Di Aldo Caroleo Archeoclub Siponto
Il grano ha segnato profondamente la storia dell’Uomo e quella plurimillenaria della Puglia e della Capitanata in particolare, condizionando, con la sua coltivazione estensiva e il suo ciclo vegetativo la vita delle popolazioni che si sono susseguite nel dominio di questa terra, da sempre considerata il granaio d’Europa. Le moderne tecniche di mietitura hanno cancellato quasi del tutto tutta quell’atmosfera che coinvolgeva i nostri antenati, sicuramente tra sudore e fatica ma soprattutto,direi tra il calore degli affetti, tra i canti e le danze tradizionali, i racconti, la solidarietà, l’instaurarsi di amicizie vere e durature, sentimenti purtroppo ormai rari ai nostri giorni.
Nella Storia la spiga dorata del grano ha evocato la fertilità della terra e per gli Ebrei era considerata una benedizione di Dio. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento la spiga e il grano sono citati in molti passi.
Nell’ A.T. è ricordato Giuseppe che spiega il sogno del Faraone (le sette spighe piene e le sette spighe vuote). Il Salmo (65,10-14) recita
Tu visiti la terra e la disseti
La ricolmi delle sue ricchezze
Fai crescere il frumento per gli uomini…
Il grano è anche il simbolo della fecondità in tutte le Civiltà e faceva parte ad una serie di ritualità legate al matrimonio: dalle nostre parti ,soprattutto nel Meridione gli sposi venivano accolti dagli amici e parenti sulla soglia di casa lanciando su di essi dei chicchi di grano . Questa sana e bella tradizione, legata ad un augurio di abbondanza e di fertilità matrimoniale è stata oggi soppiantata da quella becera abitudine di lanciare sugli sposi degli insignificanti coriandoli privi di qualsiasi significato simbolico.
La spiga dorata ,nella sua esile ed elegante armonia, sembra un gioiello d’oro più che una pianta ,quasi una materializzazione della luce solare. E’ ricordata splendidamente da D’Annunzio nell’ Alcyione.
In Egitto il grano e la sua spiga diventarono simbolo di Osiride . Nella mitologia babilonese Tammuz diventò lo spirito del frumento: era un giovane dio che ogni anno moriva per poi tornare in vita, così come il seme scendeva nella terra per rivivere, germoglio, a primavera.
Nell’antica Grecia il grano era attributo di Demetra che lo aveva donato agli uomini dopo che la figlia Kore (Persefone) era stata rapita da Ade e condotta negli inferi.
A Roma la dea delle messi era Cerere , raffigurata in una matrona con ghirlande di spighe di grano sul capo.
Anche Gesù si ispirò a questa pianticella in alcune sue parabole come quella del “seminatore” e della “zizzania”. L’Evangelista Giovanni riferisce un altro simbolo evocato da Gesù che predicendo la Sua prossima morte e resurrezione disse:
“ se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto…”
(Gv. 12,24-25).
Il pane appare nel “Padre Nostro” quando ci rivolgiamo al Signore preghiamo
“dacci oggi il nostro pane quotidiano..”
Gesù si definisce il
“Pane di Vita disceso dal Cielo ; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete….chi mangia di questo pane vivrà in eterno..”(Gv, 6,24,58).
Le sue misteriose parole rivelarono il loro significato reale nell’Ultima Cena, durante la quale il pane consacrato diviene il Corpo di Cristo:
“Poi, preso il pane , lo spezzò e lo diede loro dicendo : “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. (Lc. 22,19).
Il grano e altri cereali entrano a far parte da secoli nella tradizione Pugliese in generale e Daunia in particolare.
Il rustico ultramillenario di Manfredonia è la farrata che deriva da farro, tipo di grano che risale agli albori della civiltà. Omero lo cita nell’Iliade . La farina di farro era alla base dell’alimentazione dei Romani , citato da Orazio ma soprattutto da Virgilio nell’Eneide (Libro VII)
“gran forme di focacce e di farrate”. L’Antica Siponto e poi la Nuova Siponto o Manfredonia ha sempre mantenuto tra le sue ricette la farrata, tramandata da millenni e tipico rustico del Carnevale Sipontino.
Il l “grano cotto” preparato col vincotto, mandorle , noci e melagrana è un tipico preparato di Margherita di Savoia , consumato tradizionalmente tra il 1° e il 2 Novembre.
Da citare anche la “farina di grano arso” tipica della Captanata dove, finita la bruciatura delle stoppie, per tradizione (ma più per necessità) la gente del posto e dai paesi vicini andava a spigolare,raccogliendo le poche spighe bruciacchiate rimaste nel terreno.
Macinando i chicchi si otteneva una farina dal sapore caratteristico con la quale si facevano le orecchiette, i troccoli, i cavatelli,ecc.
A Sant’Agata di Puglia, il tre febbraio, in onore di san Biagio, Vescovo e Martire, il Comune distribuisce a tutte le famiglie Santagatesi la “panelle di san Biagio”, rispettando una grande tradizione tra credenze popolari e Fede.
Sempre a sant’Agata di Puglia, il 5 febbraio, hanno luogo i festeggiamenti in onore della Patrona, la Protomartire vergine catanese Agata che nel 251 d.C. subì il martirio : dopo essere stata fustigata le furono strappati i seni con delle tenaglie.
Per quell’occasione i santagatesi preparano dei piccoli e caratteristici pani azzimi a forma di seni :“ re mmenne de Sand’Aheta”(le memmelle di Sant’Agata), che vengono benedetti dal Parroco e distribuiti alla popolazione dalle Sant’Agatine , giovani fanciulle vestite in azzurro e Rosso come la Santa, che insieme ai pani a forma di seni aggiungono una immagine della Santa Martire.
Aldo Caroleo Archeoclub Siponto