLIAMOCI TUTTI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!